martedì 29 dicembre 2009

Foto Jfk con donne nude e' un falso

ANSA.it > Mondo > News 
 Lo ammette il sito di gossip Tmz, contattato da Playboy
28 dicembre, 23:13
 
(ANSA) - NEW YORK, 28 dic - Il sito americano di gossip Tmz ha ammesso che la foto di Jfk con quattro ragazze nude su uno yacht e' un falso. Tmz scrive di essere stato contattato da Playboy, la rivista per soli uomini dove la foto, a colori e non in bianco e nero, e' stata pubblicata nel 1967, quattro anni dopo la morte del presidente Kennedy, assassinato nel 1963. 
 
 
  

domenica 27 dicembre 2009

Collective Hope


mercoledì 23 dicembre 2009

LA NATIONAL SECURITY AGENCY HA PARTECIPATO ALLO SVILUPPO DI WINDOWS 7


A CURA DI RÉSEAU VOLTAIRE

La National Security Agency (NSA) ha annunciato di aver partecipato allo sviluppo di Windows 7, nuovo software della Microsoft.

Richard Schaeffer, il direttore aggiunto dell'agenzia incaricato della sicurezza dei sistemi informatici, ha rilasciato dichiarazioni il 17 novembre 2009 davanti alla sottocommissione Terrorismo e Sicurezza della Commissione delle Leggi del Senato degli Stati Uniti.

La collaborazione tra NSA e Microsoft è un segreto di Pulcinella sin dai tempi dall'accordo giudiziario stabilitosi tra il governo degli Stati Uniti e il gigante informatico. Nonostante ciò, questa è la prima volta in cui se ne sia parlato ufficialmente.

In materia di sicurezza informatica, la questione non è sapere se si sia o meno protetti dagli intrusi esterni, ma chi ha le chiavi. In altre parole, il dipartimento di sicurezza dei sistemi d'informazione della NSA adempie ai suoi doveri fintanto che si dimostri in grado di vegliare colui che detiene le chiavi di sicurezza dei software più utilizzati negli Stati Uniti. Eppure, Window 7 è sul commercio mondiale, e questo apre delle prospettive formidabili allo spionaggio made in USA.


[La sede della NSA a Fort Meade nel Maryland]

Dal canto suo Microsoft smentisce il fatto che la NSA abbia la possibilità di entrare nel Software Windows 7, ma l'azienda non ha alcun mezzo per garantirlo.

Ad oggi, nessuno Stato ha vietato il software Windows 7 per proteggere i suoi cittadini dallo spionaggio statunitense.

Titolo originale: "La NSA a participé au développement de Windows 7"

Fonte: http://www.voltairenet.org/
Link
24.11.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RAMONA RUGGERI

martedì 22 dicembre 2009

La fame dei bambini (in USA): cibo in cambio del vaccino.

HungryChildrenUSA.jpg
L'articolo è del Washington Post, e riporta notizie sconfortanti. Non sapevo che Obama avesse fatto una tale promessa durante la campagna elettorale, ovvero cancellare la fame tra i bambini degli USA entro il 2015. E' il tipo di promesse che fa Lula, un leader di un Paese in via di sviluppo, non il Presidente degli States.
In ogni caso, sembra che il compito prefissato sia al di là delle forze di Obama. Quella che i ricercatori chiamano "l'epidemia silenziosa di bambini affamati e sottonutriti" ha raggiunto lo sbalorditivo numero di 17 milioni di ragazzi, 5 in più nel solo 2008. Non solo si stampano più tessere per il cibo, ma si sta cercando di capire come riuscire a nutrire i bambini, con mense pubbliche, durante le prossime vacanze estive. Si offrono anche colazioni gratuite a scuola.
Certo, la preoccupazione convive poi anche col più bieco cinismo. Nel tentativo di riuscire a spacciare le invendute dosi di vaccino contro la suina, nella disperata Detroit si è arrivati a promettere una bella pizza: ma tutta la classe deve accettare il vaccino, per godersi poi la pizza gratuita tutti insieme. Siamo al vaccino in cambio di cibo, dei veri mostri del marketing.


Fonte

venerdì 20 novembre 2009

Vaccino delle mie brame

Nuova influenza, Aifa: secondo decesso dopo vaccino, no legami 

Roma, 19 nov. (Apcom) - L'Aifa, agenzia italiana del farmaco, riporta sul sito che si è verificato un altro caso di decesso in un soggetto vaccinato appartenente alla categoria dei pazienti a rischio: "Al riguardo - precisa - sono in corso degli accertamenti per valutare l'eventuale relazione causale con la vaccinazione, anche se i dati clinici preliminari attualmente disponibili sembrano escludere tale nesso di causalità". Nella Rete nazionale di farmacovigilanza nel periodo dall'11 al 17 novembre, prosegue l'Aifa, sono state inserite 185 segnalazioni di sospette reazioni avverse in seguito a somministrazione di vaccino pandemico Focetria, di cui 14 definite gravi. Il numero delle segnalazioni è in costante aumento, spiega, in relazione all'incremento dei vaccinati e "vale la pena di ricordare che le reazioni avverse segnalate rappresentano dei sospetti e non la certezza di una relazione causale tra vaccino somministrato e reazione segnalata". Complessivamente, dall'inizio della vaccinazione (circa 334.000 dosi somministrate) il database della Rete nazionale di farmacovigilanza contiene 374 segnalazioni (rispetto alla precedente settimana un caso è stato eliminato in quanto duplicato) corrispondenti a 839 reazioni. In circa 84% dei casi sono state segnalate reazioni non gravi, nel 10% la gravità non è stata definita e le rimanenti sono state considerate gravi. Ventisei segnalazioni riguardano i bambini e 10 gli adolescenti, reazioni avverse sono state segnalate anche in 6 gestanti al secondo e terzo trimestre di gravidanza. Le segnalazioni sono pervenute dalla maggior parte delle Regioni ad esclusione di Valle d'Aosta, Abruzzo, Molise e Basilicata.

domenica 15 novembre 2009

Olè! Ed adesso tocca alle Pensioni USA....



Per molti "osservatori" questa Crisi sarebbe una normale crisi ciclica, solo un po' più grave del solito: un pesante raffreddore che, dopo una massiccia dose d'aspirina, sta già passando da solo...
Peccato che stiano succedendo cose un "filino" fuori dal normale....eventi unici che non si sono mai visti negli ultimi 80 anni, ovvero dalla Crisi del 1929 (dalla quale - per inciso - si è usciti del tutto solo dopo una radicale opera di riforme stutturali, dopo un lungo ventennio e dopo una guerra mondiale).

Ebbene negli USA una dopo l'altra, come tessere del domino, stanno entrando in Crisi per la prima volta nella loro storia svariate istituzioni governative, semi-governative o federali.

Lascio sotto-intese le prime due della serie ovvero Freddie Mac e Fannie Mae, le due agenzie semi-governative di erogazione mutui per circa 5000 miliardi di dollari che sono già state nazionalizzate da tempo....continuando a riempire i loro buchi neri con i soldi dei contribuenti mentre le "due sorelline" in cambio continuano ad emettere "mutui banzai"....

Dapprima è toccata alla FDIC ovvero il fondo di garanzia dei conti correnti bancari: ha finito i soldi in cassa da usare come copertura per i copiosi fallimenti bancari (in questo Blog ne parliamo da secoli nella Telenovela "Come le mosche").

Poi alla FHA ovvero il braccio del Tesoro USA che assicura gli emittenti di mutui: anch'esso sta finendo i soldi in cassa ed avrebbe bisogno di una bella iniezione di denaro pubblico.
(vedi Come le mosche...(e siamo a 123) + la "nuova grana" della FHA)


ADESSO toccherebbe alla Pension Benefit Guaranty Corporation (PBGC), un'agenzia federale che è responsabile delle PENSIONI di 44 milioni di americani e che si troverebbe con un bel buco di bilancio da 22 miliardi di dollari, raddoppiato rispetto agli 11 miliardi dell'anno scorso.
Insomma gli USA sembrano un COLABRODO che FA ACQUA da tutte le parti...e dunque tutto il Mondo ne subisce le conseguenze.

Sarà pur vero come dicono gli ottimisti che, grazie agli interventi messi in campo ed alla conseguente Ripresa, prima o poi tutti i tasselli torneranno al loro posto...
Però, PRIMA DI STROMBAZZARE CHE IL PEGGIO E' ALLE SPALLE, CI ANDREI MOLTO CAUTO.

Vediamo alcuni estratti del PBGC Annual Management Report for Fiscal Year 2009
The Pension Benefit Guaranty Corporation (PBGC) ended fiscal year 2009 with an overall deficit of $22 billion, according to the agency's Annual Management Report submitted to Congress today. The result compares with the $11.2 billion deficit recorded at the previous fiscal year-end on September 30, 2008.

In an interim report to Congress in May, the agency showed a record deficit of $33.5 billion, based on unaudited numbers at the fiscal year mid-point on March 31.

The main factors for the year-over-year decline in the single-employer program's net position included a $10.6 billion charge due to an unfavorable change in interest factors, $4.2 billion in losses from completed and probable terminations, a $3.9 billion charge due to passage of time, and $383 million of administrative and other expenses.

A parte la surreale ed un po' poetica perdita da 3,9 miliardi dovuta al passaggio del tempo (passage of time) che andrà approfondita nelle opportune sedi filosofiche...
Notare come si rilevi una perdita da 10,6 miliardi a causa degli sfavorevoli tassi d'interesse: i tassi a zero evidentemente hanno qualche piccola controindicazione qua e là per esempio sui pensionati, mentre sicuramente sono una manna per gli speculatori del carry trading...
Molto interessante anche come al 31 marzo 2009 (in area minimi delle borse) il deficit della PBGC fosse alla cifra record di 33,5 miliardi di dollari: un ulteriore indizio del perchè le borse, al di là dei fondamentali economici, "DEVONO salire" e del perchè eventuali correzioni non sono "tollerabili nè permesse". E se per caso lorsignori perdessero di nuovo il "boccino" possiamo immaginarne le conseguenze.

Ma vediamo ancora alcuni dati interessanti all'interno della relazione:...
The Annual Management Report classified 27 large pension plans with total underfunding of $1.64 billion as probable losses on the PBGC balance sheet. The report also shows that the agency's potential exposure to future pension losses from financially weak companies increased to about $168 billion from the $47 billion booked in fiscal year 2008.

"Exposure to possible future terminations means that we could face much higher deficits in the future," said Acting Director Vincent K. Snowbarger. "We won't fail to meet our obligations to retirees, but ultimately
we will need a long-term solution to stabilize the pension insurance program."

Bene, come potete vedere le perdite potenziali previste potrebbero schizzare...triplicando a 168 miliardi di dollari.

