domenica 12 agosto 2012

mercoledì 23 maggio 2012

Carceri USA: ecco la capitale mondiale delle galere


In Louisiana il maggior numero di carcerati del mondo. Ma non è un fatto di delinquenza, oppure di repressione: dietro c'è un vero e proprio business.
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Vi siete mai chiesti quale sia la capitale mondiale delle carceri? Fermo restando che il Paese con il maggior numero di detenuti per abitante sono gli USA, la sua "capitale" è lo Stato dellaLouisiana
Lo Stato del Golfo vanta una percentuale di carcerati che è tre volte quella dell'Iran, sette volte quella della Cina e ben dieci volte la Germania.
Si tratta di oltre 1600 persone ogni 100 mila abitanti; 1 adulto ogni 86 è dietro le sbarre, e 1 persona di colore ogni 14.
Perché tale record? Qualcuno penserà che in Louisiana ci sono troppi delinquenti, che finiscono regolarmente in gattabuia; altri che si tratta di uno Stato repressivo e poliziesco che ingabbia la gente per ogni nonnulla.
Ebbene, entrambe le interpretazioni sono probabilmente sbagliate. Riporta Nola.com:
Il motore nascosto dietro la ben oliata macchina penitenziaria è il denaro, il buon vecchio denaro. La maggior parte dei detenuti sono custoditi in carceri private, che devono costantemente essere rifornite di esseri umani o l'industria da 182 milioni di dollari va in bancarotta.
La follia del sistema comprende persino moltissimi sceriffi che contemporaneamente sono anche imprenditori carcerari e hanno compartecipazioni nei penitenziari - alla faccia dei conflitti d'interesse -, e per chiudere il cerchio la Polizia locale, è spesso finanziata dai proventi del business carcerario che rende quasi 25 dollari al giorno per ogni detenuto.Dollari pubblici che vengono sottratti a scuole ed ospedali per alimentare questa gigantesca mangiatoia.
Riuscite ad immaginare cosa significa finire in questo immane tritacarne, senza nessuna speranza di ottenere un giustizia degna di questo nome, visti i presupposti basati esclusivamente sul business?
Non commettete l'errore di considerare tutto ciò come lontanissimo da noi. Nel decreto liberalizzazioni, approvato dal governo italiano lo scorso gennaio, l'articolo 43 prevede il progetto di privatizzazione delle carceri italiane(foto:infophoto)

martedì 22 maggio 2012

Le 10 regole per il controllo sociale (Noam Chomsky)


L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche.
1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…
7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…
9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.


Tratto da: Le 10 regole per il controllo sociale (Noam Chomsky) | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/05/22/le-10-regole-per-il-controllo-sociale-noam-chomsky/#ixzz1vbUtL9j0

giovedì 3 maggio 2012

Lafayette, da petroliera ad arma di distruzione di massa per i pesci


L'ex petroliera Lafayette da 50 mila tonnellate è stata sottoposta a restyling per diventare una nave per il trattamento del pesce oceanico, al comando di una flotta di 12 megapescherecci, una vera arma di distruzione di massa
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In questi tempi di post picco del petrolio può capitare che si faccia il restyling di una vecchia petroliera russa per farne una nave da pesca, anzi più precisamente la più grande fabbrica ittica galleggiante del mondo.
La Lafayette, circa 50 mila tonnellate di stazza è lunga 228 m e larga 32. Appartiene alla multinaizonale Pacific Andes e agisce come ammiraglia di una flotta di cinque super perscherecci a strascico oltre ad altre sette navi più piccole.
E' in grado di trattare e congelare  1500 t al giorno. Poichè è pensata per operare senza mai tornare in porto (viene rifornita di gasolio in mare, come un bombardiere), ha una capability di circa 550 mila tonnellate di pesce all'anno; tanto per farsi un'idea è più del doppio del consumo del Belgio.
Una vera arma di distruzione di massa.
Questo mostra il paradossale fallimento dell' economia di mercato. Senza regole e senza arbitrati superiori, quando gli stock ittici iniziano a scarseggiare, l'attività di pesca non si riduce, ma al contrario si intensifica.
Tutti i paesi e le aziende fanno a gara per pescare quanto più pesce possibile prima che finisca: in questo modo gli utili trimestrali e i consumi immediati della specie homo sapiens in continua crescita demografica stanno mettendo a rischio tutta la fauna superiore degli oceani, un'estinzione di massa quale forse non si è più vista dai tempi del Cambriano-Ordoviciano, 488 milioni di anni fa.
Questo è già successo nel caso della catastrofe del Merluzzo nord Atlantico: tra il 1988 e il 1991 gli stock sono calati del 33%, ma nello stesso periodo le navi a strascico sono cresciute(in tonnellaggio) del 78%, per poi restare ad arrugginire al sole quando la pesca del merluzzo al 5% del valore del picco.
Se le risorse naturali sono compromesse non saranno il capitale e la tecnologia avanzata a fare saltare fuori i pesci dal nulla.


