lunedì 12 marzo 2012

L’energia solare catturata da 2.650 eliostati sostituisce il nucleare


Pubblicato il11 marzo 2012
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gemasolar torresol

Una torre alta 140 metri. 2.650 eliostati che seguono il percorso del Sole durante il giorno. Un campo riflettente di 304.750 m2 su 195 ettari. Una turbina con potenza elettrica nominale di 19MW. Una potenza termica di recezione di 120MWt, per una produzione elettrica di 110 GWh all’anno. Un sistema d’immagazzinamento del calore, che permette un’autonomia fino a 15 ore, per produrre energia anche di notte e quando la giornata è nuvolosa. Un risparmio di 30.000 tonnellate l’anno di emissioni di anidride carbonica. Una produzione di energia elettrica assicurata durante 6.500 ore l’anno.
Sono i dati di GEMASOLAR, la prima pianta solare al mondo che genera elettricità sfruttando il principio della concentrazione solare. Ideata e costruita a Siviglia, in Spagna, dall’impresaTORRESOL ENERGY (nata nel 2008, frutto dell’alleanza tra l’impresa spagnola SENER Grupo de Ingenieria S.A. e la compagnia MASDAR di Abu Dhabi, ndr), Gemasolar è solo l’inizio dello sviluppo della tecnologia che permetterà di sfruttare al massimo l’energia del Sole, la più solida alternativa alla necessità di costruire impianti nucleari in futuro.
Come funziona? I 2.650 eliostati riflettono la radiazione solare su un recettore posto in cima alla torre, eretta nel mezzo del campo solare, in cui circolano sali di nitrato fusi. Questi sali sono spinti da un deposito “freddo” (ad una temperatura di 290°) fino al recettore della torre, dove si scaldano ad una temperatura di 565° e poi ridiscendono in uno scambiatore di calore, dove, raffreddandosi, generano vapor acqueo e fanno muovere una turbina. La turbina muove un generatore elettrico, generando elettricità. L’energia prodotta dal generatore viene infine condotta ad un trasformatore ed immessa nella rete.
Quando la radiazione calorica solare ricevuta è più che sufficiente per coprire la domanda della turbina, parte dei sali si immagazzinano in un deposito “caldo”, capace di conservare il calore per poi riutilizzarlo in momenti di bassa radiazione solare. I sali immagazzinati s’incaricano, quindi, di cedere il calore conservato e continuare a generare energia elettrica. In questo modo, Gemasolar è capace di generare energia 24 ore al giorno, praticamente per tutto l’anno.
Fantastico, vero?! Ma non è tutto!
Torresol ha costruito anche altre due vere e proprie “valli solari”, nella provincia di San José della Valle (Cadice). Si tratta dei progetti “Valle 1” e “Valle 2”, 510.000 m2 di campo solare, per due piante da 50MW ciascuna, che immagazzinano l’energia della radiazione solare grazie a 90km di  collettori cilindro-parabolici (tecnologia SENERtrough®), nei quali è incorporato un sistema di immagazzinamento termico in sali, simile a quello utilizzato nell’impianto Gemasolar.
La radiazione raccolta viene concentrata in un tubo collettore centrale, all’interno del quale circola un olio termico, che viene così scaldato fino a circa 400°C. L’olio viene, quindi, trasportato in uno scambiatore termico dove scalda l’acqua, generando il vapor acqueo necessario per azionare la turbina ed il generatore d’elettricità. Quando c’è un eccesso d’energia, l’olio serve per scaldare i sali di nitrato ed immagazzinare il calore in depositi.
Ciascuna delle due piante solari, conta con un sistema d’immagazzinamento con 7 ore di capacità, utili a sostenere la stabilità della rete elettrica durante 4.000 ore l’anno ed a somministrare energia pulita e sicura ad oltre 40.000 case, evitando, inoltre, l’emissione annuale di circa 90.000 tonnellate di anidride carbonica.
Gemasolar e l’utilizzo della radiazione solare concentrata è quindi un’ulteriore prova di come lo sviluppo del nucleare sia solo la peggiore, più inquinante e pericolosa delle scelte possibili da parte dell’uomo per produrre energia.
Matteo Vitiello