Inoltre alla PBGC sono preoccupati ed invocano una soluzione a lungo termine per stabilizzare il programma di assicurazioni pensionistiche.
Infatti questa Agenzia non riceve contributi dal sistema di tassazione, ma si regge sui seguenti pilastri:
Operations are financed by insurance premiums set by Congress and paid by sponsors of defined benefit plans,
investment income,
assets from pension plans trusteed by PBGC,
and recoveries from the companies formerly responsible for the plans.

Insomma sostanzialmente la PBCG si regge sul pagamento di un premio assicurativo da parte delle aziende sponsor dei piani pensionistici, nonchè sugli investimenti di borsa e sulla gestione di assets vari (trai quali anche immobili).
Con la Crisi le Aziende stanno TAGLIANDO I COSTI per fare UTILI MEGLIO DELLE ATTESE: questo non significa tagliare solo i posti di lavoro ma tagliare anche altri costi come i piani pensionistici.
Molte aziende dunque hanno smesso di pagare il premio assicurativo alla Pension Benefit Guaranty Corporation o l'hanno tagliato in modo consistente... e si prevede che questa tendenza possa aumentare per il futuro mettendo in crisi la struttura portante di questo sistema pensionistico.
Lascio alla vostra immaginazione i problemi collegati agli investimenti di Borsa od alla gestione degli assets della PBGC.
La "long-term solution" invocata potrebbe dunque risolversi nel solito Bailout di stato...

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Adesso capite cosa succede "altrove"...mentre le Borse "frizzanti", oltre che salire per le ragioni speculative già ribadite più volte (tassi a zero, carry trading etc), guardano più alla difesa degli utili delle aziende quotate e se ne impippano dei dati-macro "popolari" come la disoccupazione record od il crollo della fiducia consumatori?
Nel breve le Multinazionali se ne possono sbattere altamente le palle della Popolazione USA: la forza lavoro è solo un COSTO DA TAGLIARE sia nella componente attiva che nella componente in pensione.
La produttività naturalmente sale, i salari continuano a scendere per la maggiore ricattabilità della forza lavoro in tempi di Crisi e la de-localizzazione continua selvaggia: nel breve è la quadratura del cerchio...
Nel lungo invece potrebbe diventare un bel problema...a meno che non si trovino nuovi mercati da sostituire all'oneroso lavoratore-consumatore americano...mmmmmm

Inoltre questo scenario di "alta disocupazione" potrebbe anche diventare "permanente" e potrebbe non riassorbirsi come da "manuale dei cicli economici" (in merito ho coniato il termine "sudamericanizzazione").
Leggi Sbatti la disoccupazione in prima pagina e leggi il P.S. di Anche i sussidi hanno una "data di scadenza" - reloaded

Sto rimuginando da un po' di tempo su questa IPOTESI.
Nelle società/economie avanzate la Borsa dovrebbe rappresentare il benessere delle elites ma anche della maggioranza della popolazione.
Nelle società/economie sudamericanizzate o terzomondiste la Borsa dovrebbe rappresentare solo la capacità delle aziende quotate di fare utili e di arricchire le elites, in barba al benessere della maggioranza della popolazione.
Estremizzando...la Borsa del Burkina Faso potrebbe fare anche +300% se i 50 titoli che compongono il suo indice fanno utili crescenti ed i loro azionisti gongolano....ma il 99% della popolazione del Burkina continua a morire dalla fame...
Nessuno si sognerà mai di prendere la borsa di questo paese come un indicatore di benessere e di crescita economica...nessuno la considererà "un affidabile barometro" come facciamo qui da noi (è un esempio inventato: non so nemmeno se il Burkina Faso abbia una Borsa).
Durante le "Grandi Crisi" si manifesta un naturale e contingente riavvicinamento tra lo schema Borsa-avanzata e Borsa-sudamericanizzata.
Con la Ripresa i due schemi dovrebbero riprendere le distanze...a meno che anche questa equazione non diventi PERMANENTE....
(in questa Ipotesi non considero gli elementi "Statali e Speculativi" tipici anch'essi delle Grandi Crisi ma solo gli elementi "fondamentali e strutturali").
Pensateci su...


Fonte

domenica 1 novembre 2009

MITO E REALTA’ DELLA LOTTA ANTIDROGA IN VENEZUELA

Venezuela DI ROMAIN MIGUS
Voltairenet.org

Per preparare l’opinione pubblica internazionale su un possibile attacco militare contro il Venezuela, la propaganda USA insiste nella menzogna secondo cui il governo di Chavez in Venezuela appoggia i narcotrafficanti. Questa accusa calunniosa svanisce perché il governo bolivariano rivoluzionario considera che è un suo dovere educare ed emancipare i drogati e combatte duramente i trafficanti. Negli USA è l’opposto, ed è per questo per esempio che la produzione di droga prospera in Colombia ed Afghanistan, due paesi distanti e protetti dagli Stati Uniti. Romain Migus riassume il sostegno in cifre.

La fine degli accordi che il Governo Bolivariano intratteneva con la Drug Enforcement Administration in Venezuela (DEA) segna l’inizio di una guerra mediatica e psicologica contro la Rivoluzione Bolivariana. Si sono sentite numerose dichiarazioni del governo statunitense che pretendono di fare credere che le mafie della droga regnano nel Venezuela. Queste calunnie, nonostante siano state smentite da varie documentazioni di organismi internazionali, sono amplificate dalle grandi imprese transnazionali della comunicazione. Il consumatore di questo tipo di informazione tende quindi a denigrare il governo bolivariano.

Questo è l’effetto voluto: far passare nell’opinione pubblica mondiale la Rivoluzione Socialista venezuelana come complice del traffico di droga internazionale per poi giustificare qualsiasi tipo di azione bellica lanciata nel nome della legittima guerra contro il problema della salute mondiale. Il recente accordo che permette all’esercito statunitense di utilizzare sette basi militari colombiane per combattere il narcotraffico e il terrorismo materializza queste minacce guerrafondaie contro il Venezuela.

Ma, più che attaccare il governo venezuelano, conviene domandarsi da dove arriva la nostra informazione, e quanto vale la credibilità della fonte principale di questa campagna continua di bugie medianiche: come dire il Governo degli Stati Uniti e le multinazionali considerano la Rivoluzione Bolivariana come un ostacolo ai loro interessi. Analizziamo a seguire i 5 principali miti che fanno del Venezuela un alleato del narcotraffico (1).

1) Il Venezuela non collabora con la lotta internazionale contro il traffico di droga

L’8 agosto 2005, il governo venezuelano poneva fine alla collaborazione dei suoi servizi segreti della lotta antidroga con i loro colleghi statunitensi della DEA. Le autorità venezuelane segnalarono che gli agenti statunitensi dedicavano più tempo allo spionaggio che a detta collaborazione. La DEA aveva uffici dentro la propria sede della Oficina National Antidrogas venezuelana (ONA – Ufficio Nazionale Antidroghe venezuelano), locali a cui non aveva accesso nemmeno il direttore della ONA. La rottura con la DEA non allontana il Venezuela dalla lotta antidroga, già che, d’altra parte, il detto paese mantiene in questo campo 50 accordi internazionali con 37 paesi, la maggior parte europei, e d’altra parte, il Venezuela continua ad avere un vincolo permanente con le autorità statunitensi per combattere questa piaga, come si evince dalle estradizioni dei trafficanti di droga verso gli USA.

Inoltre, per onorare gli accordi di collaborazione che le autorità venezuelane mantengono con numerosi paesi, vari narcotrafficanti internazionali furono posti nelle mani della giustizia dei paesi che lo chiedevano. Così è successo nel 2008 con le estradizioni verso la Colombia, l’Italia, gli Stati Uniti, il Belgio e la Francia.

In aggiunta a questi accordi bilaterali, il Venezuela collabora pienamente con la Comision Interamericana para el Control del Abuso de Drogas ( Commissione Interamericana per il Controllo sull’Abuso di Droghe), relazione che dipende dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e con l’INTERPOL.

Durante l’anno 2008, gli ambasciatori di Spagna, Germania e Francia in Venezuela realizzarono congiuntamente all’ONA diversi seminari e riunioni di lavori nei quali si riaffermò il compromesso comune della lotta contro la droga. Nel settembre 2009, il Venezuela fu ospite della riunione annuale per l’America Latina e il Caribe, dei Direttori dell’Agenzia Nazionale incaricata di combattere il traffico di droga (HONLEA la sigla in inglese: Head of National Drug Law Enforcement Agencies).

Queste riunioni, realizzate sotto l’auspicio dell’ONU, hanno per obiettivo quello di rafforzare la cooperazione tra i paesi e coordinare la repressione del traffico di droga a livello regionale. I paesi europei, asiatici ed africani partecipano come osservatori.

Dire che il Venezuela non collabora con la lotta internazionale contro il traffico di droga è una mistificazione i cui fondamenti non resistono nemmeno un solo istante ad un’analisi obiettiva del lavoro del Venezuela e degli accordi che il governo bolivariano onora con numerosi paesi ed organismi internazionali.

2) Il Presidente Chavez è sostenitore del traffico internazionale di droga

Il 20 gennaio 2008, durante una visita in Colombia, il precedente direttore dell'Ufficio per la Politica di Controllo delle Droghe della Casa Bianca ha dichiarato che “Hugo Chavez si sta convertendo in un importante facilitatore dell'invio di cocaina verso l’Europa ed altre regioni dell’Emisfero”, leggasi Stati Uniti. Se anche nessuna prova emergerà mai per chiarire l’affermazione del funzionario statunitense, l’intenzione di Walters salta all’occhio. Si tratta di accusare Hugo Chavez di essere in cospirazione con il traffico di droga internazionale. Questa stessa accusa fu l’elemento chiave mediatico che legittimò l’intervento degli Stati Uniti a Panama, nel 1989, e in minor misura l’invasione dell’Afghanistan nel 2001 (oltre al terrorismo). Questa fu anche la ragione che si invocò per attuare il Plan Colombia (Piano Colombia) e il rafforzamento dell’aiuto militare al governo colombiano nella sua guerra contro la guerriglia. In poche parole, si tratta di un’arma poderosa nella propaganda di guerra che anticipa totalmente l’intervento militare.

Salvo che, secondo l’ONU, il 50% di cocaina disponibile nel territorio statunitense entra dalla costa del Pacifico e il 38% arriva navigando lungo le coste dei paesi dell’America Centrale. In altre parole, l’88% della cocaina che arriva agli Stati Uniti non passa, secondo l’ONU, per il Venezuela.

Se Hugo Chavez e il Venezuela non favoriscono per niente il traffico di droga internazionale (nel 2008, il numero dei detenuti venezuelani in Europa per traffico di droga diminuì passando dai 121 condannati a 30) possiamo dire lo stesso degli Stati Uniti?

L’Informe Mundial sobre las Drogas (Rapporto Mondiale sulle Droghe) dell’ONU per l’anno 2008 ricorda alcune cifre illuminanti.