lunedì 12 marzo 2012

L’energia solare catturata da 2.650 eliostati sostituisce il nucleare


Pubblicato il11 marzo 2012
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gemasolar torresol

Una torre alta 140 metri. 2.650 eliostati che seguono il percorso del Sole durante il giorno. Un campo riflettente di 304.750 m2 su 195 ettari. Una turbina con potenza elettrica nominale di 19MW. Una potenza termica di recezione di 120MWt, per una produzione elettrica di 110 GWh all’anno. Un sistema d’immagazzinamento del calore, che permette un’autonomia fino a 15 ore, per produrre energia anche di notte e quando la giornata è nuvolosa. Un risparmio di 30.000 tonnellate l’anno di emissioni di anidride carbonica. Una produzione di energia elettrica assicurata durante 6.500 ore l’anno.
Sono i dati di GEMASOLAR, la prima pianta solare al mondo che genera elettricità sfruttando il principio della concentrazione solare. Ideata e costruita a Siviglia, in Spagna, dall’impresaTORRESOL ENERGY (nata nel 2008, frutto dell’alleanza tra l’impresa spagnola SENER Grupo de Ingenieria S.A. e la compagnia MASDAR di Abu Dhabi, ndr), Gemasolar è solo l’inizio dello sviluppo della tecnologia che permetterà di sfruttare al massimo l’energia del Sole, la più solida alternativa alla necessità di costruire impianti nucleari in futuro.
Come funziona? I 2.650 eliostati riflettono la radiazione solare su un recettore posto in cima alla torre, eretta nel mezzo del campo solare, in cui circolano sali di nitrato fusi. Questi sali sono spinti da un deposito “freddo” (ad una temperatura di 290°) fino al recettore della torre, dove si scaldano ad una temperatura di 565° e poi ridiscendono in uno scambiatore di calore, dove, raffreddandosi, generano vapor acqueo e fanno muovere una turbina. La turbina muove un generatore elettrico, generando elettricità. L’energia prodotta dal generatore viene infine condotta ad un trasformatore ed immessa nella rete.
Quando la radiazione calorica solare ricevuta è più che sufficiente per coprire la domanda della turbina, parte dei sali si immagazzinano in un deposito “caldo”, capace di conservare il calore per poi riutilizzarlo in momenti di bassa radiazione solare. I sali immagazzinati s’incaricano, quindi, di cedere il calore conservato e continuare a generare energia elettrica. In questo modo, Gemasolar è capace di generare energia 24 ore al giorno, praticamente per tutto l’anno.
Fantastico, vero?! Ma non è tutto!
Torresol ha costruito anche altre due vere e proprie “valli solari”, nella provincia di San José della Valle (Cadice). Si tratta dei progetti “Valle 1” e “Valle 2”, 510.000 m2 di campo solare, per due piante da 50MW ciascuna, che immagazzinano l’energia della radiazione solare grazie a 90km di  collettori cilindro-parabolici (tecnologia SENERtrough®), nei quali è incorporato un sistema di immagazzinamento termico in sali, simile a quello utilizzato nell’impianto Gemasolar.
La radiazione raccolta viene concentrata in un tubo collettore centrale, all’interno del quale circola un olio termico, che viene così scaldato fino a circa 400°C. L’olio viene, quindi, trasportato in uno scambiatore termico dove scalda l’acqua, generando il vapor acqueo necessario per azionare la turbina ed il generatore d’elettricità. Quando c’è un eccesso d’energia, l’olio serve per scaldare i sali di nitrato ed immagazzinare il calore in depositi.
Ciascuna delle due piante solari, conta con un sistema d’immagazzinamento con 7 ore di capacità, utili a sostenere la stabilità della rete elettrica durante 4.000 ore l’anno ed a somministrare energia pulita e sicura ad oltre 40.000 case, evitando, inoltre, l’emissione annuale di circa 90.000 tonnellate di anidride carbonica.
Gemasolar e l’utilizzo della radiazione solare concentrata è quindi un’ulteriore prova di come lo sviluppo del nucleare sia solo la peggiore, più inquinante e pericolosa delle scelte possibili da parte dell’uomo per produrre energia.
Matteo Vitiello