giovedì 8 marzo 2012

Basta copyright e brevetti, per il progesso dell'umanità


Brevetti, copyright e monopoli sono un ostacolo alla creatività e all'innovazione. Servono solo a mantenere lo status quo e la posizione di dominio di alcune aziende, che a loro volta sono diventate ciò che sono proprio perché nate in un'epoca con meno vincoli - quando violare un brevetto era più facile e meno rischioso.
Lo afferma Rick Falkvinge sull'ormai famoso Torrent Freak. L'autore è un editorialista abituale della testata, e anche il fondatore del Partito Pirata svedese, il primo che vide la luce circa tre anni fa. E per spiegarlo parte da lontano, cioè da quando nel XVI secolo la Gran Bretagna introdusse il concetto di diritto di autore e le etichette Made in XYZ.
Prometeo violò il brevetto sul Fuoco e la pagò cara, ma gli uomini ringraziano
Secondo l'autore da quel momento la Germania guadagnò un duraturo vantaggio nelle competenze ingegneristiche, perché il sapere e la conoscenza potevano circolare più liberamente. Falkvinge prosegue poi citando le case farmaceutiche - nate e cresciute in assenza di regole - e si chiede "se i monopoli intellettuali sono così necessari per il successo, perché i giganti farmaceutici odierni furono fondati nella loro totale assenza?".
E poi c'è Ericsson, che fondò i propri affari infrangendo un brevetto della tedesca Siemens, e che poi fu a sua volta derubata. O Samuel Slater, che nel 1789 memorizzò tecnologie inglesi e le importò "illegalmente" a New York: oggi è considerato un eroe nazionale, non un criminale.
Persino le major di Hollywood, strenue paladine del copyright, nacquero violando i brevetti di Tomas Edison; dovettero fuggire da New York alla California, in un sobborgo di Los Angeles chiamato Hollywood. E c'è il mondo della tecnologia, affollato di geni creativi inseguiti da avvocati.
Non è sempre stato così. Anzi, se vent'anni fa avessimo avuto gli stessi problemi di brevetti e denunce, tutta l'innovazione si sarebbe bloccata o quasi; lo disse nientemeno che Bill Gates nel 1991. E chissà dov'è finito lo spirito iconoclasta, quello de "i grandi artisti rubano" con cui Apple si dipingeva nel famoso spot del 1984.
E così Falkvinge afferma senza mezzi termini che "i monopoli sul copyright e sui brevetti non incoraggiano né l'innovazione né la creatività, piuttosto il contrario", e poi ancora che "il sistema è che le persone che sono arrivate al vertice vogliono i monopoli per garantire la propria posizione dominante, ed evitare che gente che fa qualcosa di meglio possa rimpiazzarli. È un gioco di potere".
E allora il sistema di copyright com'è oggi non funziona e dev'essere sostituito. Contro questa idea (innovativa?) ci sono i giganti del software, i produttori di musica e film, le case farmaceutiche e tanti altri. A favore tutti quelli che hanno delle idee, e di chi crede che la conoscenza debba essere un bene universale e di facile accesso, non un bene di cui fare mercato.
Picasso, un grande innovatore che riciclava il lavoro dei suoi predecessori
Un nuovo copyright non dev'essere sinonimo di "tutto gratis": piuttosto di rendere le conoscenze accessibili, di impedire che una grande idea sia irrealizzabile solo perché non si possono riciclare quelle altrui. Non è così che siamo arrivati dove siamo oggi, e non è così che possiamo continuare a progredire.
Le aziende moderne hanno diritto a difendere le proprie invenzioni, ma forse non è poi così ovvio pensare che se si permettono violazioni allora decadono tutte le motivazioni ad essere creativi, a innovare. Dopotutto l'essere umano ha sempre avuto un istinto naturale verso la conoscenza e l'invenzione, possibile che oggi servano leggi discutibili per stimolarci?