Il maggior produttore mondiale di cocaina è la Colombia, con il 61% della produzione mondiale; il maggior produttore di oppio nel mondo è l’Afghanistan, che concentra il 92,5% della produzione. Questi due paesi contano su di una massiccia presenza dell’Esercito degli Stati Uniti nel loro territorio, il primo nella cornice del Plan Colombia e il secondo dovuto all’occupazione militare “Enduring Freedom”: l’Informativa dell’ONU dimostra che, nonostante l’occupazione militare statunitense, i risultati in materia di lotta antidroga sono catastrofici in entrambi i paesi. Nel caso della Colombia, la produzione di cocaina praticamente non è scesa in 10 anni di aiuto tecnico e militare degli Stati Uniti attraverso il Plan Colombia. Nel caso dell’Afghanistan, la produzione dell’oppio aumentò, secondo l’ONU, del 141% dall'inizio della presenza delle truppe militari e della DEA nel paese. Allora, chi è il facilitatore?

3)Venezuela ospita e protegge i trafficanti di droga internazionali

Non è una buona idea coinvolgersi nel traffico di droga in Venezuela da quando il governo ha deciso di espellere i funzionari della DEA. La chiarezza delle cifre parlano da sole. Nel 2004, con l’appoggio dei funzionari statunitensi, la Giustizia venezuelana condannò 1179 trafficanti (273 stranieri). Quattro anni più tardi e senza la presenza della DEA, il Venezuela ha messo dietro le sbarre 9133 trafficanti (tra cui 419 stranieri). Senza i funzionari della DEA, le condanne aumentarono nel 2008 del 675%.

Se si accumulano i risultati degli ultimi quattro anni della cooperazione con la DEA e compariamo questa cifra con il risultato accumulato dei primi quattro anni di una politica indipendente e sovrana nella lotta antidroga, risulta essere molto positivo e confortante per lo Stato Venezuelano. Durante gli ultimi quattro anni di presenza della DEA, 8823 persone furono arrestate. Da quando il Venezuela ha assunto da solo la sua politica antidroga, 15.174 delinquenti hanno dovuto confrontarsi con la Giustizia del paese.

Ma soprattutto, il Venezuela può essere orgoglioso dell’arresto di Hermagoras Gonzalez Polanco “El Gordo” (“Il Grasso”), capo del cartello della Guarijia e principale dirigente dell’organizzazione paramilitare Autodefensas Unidas de Colombia AUC (Unità di autodifesa della Colombia) in questa regione. Allo stesso tempo, il capo del cartello colombiano dell’Atlantico Norte (Atlantico Nord) Libardo de Jesus Parra Gonzalez fu fermato a Maracaibo. Tutti questi criminali internazionali sono stati estradati verso la Colombia o consegnati all’INTERPOL.

L’italiano Giovanni Civile, arrestato nel settembre 2008 e sollecitato dalla Francia, sta aspettando la sua estradizione.

Nonostante la chiusura dell’ufficio della DEA a Caracas, le autorità venezuelane continuano a collaborare con la giustizia degli Stati Uniti. I narcotrafficanti Daniel Ervin Davis e il messicano Luis Ramon Guerra lo sanno molto bene dal momento che sono stati estradati verso il grande vicino del nord.

Mentre durante gli anni di collaborazione con la DEA, l’organismo statunitense maneggiava esclusivamente l’informazione dei capi sollecitati, dalla rottura degli accordi con questa agenzia, il Venezuela ha espulso o estradato 23 capi internazionali del traffico di droga.

Da quando ha recuperato la sua sovranità nella lotta contro il narcotraffico, il Venezuela si è convertito in un vero inferno per i trafficanti internazionali.


4) Il consumo di droga si è incrementato in Venezuela dall’espulsione degli agenti della DEA

Una delle linee guida della ONA (Oficina National Antidrogas – Ufficio Nazionale Antidroghe) è considerare che “ le confische si misurano in grammi e non in tonnellate”. Se i sequestri record di droga effettuati dall’agenzia venezuelana sono colpi molto forti al narcotraffico, un’attenzione cruciale deve concentrarsi sul consumatore, e non solo in termine di repressione ma insistendo sulla prevenzione.

In questo campo, la ONA ha intessuto una cooperazione con tutte le organizzazioni di tutti i settori della vita sociale venezuelana al fine di sensibilizzare la popolazione sugli effetti devastanti del consumo di droga. Per regolamentare le sue differenze politiche di prevenzione , la ONA lanciò, nel 2008, il Piano “Sembrando valores por la vida” (“Diffondendo valori per la vita”) la cui funzione è la formazione dei cittadini venezuelani affinchè combattano la radice di tutto il consumo.

Di conseguenza, vari laboratori di formazione sono stati realizzati in seno delle scuole della Repubblica per perfezionare il messaggio pedagogico che i professori trasmettono ai propri alunni. Nelle università, alcuni Laboratori Interni Antidroga furono creati per sviluppare progetti di prevenzione con la comunità universitaria.

A livello lavorativo, la ONA ha intessuto una cooperazione con tutte le imprese pubbliche e private con più di 50 impiegati con l’obiettivo di ridurre l’assunzione di droghe e alcool sul posto di lavoro. Da luglio fino a novembre 2008, un corso fu proposto ad alcuni rappresentanti dell’impresariato venezuelano al fine di aiutarli nella prevenzione del consumo di droga e affinché riportino questa formazione nelle loro imprese.

D’altro canto, numerosi eventi sportivi, come tornei di pallacanestro, di calcio, di boxe, di scacchi sono stati organizzati dalla ONA nelle comunità popolari delle grandi città per incentivare nei giovani la pratica regolare di un’attività sportiva e allontanarsi così dal vizio della droga. Questi incontri sportivi sono stati anche il luogo ideale per divulgare il messaggio di prevenzione della ONA.

In più, l’agenzia venezuelana si è impegnata particolarmente nel lavoro con le popolazioni più esposte al problema della droga per ragioni socio-culturali: bambini, bambine ed adolescenti in situazione di strada, popolazione penitenziaria, comunità indigene, cittadini con disabilita’ o popolazioni confinanti con la Colombia, primo produttore mondiale di cocaina.

Come ufficio governativo, la ONA ha saputo adattarsi ai cambi strutturali dell’apparato statale venezuelano, nella sua conversione in un vero Stato Rivoluzionario, dando una priorità alla collaborazione con i Consigli Comunali. D’accordo con gli articoli 8 e 9 della Legge dei Consigli Comunali, la ONA partecipa nella realizzazione del Comitato Prevenzione Comunale per rinforzare la realizzazione locale del lavoro di informazione sul pericolo della droga da parte delle organizzazioni di base. Inoltre, al fine di tessere una potente rete sociale, la ONA istituzionalizzò, con l’aiuto delle comunità organizzate, la figura del responsabile antidroga in tutti i livelli dello Stato Venezuelano (Regionale, Municipale e Parrocchiale) incorporando in questo modo 11.296 cittadini nel lavoro preventivo della lotta contro la droga.

Questo lavoro quotidiano ha prodotto buoni risultati. Secondo le cifre dell’ONU, il Venezuela ha un consumo per abitante abbastanza debole, chiaramente inferiore ai paesi europei, e senza nessuna comparazione possibile con il primo consumatore di droga: gli Stati Uniti. Per esempio, la città di New York ha un consumo di cocaina per abitante 12 volte più alto che Parigi, e molto più che qualsiasi città importante del Venezuela.

5) I risultati ottenuti dal Venezuela nella sua lotta contro la droga sono deplorabili

Esiste già una categoria di persone che non crede a questa bugia mediatica: gli stessi trafficanti.

I risultati positivi del governo bolivariano nella guerra contro il narcotraffico crebbero in maniera costante all’espulsione dei funzionari della DEA.

Mentre il governo bolivariano aveva confiscato 43 tonnellate di droga nel 2004, grazie alla collaborazione con la DEA, questa cifra aumentò fino a 77,5 tonnellate di droga confiscate non appena i funzionari statunitensi furono espulsi. I buoni risultati di questa politica indipendente nella lotta contro il narcotraffico si confermano se analizziamo le confische dei primi quattro anni senza la collaborazione della DEA (250.298,19 chilogrammi di droga confiscata). Possiamo constatare un aumento del 63% di tonnellate di droga confiscata da quando la DEA non realizza nessuna intromissione negli affari del Venezuela.

Resta da sottolineare che i buoni risultati del Venezuela continuano ad aumentare. Durante l’Operazione Boquete, sviluppata nell’anno 2008, 223 piste clandestine di atterraggio utilizzate dai narcotrafficanti furono distrutte. Queste operazione, si avvalse della partecipazione di 600 funzionari appartenenti alla ONA, delle Forze Armate Nazionali Bolivariane e della Guardia Nacional (Polizia Militare), appoggiati da elicotteri MI-17, da aerei F-16 ed anche dai nuovi radar di fabbricazione cinese recentemente acquistati per lottare con il traffico internazionale.

Inoltre, la distruzione dei laboratori, che generalmente confinano con la Colombia, è una priorità del governo venezuelano. Solamente nell’anno 2007 il Venezuela smantellò 12 laboratori clandestini che producevano fino ad una tonnellata giornaliera di cocaina al mese.

Generalmente, tanto gli organismi internazionali come l’ONU, o la OEA (Organizzazione degli Stati Americani) attraverso il proprio Mecanismo di Evaluacion Multilateral (Meccanismo di Valutazione Multilaterale), come i numerosi paesi che mantengono accordi bilaterali con il Venezuela nella lotta antidroga, concordano tutti nel segnalare i buoni risultati del Venezuela in questo campo.

NOTA

[1]Le cifre che utilizziamo sono estratte dall’”Informe Mundial sobre las Drogas” (Rapporto Mondiale sulle Droghe) realizzato dall’ONU nel 2007 e nel 2008, così come i risultati della “Oficina Nacional Antidrogas” (Ufficio Nazionale Antidroghe) del Venezuela.

Titolo originale: "Mitos y Realidades de la lucha antidroga en Venezuela "

Fonte: http://www.voltairenet.org/
Link
16.09.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ADRIANA DE CARO

mercoledì 28 ottobre 2009

Grecia e il silenzio mediatico

Bomba ad Atene: nessuna vittima

Esplosione davanti a sede della squadra di calcio Olympiakos

28 ottobre, 08:33

(ANSA) - ATENE, 28 OTT - Una bomba e' esplosa stamani ad Atene davanti alla sede della squadra di calcio Olympiakos, facendo danni ma nessuna vittima. L'ordigno, di potenza ancora imprecisata, e' detonato, riferiscono i media, poco dopo le 04.00 ora locale (le 03.000 italiane) nel quartiere ateniese di Pangrati. Danneggiate anche alcune automobili parcheggiate davanti alla sede del club calcistico.

 

Attacco armato a polizia ad Atene, feriti diversi agenti

Ad agire sarebbero stati uomini in motocicletta

28 ottobre, 00:03

ATENE - La guerriglia anarco-insurrezionalista greca ha sferrato questa sera un nuovo attacco contro la polizia ferendo a colpi di kalashnikov almeno cinque agenti, di cui due in modo grave. L'azione non è stata rivendicata ma secondo gli inquirenti, che si basano sul tipo di armi usate e sulla modalità dell'azione, sarebbe opera di uno dei gruppi armati più importanti, Lotta Rivoluzionaria o Setta dei Rivoluzionari. Tra gli agenti feriti, cinque o sei secondo le diverse versioni, due sono in serie condizioni tra cui una donna colpita alla gamba e ad una spalla. Il più grave è però un poliziotto che ha ricevuto quattro proiettili al petto e all'addome ed è stato già operato. Un passante è stato colto da malore ed è stato ricoverato.
Gli aggressori, tre o quattro su due moto, hanno sparato alcune decine di colpi di kalashnikov dandosi alla fuga prima che fosse possibile qualsiasi reazione. L'attacco è avvenuto poche ore dopo la rivendicazione da parte di un gruppo sinora sconosciuto, 'Consiglio per la distruzione dell'ordiné, di recenti attentati con bombe incendiarie e senza gravi conseguenze a Salonicco contro gli uffici del ministro della giustizia, il viceministro dell'ordine pubblico, una deputata del partito socialista di governo e la residenza del metropolita della città.
Il Consiglio ha anche rivendicato l'attacco, sempre con bombe a gas, contro la Camera di commercio italo-ellenica che recentemente aveva fatto danni non gravi. Nella rivendicazione il Consiglio ha sottolineato l'unità trai gruppi armati e le forze insurrezionaliste anarchiche invitando "l'Idra della rivoluzione" ad attaccare senza pietà il sistema, "senza lasciare nulla in piedi". Da alcuni giorni fonti vicine al governo segnalavano che il ministro per l'ordine pubblico Michalis Chrisochoidis temeva una ripresa dell'azione terroristica, che considera il governo socialista non migliore di quello di centrodestra.
E Chrisochoidis, che quando era stato ministro dell'interno aveva sgominato nel 2003 la sanguinaria organizzazione armata marxista 17-N, ha annunciato nei giorni scorsi la riapertura delle indagini sugli 'anni di piombo' anche per far più luce sui nuovi gruppi insurrezionalisti. E nel quadro di questa strategia ha anche posto una taglia di 600 mila euro su tre persone colpevoli di varie rapine e che sono sospettate di far parte di Lotta Rivoluzionaria.

sabato 24 ottobre 2009

Influenza A: denunciato vaccino

Da parte di 9 abitanti dell'Isere, nel sud della Francia

23 ottobre, 20:09


(ANSA) - PARIGI, 23 OTT - Alcuni abitanti dell'Isere, nel sud della Francia, hanno sporto denuncia contro la campagna di vaccinazione per il virus H1N1.

Nella denuncia, depositata al tribunale di Grenoble, la campagna di vaccinazione viene giudicata come 'un vero e proprio tentativo di avvelenamento della popolazione'. Si tratta della prima denuncia di questo tipo in Francia, ma altre dovrebbero seguire nei prossimi giorni a Parigi, Pau e Nantes.
 

Segnali della crisi sociale

Londra, nuove pattuglie armate

Nei quartieri dove e' in atto guerra fra bande criminali

23 ottobre, 19:02


(ANSA) - LONDRA, 23 OTT - Scotland Yard annuncia la creazione di unita' armate di poliziotti per pattugliare aree di Londra piagate dalla lotta fra bande criminali.

In particolare gli agenti verranno dislocati nei quartieri a nord della capitale - dove e' in atto una guerra di gang turche - e a sud del Tamigi. La decisione ha suscitato molte polemiche. Le nuove pattuglie verranno formate con gli agenti della sezione CO19, il corpo di Scotland Yard addestrato all'uso di armi da fuoco.



GB/ 1 elettore su 5 voterebbe per l'estrema destra del BNP
Roma, 24 ott. (Apcom) - Aumenta in Gran Bretagna il sostegno per il British National Party, partito di estrema destra al centro di polemiche negli ultimi giorni; secondo un sondaggio YouGov pubblicato oggi dal Daily Telegraph, più di un un elettore su 5 sarebbe pronto a votare per il BNP. Il dato getterà benzina sul fuoco delle polemiche che circondano la Bbc: l'ente tv nazionale giovedì ha dato spazio in un dibattito al leader del partito Nick Griffin. Il programma, "Question Time", vedeva lui ed altri politici intervistati dal pubblico in studio. Fuori dalla sede della Bbc a Londra ci sono state manifestazioni di protesta. E il sondaggio YouGov è stato effettuato poche ore dopo la trasmissione della tv pubblica, che sembra aver dato una utile piattaforma a Griffin. Il BNP afferma di aver registrato 3.000 iscritti in più da giovedì, ma Griffin sostiene che vuole querelare la Bbc, perchè non ha avuto a che fare con un pubblico ma con "una folla da linciaggio". Secondo l'inchiesta di YouGov, il 22% degli elettori britannici potrebbe "seriamente pensare" di votare per il Bnp a livello locale, nazionale o per le elezioni europee. Di questi, il 4% è sicuro di votare il partito di estrema destra, il 3% lo considera "probabile" e il 15% "possibile". Due terzi dell'elettorato ritengono impossibile votare per il Bnp. Il resto "non sa". Griffin, nel corso della trasmissione della Bbc, è stato chiamato ad esprimersi sulle sue opinioni estremiste in materia di Olocausto (di cui in passato ha negato l'esistenza), immigrazione, Islam, omosessualità. La Bbc ha visto quadruplicare l'audience abituale del programma: oltre 8 milioni di telespettatori. Sono probabili altre polemiche: secondo il sondaggio YouGov, oltre la metà degli intervistati si è detta d'accordo on il leader del Bnp, o almeno, anche se non è disposta a votare per il partito, pensa che Griffin abbia ragione a difendere gli interessi della popolazione bianca, "indigena" britannica.





Grecia updates

Bombe Salonicco: e' caccia all'uomo

Tre ordigni artigianali, sospetti su anarchico-insurrezionali

24 ottobre, 11:48



(ANSA) - ATENE, 24 OTT - La polizia greca ha lanciato una caccia all'uomo per catturare i responsabili dei tre attentati con bombe a gas di ieri sera a Salonicco.

Gli investigatori sospettano che gli attentati con ordigni artigianali contro gli uffici del ministro della giustizia di un viceministro e di una deputata del Pasok, che solo casualmente non hanno provocato danni alle persone, possano essere opera uno dei gruppi armati attivi in Grecia, forse Cospirazione dei Nuclei di Fuoco (Spf). (FOTO D'ARCHIVIO) 

venerdì 23 ottobre 2009

USA militarizzazione massiva

22/10/09


US Joins Ranks Of Failed States


Paul Craig Roberts

In any failed state, the greatest threat to the population comes from the government and the police...
The US has every characteristic of a failed state.
The US government's current operating budget is dependent on foreign financing and money creation.
Too politically weak to be able to advance its interests through diplomacy, the US relies on terrorism and military aggression.
Costs are out of control, and priorities are skewed in the interest of rich organized interest groups at the expense of the vast majority of citizens. For example, war at all cost, which enriches the armaments industry, the officer corps and the financial firms that handle the war's financing, takes precedence over the needs of American citizens. There is no money to provide the uninsured with health care, but Pentagon officials have told the Defense Appropriations Subcommittee in the House that every gallon of gasoline delivered to US troops in Afghanistan costs American taxpayers $400.
"It is a number that we were not aware of and it is worrisome," said Rep. John Murtha, chairman of the subcommittee. According to reports, the US Marines in Afghanistan use 800,000 gallons of gasoline per day. At $400 per gallon, that comes to a $320,000,000 daily fuel bill for the Marines alone. Only a country totally out of control would squander resources in this way.

giovedì 22 ottobre 2009

Grecia

22/10/200
Grecia, i poliziotti arrestano in libreria uno scrittore e due giornalisti
Oggi ad Atene gli studenti scendono in piazza contro la riforma universitaria


                                                                  
La sinistra politica greca ha espresso oggi profonda preoccupazione riguardo al comportamento della polizia.
Da diversi giorni gli agenti erano al centro delle polemiche per la violenza delle loro azioni ma a far traboccare il vaso è stato il raid compiuto dalle forze dell'ordine in una libreria al centro di Atene. Durante la presentazione di un libro sono stati arrestati lo scrittorr Dimitri Papachristou e due giornalisti. I tre, tutti vicini al partito Syriza, sono poi stati rilasciati ma il gesto ha suscitato molte polemiche e preoccupazioni. Michalis Chrisochoidis, il nuovo ministro dell'ordine pubblico, ha fatto sapere che il raid è stato deciso in seguito all'aggressione agli agenti di polizia da parte di una trentina di giovani incappucciati nel quartiere centrale di Exarchia, ritenuto una fortezza degli anarchici.
Il raid in libreria è solo l'ultima delle violenze compiute dalla polizia greca. Nei giorni scorsi ad Atene si erano svolte numerose manifestazioni per chiedere chiarimenti sulla morte di un giovane pachistano, deceduto, con ogni probabilità, in seguito alle torure e al pestaggio in caserma. Per cercare di stemperare la tensione, il ministro Chrisochoidis ha reso noto il progetto di integrazione degli immigrati nella polizia per evitare i conflitti. Secondo Chrisochoidis gli stranieri di prima generazione dovranno fare da mediatori con le comunità immigrate residenti in Grecia, mentre quelli di seconda generazione potranno essere assunti come veri e propri agenti. Una proposta che non piace e che va a saldarsi con i fermenti del mondo studentesco per la riforma universitaria. Il rettorato di Atene è stato occupato, così come molte altre scuole e facoltà, e oggi è in programma ad Atene una grande manifestazione studentesca.


Fonte

USA spese militari 2010

Budget 2010 plurimiliardario per le forze armate USA
di Antonio Mazzeo




Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America avrà a disposizione quasi due miliardi di dollari al giorno per finanziare le proprie missioni di guerra a livello planetario ed acquisire nuovi sistemi d’arma dal complesso militare industriale nazionale. Il Congresso, a stragrande maggioranza, ha approvato il National Defense Authorization Bill che assegna alle forze armate un budget da 680,2 miliardi di dollari per il prossimo anno. Il piano finanziario diventerà operativo subito dopo la firma del presidente Barack Obama, ma alcuni emendamenti approvati potrebbero creare qualche frizione all’interno dell’Amministrazione USA.


USA-Florida parla la gente normale

La Grande Crisi - Florida


Da un mio lettore: Luca

Corrispondente "per caso" da Orlando, Florida, U.S.A.
Reality Crisis: frammenti di vita vissuta dall'epicentro della Grande Crisi
Ecco cosa succede "là fuori" nel mondo reale di Main Street...ad anni luce di distanza dal mondo virtuale di Wall Street.
Sono episodi di vita ordinaria che ci fanno capire molte cose della "american way of life"...
Non c'è il solito homeless in primo piano o la coppia di licenziati che vive nel motel con 4 figli...ma sullo sfondo...


Orlando, FL, U.S.
21 ottobre 2009, ore 16.05 (local time)

....Ci sono tantissime cose che potrei dirti su come la situazione sia cambiata qui ad Orlando, FL da quando sono arrivato (Settembre 2006) ad oggi. ...
Ecco alcuni flash di come si vive la situazione da qui.
Ovviamente è la visione che si ha da Orlando e magari non rispecchia tutta la nazione....ma c'e' chi dice che qua siamo messi meglio di altri!!!


AUTOMOBILI
Appena arrivato qui dovevo ovviamente comprarmi una macchina. Per andare a fare un test drive nel 2006 bisognava prendere appuntamento e non te lo davano prima di una settimana perche' avevano la fila. Per trovare la Honda Civic che volevo, ho dovuto girare 4 dealer, gli altri la avevano terminata.
Ad oggi, la meta' dei dealer qui nell'area di Orlando hanno chiuso!!!
Qualche settimana fa un rivenditore KIA ti regalava una RIO se compravi una SORENTO. Sono tantissimi i dealer che ti offrono $7000 per la tua vecchia macchina pure se gliela devi portare col carro attrezzi.
SONO DISPERATI, LE MACCCHINE NUOVE NON SE LE COMPRA PIU' NESSUNO!
Alla faccia dell'obamiano "cash for clunkers"....
questo link trovi un esempio delle offerte attuali: http://www.westcolonialkia.com/Weekly-Specials/

LA GUERRA E’ PACE. L’IGNORANZA E’ FORZA




DI JOHN PILGER
newstatesman.com

Barack Obama, vincitore del Nobel per la Pace del 2009, sta pianificando una nuova guerra da aggiungere al suo già straordinario elenco.

I suoi agenti in Afghanistan regolarmente distruggono feste matrimoniali, contadini e lavoratori edili con armi di ultima generazione come il missile Hellfire (fuoco infernale), che risucchia l’aria dai polmoni. Secondo le Nazioni Unite, 338.000 bambini afghani stanno morendo sotto la coalizione guidata da Obama, che permette di spendere soltanto 29 dollari all’anno pro capite in cure mediche.

Nel giro di poche settimane dalla nomina, Obama ha iniziato una nuova guerra in Pakistan, che ha spinto più di un milione di persone ad abbandonare le loro case. Minacciando l’Iran – che il suo segretario di stato, Hillary Clinton ha dichiarato di esser pronta ad “annientare” – Obama mentì nel dire che gli Iraniani stavano occultando una “programma nucleare segreto”, pur sapendo che ciò era già stato segnalato all’Autorità Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA). D’accordo con l’unica potenza nucleare in Medio Oriente, ha corrotto l’Autorità Palestinese inducendola a respingere la delibera delle Nazioni Unite secondo cui Israele aveva commesso crimini contro l’umanità nella sua aggressione a Gaza – crimini resi possibili dall’uso di armi inviate dagli Stati Uniti con la segreta approvazione di Obama prima del suo insediamento.


martedì 20 ottobre 2009

Sempre meno libertà d'informazione

ANSA.it > Mondo > News

Italia scivola al 49mo posto nella classifica sulla libertà di stampa

PARIGI - L'Italia continua a perdere posti nella classifica di Reporter senza frontiere per la libertà di stampa: quest'anno l'organizzazione la piazza al 49/mo posto, era al 44/mo nel 2008 e al 35/mo nel 2007.

Secondo RSF - si legge sul rapporto- a "giustificare" questo continuo regresso sono "lepressioni esercitate dal Cavaliere ed il suo asprointerventismo, le violenze della mafia nei confronti deigiornalisti, oltre che un progetto di legge che limitadrasticamente le intercettazioni da parte della stampa". "Siamo molto preoccupati per la situazione della libertà distampa in Italia", ha commentato Jean-Francois Julliard,segretario dell'organizzazione, intervistato dall'ANSA.

"E' incorso una vera deriva - ha aggiunto - legata innanzitutto alconflitto di interessi del capo del governo. In particolarel'elemento nuovo registrato quest'anno è l'atteggiamentoaggressivo di Silvio Berlusconi nei confronti dei media". In testa alla classifica figurano Danimarca, Finlandia eIrlanda. In fondo alla lista, per il terzo anno consecutivo, al173/o, 174/o e 175/o posto, si piazzano Turkmenistan, Corea delNord e Eritrea. Gli Stati Uniti di Barack Obama entrano fra iprimi 20 (erano al 40/o posto l'anno scorso).

In tre anni l'Italia perde quattordici posizioni e dal 35/o posto del 2007 scivola quest'anno al 49/o. E mentre gli Stati Uniti, nell'anno di Barack Obama alla Casa Bianca, guadagnano 20 posizioni rispetto all'anno scorso (dal 40/o al 20/o posto), Israele è in caduta libera (perde 47 posizioni e precipita al 93/o posto) e l'Iran si ritrova addirittura al quart'ultimo posto (172/o), avanti solamente al "trio infernale" Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan. I dati di Rsf sono accompagnati da un rapporto pubblicato oggi a Parigi. Il Paese che gode di maggiore libertà di stampa - secondo i dati raccolti - è la Danimarca, seguita da Finlandia e Irlanda. Ma anche se le prime tredici caselle della classifica sono occupate da paesi europei, alcuni - come Francia (43/esima), Slovacchia (44/esima) e Italia - "proseguono la loro caduta".

"E' inquietante vedere come democrazie europee come Francia, Italia e Slovacchia perdano progressivamente posizioni in classifica anno dopo anno", ha commentato il segretario generale di Reporter senza Frontiere Jean-Francois Julliard. Per quanto riguarda l'Italia, si legge nel rapporto, "le vessazioni di Berlusconi nei confronti dei media, le ingerenze crescenti, le violenze della mafia contro i giornalisti che si occupano di criminalità organizzata, e una proposta di legge che ridurrebbe drasticamente la possibilità dei media di pubblicare intercettazioni telefoniche spiegano il perché l'Italia perda posizioni per il secondo anno consecutivo". Ad ogni modo, si fa notare, né la Francia, né la Spagna (44/o posto) "hanno fatto molto meglio".

lunedì 19 ottobre 2009

Money

L'indicibile odissea di moltissimi piccoli costretti a prostituirsi dai loro stessi genitori.
Eppure c'è chi, sebbene sia difficile, sta conducendo una battaglia per cambiare le cose

Nell'inferno dei bordelli cambogiani
dove i bambini sono venduti per 10 dollari

dal nostro inviato PIETRO DEL RE


PHNOM PENH - "La vuoi una bambina di dieci anni? O preferisci il mio fratellino, che di anni ne ha otto?". Assieme alla marijuana e all'anfetamina, questo offrono i papponi agli occidentali che scendono negli alberghi da due soldi attorno al lago Bung Kak di Phnom Penh. Anche l'autista di tuk-tuk propone creature di cui abusare: "Conosco un bordello pieno di ragazzine. Costano care, però. Almeno venti dollari".

Che la Cambogia sia ancora un paradiso per pedofili lo dimostrano anche le statistiche: una bambina su quaranta viene venduta ai bordelli, alcune di queste hanno appena 5 anni. Almeno un terzo delle prostitute cambogiane è minorenne. "Eppure, qualcosa sta cambiando", dice Bruno Maltoni dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni, direttore di un progetto finanziato dalla Cooperazione italiana contro il traffico di minori a scopo sessuale in Cambogia.

venerdì 16 ottobre 2009

Da leggere

Torno dopo tanto tempo a parlare di finanza, perche’ stanno arrivando dei dati che dovrebbero farci riflettere. All’inizio della crisi scrissi che si stimavano 100 milioni di persone che sarebbero morte di fame per colpa di questa speculazione.(1) Questi numeri sembravano irreali e tirati a vanvera, ma oggi a quanto pare quelle stime non erano tanto lontane dalla realta’.

A quanto pare , circa 90 milioni di persone si sono aggiunte al gruppo di coloro che faticano ad avere abbastanza cibo per vivere.
Cosi’, ora si richiede un ripensamento riguardante i reati di tipo finanziario.
Storicamente, i reati di tipo finanziario sono stati considerati meno gravi rispetto a quelli “contro la persona”. Se io truffo qualcuno , anche andando sul penale, non riusciro’ mai a venir considerato un criminale di uguale portata rispetto a, che so io, qualcuno che abbia ucciso o che abbia stuprato.
Questa assunzione si basava su diversi fatti all’epoca molto comuni:
  • Poiche’ l’economia e’ rappresentabile mediante dei bilanci, ed un bilancio e’ algebrico, in teoria sarebbe sempre possibile risarcire un danno mediante il semplice versamento di denaro. Cosi’, privare della liberta’ una persona e’ inutile: tutt’al piu’, si puo’ costringerla al risarcimento.
  • Il danno economico subito generalmente non corrispondeva ad un danno fisico, ad una mutilazione o ad una violenza esercitata sul corpo.
  • Quando uno di questi crimini si esercitava su grandi masse di persone, generalmente l’entita’ procapite era molto bassa.
Inoltre, in quel periodo i crimini contro l’umanita’ erano diretti effettivamente contro la persona, ed erano perpetrati principalmente con l’uso delle armi. Erano generalmente legati ad eventi militari o all’azione violenta di qualche governo.
Cosi’, tutte le leggi riguardanti i grandi crimini contro l’umanita’, dal dilettantistico tribunale di Norimberga sino ai piu’ moderni trattati e ai moderni tribunali , sono tutti incentrati su quegli avvenimenti tipici del novecento: un governo, durante una guerra o a scopi ideologici/razziali, ordina massacri o comunque azioni che colpiscono militarmente (o mediante la violenza) la popolazione.
I reati finanziari non sono praticamente sfiorati da queste legislazioni: non era mai successo, prima, che una condotta finanziaria potesse causare danni alle persone intese come entita’ fisiche e biologiche, danni di tale entita’ da poter parlare di sterminio, genocidio o altro.
Il problema di questa crisi e’ proprio quello di evidenziare la carenza di queste legislazioni.
Se io dovessi deviare il corso di un fiume che normalmente sfocia in una nazione vicina, causando la morte per fame di novanta milioni di persone, ricadrei in un caso molto comune del diritto internazionale. Innanzitutto quello che gestisce il corso dei fiumi attraverso i confini, in secondo luogo verrei accusato di genocidio, dal momento che avrei compiuto un’azione tesa alla scomparsa di una popolazione intera.
Questo e’ dovuto al fatto che ad agire e’ un’ente tra quelli osservati: cosi’ come il principale sorvegliato nei reati di stupro e’ il maschio, si pensava che i mezzi per compiere atti del genere fossero normalmente i mezzi a disposizione dei governi. Per questa ragione, il comportamento genocida dei governi e’ classificato e le fattispecie sono note.
Questa volta e’ successo qualcosa di diverso.
Analogamente a quanto potrebbe fare un governo deviando il corso di un fiume, alcuni speculatori hanno causato una situazione per la quale sono venute a mancare risorse a 90 milioni di persone. La differenza e’ data da alcuni fatti:
  1. Non sono stati usati gli strumenti tipici coi quali i governi fanno queste cose. Non si tratta di azioni militari o infrastrutturali nel senso governativo del termine.
  2. Non si e’ interagito direttamente con le risorse, ma con i meccanismi che ne determinano la distribuzione.
Eppure, il dato e`questo: con 90 milioni di persone sotto la soglia della sottonutrizione, se solo un 10% di questi dovesse morire di fame perche’  prima della crisi era gia’ prossimo a quel punto, siamo gia’ ad una volta e mezza il genocidio hitleriano.
Problema: io non vedo alcun processo di Norimberga in atto.
Personalmente, credo sia sia ad una svolta, e credo che il problema vada sollevato in qualche modo. Sono cambiate le forze in gioco e sono cambiati i mezzi. I reati finanziari, oggi, non sono “relativamente innocui sulle persone” come un tempo, non e’ sufficiente un risarcimento per pareggiare la cosa (la fame puo’ causare danni permanenti, dal cretinismo ad handicap legati ad una cattiva nutrizione nel periodo della crescita) e specialmente possono investire con danni di grande entita’ dei numeri enormi di persone.
E’ chiaro che bisogna valutare la creazione , a livello giuridico, di una classe di reati contro l’umanita’  come di reati di genocidio,  i quali abbiano nella fattispecie il requisito di essere reati finanziari. Occorre cioe’ iniziare ad ipotizzare sia l’omicidio perpetuato con strumenti finanziari che la strage perpetuata con strumenti finanziari, che il genocidio perpetuato con strumenti finanziari.E occorre iniziare a classificare alcune condotte finanziarie (qualora esista la scala e la distribuzione) come uno strumento per la distruzione di massa.

Le persone che hanno costruito questa speculazione hanno costruito la carestia per 90 milioni di persone, e probabilmente la morte per fame di qualche milione di loro. Questa speculazione ha una caratteristica MATERIALE che e’ tipica delle armi di distruzione di massa, ovvero quella di colpire indiscriminatamente la popolazione. Come se non bastasse, ha una caratteristica ancora piu’ moralmente devastante, che e’ quella di colpire principalmente chi e’ gia’ povero e scivola sotto le condizioni di sopravvivenza.
Quando i governi hanno avuto a disposizione gli strumenti necessari a compiere azioni genocide su vasta scala, come con le armi nucleari o con quelle chimiche, immediatamente il diritto ha identificato il concetto ASTRATTO di genocidio, per evitare che un governo fantasioso potesse usare mezzi indiretti per ottenere la morte di un popolo (come nel caso dell’esempio che ho fatto, deviando un fiume). Cosi’ come si e’ arrivati ad un concetto ASTRATTO di arma di distruzione di massa, identificandola con la sua proprieta’ di colpire indiscriminatamente militari e non.
Faccio notare che queste legislazioni si fondano su due assunti:
  • Il reato viene definito in maniera astratta, prescindendo dalla definizione della vittima. (es: posso commettere un genocidio anche sterminando gli svizzeri, che parlino tedesco , francese, italiano o ladino).
  • Il reato viene definito a prescindere dalla definizione stretta dei mezzi, nel senso che anche un’attivita’ comune puo’ diventare un’arma di distruzione di massa se il risultato e’ quello di sterminare le masse.
Poiche’ si tratta di concetti astratti, adesso la domanda e’ : essi sono abbastanza astratti da contenere anche i reati finanziari, qualora abbiano gli stessi effetti e colpiscano in maniera ugualmente indisciplinata?
Ovviamente, una simile riflessione corrisponde ad una svolta epocale: quello che voglio dire e’ che improvvisamente i grandi manager di grossi enti finanziari si ritroverebbero a rispondere degli effetti che il loro operato ha sulla popolazione, esattamente come capita ai militari o ai leader politici.
Di conseguenza, il problema si sposta sul piano etico:
Intendiamo permettere che il mondo della finanza abbia il diritto di operare delle vere e proprie operazioni di sterminio di massa, adducendo la giustificazione che tradizionalmente i mezzi finanziari non si siano mai trovati nella condizione materiale di operare atti del genere?
E sara’ meglio iniziare a pensarci bene, perche’ ci sono personaggi al Cremlino che possono affamare interi paesi togliendo loro energia, il governo cinese puo’ ridurre gli USA ad un terzo mondo in stile africano semplicemente mettendo in circolo le proprie riserve, e cosi’ via…. o vogliamo aspettare che ci siano le ragioni per un’altra Norimberga?
Uriel

giovedì 15 ottobre 2009

M.O./ Rapporto Goldstone, Usa metteranno veto a risoluzione Onu



Gerusalemme, 14 ott. (Apcom) - L'ambasciatrice israeliana al Palazzo di Vetro, Gabriela Shalev, si dice certa che gli Stati Uniti metteranno il veto se il Consiglio di Sicurezza dell'Onu dovesse decidere di votare una risoluzione sul rapporto Goldstone, che accusa Israele di aver commesso crimini di guerra durante l'operazione militare "Piombo fuso" condotta lo scorso inverno nella Striscia di Gaza. "Il segretario di Stato Hillary Clinton si è impegnato a che gli Stati Uniti oppongano il veto" in caso di voto su una risoluzione sul rapporto del giudice sudafricano Richard Goldstone, ha dichiarato Gabriela Shalev alla radio israeliana. Il rapporto, che critica in particolare il comportamento di Israele, sarà discusso oggi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu nell'ambito di un dibattito generale sulla situazione in Medio Oriente. Secondo fonti diplomatiche, i Paesi occidentali hanno rifiutato la convocazione di una riunione specifica sul rapporto Goldstone, giudicato "squilibrato" e "difettoso". Il documento sarà discusso in settimana anche al Consiglio dell'Onu per i diritti umani. (con fonte afp)


A cura di Silvia Cattori per Réseau Voltaire.

Intervista esclusiva a Mordechaï Vanunu

Ingegnere al centro di Dimona, Mordechaï Vanunu rivelò al Sunday Times nel 1986 l'esistenza del programma nucleare militare israeliano. Rapito in Italia dal Mossad quando aveva appena preso contatti coi giornalisti britannici e prima che il loro articolo venisse pubblicato, fu giudicato a porte chiuse e imprigionato per diciotto anni. Nonostante gli fosse vietato di avere contatti con la stampa, Mordechaï Vanunu ha risposto alle domande.
25 novembre 2005
Silvia Cattori: Che lavoro faceva in Israele prima che gli agenti del Mossad la rapissero a Roma nell'ottobre del 1986?
Vanunu

Mordechaï Vanunu: Lavoravo da nove anni al centro di ricerca in armamenti di Dimona, nella regione di Beer Sheva. Proprio prima di lasciare questo lavoro nel 1986, avevo preso delle foto all'interno dello stabilimento per dimostrare al mondo che Israele nascondeva un segreto nucleare. Il mio lavoro a Dimona consisteva nel produrre elementi radioattivi utilizzabili per la fabbricazione di bombe atomiche. Sapevo esattamente quali quantità di materie fissili venivano prodotte, quali materiali venivano utilizzati e che tipo di bombe veniva fabbricato. Silvia Cattori: Rivelare - da solo - al mondo che il suo paese deteneva segretamente l'arma nucleare, non voleva dire rischiare moltissimo?
Mordechaï Vanunu: Se l'ho fatto è stato perché le autorità israeliane non dicevano la verità. Si profondevano ripetendo che i responsabili politici israeliani non avevano assolutamente l'intenzione di dotarsi di armi nucleari. In realtà, però, producevano molte sostanze radioattive che potevano servire solo ad un unico scopo: costruire bombe nucleari. Notevoli quantità: ho calcolato che avevano già all'epoca - nel 1986! - più di duecento bombe atomiche. Avevano anche iniziato a costruire bombe a idrogeno molto potenti. Così ho deciso di far sapere al mondo intero cosa tramassero nel più assoluto segreto. E poi, volevo in questo modo impedire agli israeliani di utilizzare le bombe atomiche, per evitare una guerra nucleare in Medio Oriente. Volevo contribuire a portare la pace in questa area.
Avendo già delle armi superpotenti, Israele poteva fare la pace: non doveva
più temere alcuna minaccia palestinese, né tanto meno araba, poiché possedeva tutto l'armamento necessario alla sua sopravvivenza.
Silvia Cattori: Era preoccupato per la sicurezza dell'intero paese?
Mordechaï Vanunu: Sì. Certamente. Intendiamoci, non ho fatto tutto questo per il popolo israeliano. Gli israeliani avevano eletto questo governo, e questo governo aveva deciso di dotarli di armi nucleari. Tutti gli israeliani seguono la politica del governo israeliano da molto vicino . ma, per quanto mi riguarda, riflettevo considerando il punto di vista dell'umanità, il punto di vista di un essere umano, di tutti gli esseri umani che vivono in Medio Oriente, e anche di tutti gli esseri umani in tutto il mondo. Perché quello che aveva fatto Israele, potrebbero farlo molti altri paesi. Così', nell'interesse dell'umanità, ho deciso di far conoscere a tutto il mondo il pericolo che rappresentavano le armi nucleari segrete di Israele.
Silvia Cattori: Nel 1986, eravamo in piena Guerra fredda e le armi nucleari proliferavano. Si stavano diffondendo in molti paesi che non avevano ancora il nucleare, come il Sudafrica e altri. Il pericolo rappresentato dalle armi nucleari era reale. Ai giorni nostri, questo pericolo è diminuito.
Sapeva a cosa andava incontro? Perché era lei in particolare, e nessun altro, che doveva rischiare molto?
Mordechaï Vanunu: Certamente, sapevo che stavo rischiando. Ma quello che potevo fare, non avrebbe potuto farlo nessun altro a parte me. Sapevo che avrei avuto a che fare col governo israeliano. Non è come prendersela con degli interessi privati; sapevo che me la stavo prendevo direttamente col governo israeliano e con lo Stato ebreo israeliano. Sapevo quindi che avrebbero potuto punirmi, uccidermi, che avrebbero potuto fare di me quello che volevano. Ma avevo la responsabilità di dire la verità al mondo. Nessuno altro tranne me era in grado di farlo: era dunque mio dovere farlo. Qualunque fossero i rischi.
Silvia Cattori: La sua famiglia l'ha quindi sostenuta?
Mordechaï Vanunu: I miei familiari non hanno capito la mia decisione. Per loro è stato più brutto scoprire di essermi convertito al cristianesimo. Per loro era più dannoso, più doloroso dell'aver rivelato i segreti nucleari di Israele. Li rispetto e loro rispettano la mia vita. Siamo rimasti in buoni rapporti, ma non ci frequentiamo più.
Silvia Cattori: Si sente solo?
Mordechaï Vanunu: Sì. Certo, sono solo qui, alla cattedrale di Saint-Georges. Ma ho molti amici che mi sostengono.
Silvia Cattori: In che condizioni è stato processato e imprigionato?
Vanunu ammanettato
Mordechaï Vanunu: Il mio processo si è tenuto nel segreto più assoluto. Ero solo col mio avvocato. Sono stato condannato per spionaggio e tradimento. Le autorità israeliane si sono vendicate lasciandomi in isolamento e per tutta la durata del processo. Nessuno era autorizzato a vedermi né a parlarmi, mi vietavano di rivolgermi ai media. Hanno pubblicato molta disinformazione sul mio conto. Il governo israeliano ha utilizzato tutto il suo potere mediatico per fare un lavaggio del cervello all'opinione pubblica. Per lavare anche il cervello dei giudici al punto da convincerli della necessità di mettermi in prigione. Così il mio processo è stato tenuto segreto e i media non hanno avuto la possibilità di accedere alla verità; non hanno potuto sentirmi. Le persone erano convinte che fossi un traditore, una spia, un criminale. Non c'è stato un briciolo di giustizia nello svolgimento. Non c'era solo il processo: la cosa più crudele è stata isolarmi, in prigione. Mi hanno punito non solo tramite la detenzione ma anche isolandomi completamente, spiandomi continuamente, con trattamenti malvagi particolarmente viziosi e crudeli: hanno cercato di farmi arrabbiare, hanno cercato di farmi rimpiangere ciò che avevo fatto. Sono stato tenuto nella cella di segregazione durante diciotto anni di cui dodici anni e mezzo in isolamento totale. Il primo anno hanno messo delle videocamere nella mia cella. Mi hanno lasciato la luce accesa tre anni di fila! Le loro spie mi picchiavano continuamente, mi impedivano di dormire. Sono stato sottomesso ad un barbaro trattamento; hanno tentato di sfiancarmi. Il mio obiettivo era di resistere, di sopravvivere. E ci sono riuscito.
Silvia Cattori: Fortunatamente non hanno cercato di impiccarla, come voleva il ministro della Giustizia di allora, Tommy Lapid. Ha retto bene, ed è stato rilasciato il 21 aprile del 2004. Aveva giusto 50 anni!
Mordechaï Vanunu: Se mi hanno rilasciato è stato perché avevo scontato i diciotto anni di prigione ai quali mi avevano condannato. Volevano uccidermi. Ma, in fin dei conti, il governo israeliano ha deciso di non farne nulla.
Silvia Cattori: Nell'aprile del 2004, le televisioni hanno mostrato la sua scarcerazione. Il mondo ha allora scoperto quello che le era successo. Lei è apparso davanti alle telecamere felice, determinato, combattivo: l'esatto contrario di un uomo distrutto
Mordechaï Vanunu: Uscire di prigione, andare a parlare a tutto il mondo, festeggiare quel momento.dopo diciotto anni di prigionia, di proibizione di tutto. è stato un grande momento.
Silvia Cattori: I suoi carcerieri non sono riusciti a stroncarla mentalmente?
Mordechaï Vanunu: No, assolutamente no. Il mio obiettivo era di uscire e di parlare al mondo intero, di far capire alle autorità israeliane che avevano fallito. Il mio scopo era di sopravvivere e questa è stata la mia più grande vittoria su tutte quelle organizzazioni di spionaggio. Sono riusciti a rapirmi, a trascinarmi davanti al loro tribunale, a mettermi in prigione, in un posto segreto durante diciotto anni. e io sono sopravvissuto a tutto ciò.
Ho sofferto, naturalmente, ma sono sopravvissuto. Nonostante tutti i loro crimini, sono ancora vivo e sono anche in ottima salute! Sono di forte costituzione, e grazie a questa caratteristica ho superato la prova.
Silvia Cattori: Cosa l'ha aiutata a tenere duro?
Mordechaï Vanunu: La mia fermezza. Il fatto di continuare ad essere convinto che avevo avuto ragione nel fare ciò che avevo fatto. La volontà di far loro capire che, qualunque cosa facessero per punirmi, io avrei continuato a restare in vita.
Silvia Cattori: Qual è l'ostacolo più grande che ha dovuto fronteggiare, attualmente?
Mordechaï Vanunu: Mi hanno vietato di lasciare Israele. Sono stato liberato dalla prigione, ma qui, in Israele, sono in una grande prigione. Vorrei lasciare questo paese, godere della libertà nel vasto mondo. Ne ho abbastanza del potere israeliano. L'esercito può venire ad arrestarmi in qualsiasi momento, punirmi. Sento di essere alla loro mercé. Mi piacerebbe così tanto vivere lontano, molto lontano da qui.
Silvia Cattori: Quando Israele le permetterà di lasciare il paese?
Mordechaï Vanunu: Non ne so nulla. Mi hanno vietato di lasciare il paese per un anno. Passato un anno, mi hanno rinnovato il divieto per un nuovo anno che finirà ad aprile prossimo. Ma possono ancora prolungarmi il divieto tutto il tempo che vorranno.
Silvia Cattori: Che ne pensa del Trattato di non proliferazione nucleare quando, nel caso di Israele, si tollera "l'ambiguità nucleare", mentre si mette costantemente sotto pressione l'Iran - un paese che, tra l'altro, si sottomette alle ispezioni?
Mordechaï Vanunu: Tutti i paesi dovrebbero consentire le ispezioni internazionali e dire la verità su ciò stanno facendo, segretamente, in tutti gli impianti nucleari di cui dispongono. Israele non ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Centottanta paesi l'hanno firmato, tra cui tutti i paesi arabi. L'Egitto, la Siria, il Libano, l'Iraq, la Giordania. Tutti i paesi vicini a Israele hanno aperto le loro frontiere alle ispezioni dell'AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica, n.d.t.). Israele è peggiore esempio. E' l'unico paese che ha rifiutato di firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Gli Stati Uniti e l'Europa dovrebbero cominciare a risolvere il caso di Israele; Israele deve essere considerato come qualsiasi altro paese. Dobbiamo finirla con l'ipocrisia e obbligare Israele a firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Bisogna imporre a Israele il libero accesso degli ispettori dell'AIEA al centro di Dimona.
Silvia Cattori: L'Iran, che adempie ai propri obblighi e accetta le ispezioni dell'ONU, è pur minacciato da sanzioni. Israele, che dispone dell'arma nucleare rifiuta ogni ispezione dell'AIEA, non è oggetto di alcuna azione. Perché "due pesi, due misure" da parte degli Stati Uniti, ma anche dell'Europa?
Mordechaï Vanunu: Va anche peggio di ciò che lei dice: non solo non ce la prendiamo con Israele, ma per giunta aiutiamo segretamente questo paese.
Esiste una cooperazione segreta tra Israele e la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti. Questi paesi hanno deciso di contribuire alla potenza nucleare di Israele per fare di questo paese uno Stato coloniale nel mondo arabo. Aiutano Israele perché vogliono che sia al loro servizio, in quanto paese colonialista che controlla il Medio Oriente, ciò che permette loro di impossessarsi degli introiti provenienti dal petrolio e di mantenere gli arabi sottosviluppati e all'interno di conflitti fratricida. E' questo il motivo principale di questa cooperazione.
Silvia Cattori: L'Iran non rappresenta una minaccia, come affermano Israele e gli Stati Uniti?
Mordechaï Vanunu: Essendo sotto il controllo degli ispettori dell'AIEA, l'Iran non rappresenta alcun pericolo. Gli esperti occidentali sanno perfettamente qual è la natura del programma nucleare iraniano. Contrariamente a Israele, che non lascia accedere nessuno ai suoi impianti nucleari. Questo è il motivo per cui l'Iran ha deciso di agire con risolutezza e di dire al mondo intero: "Non potete esigere più trasparenza da noi, mentre continuate a chiudere gli occhi su quello che accade in Israele!". Tutti gli arabi si rendono conto, dopo quaranta anni, che Israele ha delle bombe atomiche e che nessuno fa nulla a riguardo. Finché il mondo continuerà ad ignorare le armi atomiche di Israele, non potrà permettersi di dire qualunque cosa all'Iran. Se il mondo è davvero preoccupato, e se vuole sinceramente porre fine alla proliferazione nucleare, che cominci dall'inizio, vale a dire con Israele!
Silvia Cattori: Deve averle dato fastidio quando ha sentito Israele, che non è in regola, dire che è pronto a bombardare l'Iran, che, a questo punto, non ha assolutamente infranto alcuna regola!
Mordechaï Vanunu: Sì, mi fa uscire di senno. Non abbiamo nulla da rimproverare all'Iran: prima di fare qualsiasi cosa contro un qualunque altro paese, bisogna occuparsi del caso israeliano. Se qualcuno vuole prendersela con l'Iran, deve, innanzitutto, prendersela con Israele. Il mondo non può ignorare quello che fa Israele, in proposito, da più di quaranta anni. Gli Stati Uniti dovrebbero obbligare Israele a firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Ed è arrivato il momento anche per l'Europa di riconoscere ufficialmente che Israele possiede delle bombe atomiche. Tutto il mondo arabo dovrebbe essere estremamente preoccupato sentendo tutti questi discorsi che incriminano l'Iran, che non possiede alcuna arma atomica, e che continuano ad ignorare Israele.
Silvia Cattori: Quali sono gli stati che hanno cooperato con Israele?
Mordechaï Vanunu: Israele ha aiutato la Francia e la Gran Bretagna nella campagna contro l'Egitto nel 1956. Dopo l'operazione di Suez, la Francia e la Gran Bretagna hanno iniziato a cooperare al programma nucleare israeliano, per ringraziare Israele per il sostegno che ha loro fornito durante quella guerra.
Silvia Cattori: Il Sudafrica non ha aiutato Israele fino al 1991?
Mordechaï Vanunu: E' stato effettivamente in Sudafrica, nel deserto, che Israele ha proceduto ai suoi test nucleari.
Silvia Cattori: Sembra che negli anni sessanta il presidente Kennedy avrebbe chiesto che venissero effettuate delle ispezioni a Dimona in Israele. Lei vede un legame tra questa richiesta e il suo assassinio?
Mordechaï Vanunu: Credo che all'epoca di Kennedy gli Stati Uniti si fossero opposti al programma nucleare israeliano. Kennedy ha cercato di fermare Israele, a riguardo, ma il suo assassinio non gli ha lasciato il tempo. Secondo me, il momento dell'assassinio di Kennedy è legato alla diffusione delle armi nucleari in Israele e in altri paesi. Quelli che l'hanno assassinato erano favorevoli all'espansione nucleare. Grazie all'eliminazione dell'importuno Kennedy, la proliferazione ha potuto continuare. Di fatto, i presidenti Johnson e Nixon [che sono succeduti a Kennedy, ndt] non hanno creato alcun inconveniente: hanno lasciato fare Israele. Constatiamo semplicemente che, dopo l'assassinio di Kennedy, si è manifestato un cambiamento che andava in quella direzione.
Silvia Cattori: La sua denuncia non ha impedito a Israele di mantenere tabù questa questione: è riuscito a non inimicarsi le grandi potenze. La sua strategia poco trasparente non si sarebbe dunque accertata efficace?
Mordechaï Vanunu: E' meglio riconoscere la forza che dire di sì. Israele è un caso che fa scuola. Come può un piccolo paese sfidare il mondo intero e seguire una politica aggressiva senza preoccuparsi affatto degli altri? Gli israeliani sono riusciti a farlo all'epoca. Ma oggi, il mondo è cambiato. La Guerra fredda è finita, il comunismo è sconfitto, il mondo si orienta verso la pace: si capisce, le armi nucleari non aiuteranno Israele in niente.
Adesso che Israele deve mostrare che desidera la pace, e in che modo intende contribuirvi, per questo paese, che utilità potrebbero avere le armi nucleari? La politica nucleare israeliana era possibile nel contesto della Guerra fredda. Ma oggi, dobbiamo far sì che Israele adotti una nuova politica, che dimostri al mondo intero che vuole la pace e che riconosca di non aver assolutamente bisogno delle armi atomiche.
Silvia Cattori: Negli anni cinquanta Israele già disponeva di un considerevole armamento. Che motivo aveva quindi di dotarsi dell'arma nucleare?
Mordechaï Vanunu: Un paese anche piccolo come Israele non ha alcun valido motivo di detenere un numero così vasto di armi atomiche. E' un po' come se il programma di armamento nucleare di Israele gli avesse montato la testa. Non si può in alcun caso usare l'arma atomica nella regione: tutte le bombe atomiche che verrebbero utilizzate contro la Siria, l'Egitto o la Giordania avrebbero effetti radioattivi e renderebbero la vita impossibile anche in Israele. Ogni bomba danneggerebbe anche Israele. Fino a qui, gli israeliani non hanno neanche il diritto di discutere tra loro. Tuttavia, questo problema preoccupa tutti. Attendiamo la risposta di Israele su questo problema.
Silvia Cattori: Per Israele non si tratta di un'arma che gli permette di mantenere lo status quo? Di uno strumento di ricatto politico? E' per poter discutere coi grandi allo stesso livello - Stati Uniti in testa - e non concedere nulla agli arabi, che Israele ha defraudato e che sono deboli militarmente?
Mordechaï Vanunu: Sì, è proprio così. Israele usa la potenza delle armi nucleari per assestare le sue politiche. Israele ha molto potere, annienta i suoi vicini con l'arroganza. Gli Stati Uniti - anche loro! - non sono nella condizione di dire agli israeliani quello che devono fare. L'Europa, oggi, si rende conto della potenza di Israele. Anche senza usare la bomba atomica, anche senza brandire la minaccia che gli farebbero, gli israeliani possono imporre il loro potere, posso fare assolutamente ciò che vogliono: possono innalzare muraglie, possono edificare colonie in Palestina, nessuno è nella condizione di dire loro che non hanno il diritto di farlo perché sono estremamente potenti. Si tratta del risultato dell' uso delle armi atomiche a scopi di ricatto politico. Possono usare la bomba atomica contro ogni paese che vorrebbe fermare la loro politica aggressiva verso i palestinesi. Questa è la situazione oggi. Il mondo intero lo sa, tutto il mondo lo sa. C'è un'altra ragione per cui né gli Stati Uniti né l'Europa fanno nulla: loro sanno fino a che punto Israele è potente. Di conseguenza, il modo migliore di neutralizzare Israele consiste nel far sapere la verità al mondo e nel studiare quello che succede, nel campo dell'armamento atomico, finché vi rinuncia.
Silvia Cattori: Israele ha pensato di ricorrere all'arma nucleare contro i suoi vicini arabi nel 1973?
Mordechaï Vanunu: Sì. Nel 1973, Israele era pronto a utilizzare delle armi atomiche contro la Siria. E contro l'Egitto.
Silvia Cattori: Per aver rivelato un segreto di Stato, lei ha molto sofferto. Alla fine, per quale risultato?
Mordechaï Vanunu: Innanzitutto, il mondo ha adesso la prova che Israele possiede delle armi atomiche. Nessuno, oramai, può più ignorare la verità per quanto riguarda il progetto nucleare di Israele. Detto questo, Israele si è trovato nell'impossibilità di ricorrere a queste armi. Un altro risultato della mia azione riguarda il fatto che il mondo ha preso coscienza di ciò che ha fatto questo piccolo Stato ebreo, nel segreto più assoluto. E il mondo ha anche scoperto su quali menzogne e su quale disinformazione è stato edificato questo Stato. Il fatto di sapere che un paese così piccolo sia stato capace di fabbricare segretamente duecento bombe atomiche ha contribuito ad allettare l'opinione pubblica mondiale sul suo comportamento.
La paura che un altro piccolo paese possa fare la stessa cosa e fabbricare delle armi atomiche ha stimolato il mondo a riflettere sulla maniera di fermare la proliferazione nucleare e di impedire ad Israele di aiutare altri paesi ad usare queste armi, in futuro. Quando il mondo è venuto a conoscenza di ciò che Israele ha fatto nel più grande segreto, si è manifestata la paura per la proliferazione nucleare. Il mondo ha preso coscienza del potere di Israele e ha iniziato ad esercitare delle pressioni su questo paese per costringerlo a fare la pace coi palestinesi e col mondo arabo. Israele non aveva più alcun motivo di affermare che temeva i suoi vicini arabi dal momento che disponeva, dalla fine degli anni cinquanta, di una quantità di armi sufficiente per assicurare la sua sicurezza.
Silvia Cattori: Per quale ragioni Israele continua a perseguitarla?
Mordechaï Vanunu: Quello che ho fatto ha irritato molto gli atteggiamenti politici israeliani! Gli israeliani hanno dovuto cambiare i loro piani. La politica nucleare segreta di Israele è l'opera di Shimon Pérès. Ed ecco che è stata distrutta questa politica che consiste nel fabbricare armi atomiche clandestinamente. A causa di questa rivelazione, Israele ha dovuto prendere una nuova direzione, definire nuovi piani e quello a cui assistiamo oggi è la conseguenza delle mie rivelazioni. Hanno dovuto inventare nuovi tipi di armi. Oggi, costruiscono il muro, i check-point, le colonie e hanno fatto in modo di rendere la società ebrea più religiosa, più nazionalista, più razzista. Invece di andare in un'altra direzione, invece di comprendere che esiste anche la soluzione della pace, invece di riconoscere ai palestinesi gli stessi diritti e di porre fine al conflitto. Israele non vuole porre fine al conflitto. Ciò che vuole Israele è continuare a costruire la sua muraglia e le sue colonie.
Silvia Cattori: Lei ha compiuto una vera e propria impresa!
Mordechaï Vanunu: In qualità di essere umano, ho fatto qualcosa per la sicurezza e il rispetto dell'umanità. Ogni paese ha il dovere di rispettarci, tutti, in quanto esseri umani, qualunque sia la nostra fede religiosa, ebrei, cristiani, musulmani, buddisti. Israele ha un grosso problema: non rispetta gli esseri umani. Quello che ha potuto fare, perchè non considera gli esseri umani uguali, è assolutamente terribile. Per l'immagine di Israele, il risultato è devastante; lo Stato di Israele non è in nessun caso una democrazia. Lo Stato di Israele è razzista. Il mondo dovrebbe sapere che Israele mette in pratica una politica di apartheid: se si è ebrei, si ha il diritto di andare dove si vuole e di fare ciò che sembra giusto; se non si è ebrei, non si ha alcun diritto. Questo razzismo è
il vero e proprio problema con quale Israele si confronta. Israele è assolutamente incapace di dimostrare di essere una democrazia. Nessuno può accettare questo Stato razzista: né gli Stati Uniti né l'Europa. Le armi nucleari israeliane, potrebbero, a rigore, accettarle . Ma come potrebbero giustificare questo Stato di apartheid fascista?
Silvia Cattori: Sembra che lei si rifiuti di riconoscere la legittimità di questo Stato?
Mordechaï Vanunu: Certamente. E' quello che ho detto quando sono uscito di prigione: noi non dobbiamo accettare questo Stato ebreo. Lo Stato ebreo di Israele è l'opposto della democrazia; noi abbiamo bisogno di uno Stato per tutti i suoi cittadini, a prescindere dalla fede religiosa. La soluzione è uno Stato unico per tutti i suoi abitanti, di tutte le religioni come succede nelle democrazie quali la Francia o la Svizzera, e non uno Stato solo per gli ebrei. Uno Stato ebreo non ha assolutamente alcun motivo di esistere. Gli ebrei non hanno bisogno di un regime fondamentalista come quello che regna in Iran. Le persone hanno bisogno di una vera e propria democrazia che rispetti gli esseri umani. Oggi, in Medio Oriente abbiamo due Stati fondamentalisti: l'Iran e Israele. Ma in materia di fondamentalismo, Israele è molto in anticipo, anche sull'Iran!
Silvia Cattori: Secondo lei, Israele è, quindi, una grande minaccia più dell'Iran?
Mordechaï Vanunu: Intendiamoci: sappiamo ciò che gli israeliani fanno subire al popolo palestinese da più di cinquanta anni! E' arrivato il momento di ricordarsi dell'olocausto palestinese e di preoccuparsene. I palestinesi hanno sofferto così tanto, e da tantissimo tempo, per questa oppressione. Gli ebrei non li rispettano affatto, non li considerano esseri umani; non riconoscono loro alcun diritto e continuano a perseguitarli, a mettere in pericolo la vita dei palestinesi e, di conseguenza, anche il loro stesso avvenire.
Silvia Cattori: Cosa ha da dire al mio paese, la Svizzera, che è depositaria delle Convenzioni di Ginevra?
Mordechaï Vanunu: La Svizzera dovrebbe condannare chiaramente e ad alta voce la politica razzista di Israele, vale a dire tutte le violazioni dei diritti dei palestinesi, così come dei musulmani e dei cristiani. Ogni paese deve esigere dal governo israeliano che vengano rispettati coloro che non sono ebrei in quanto esseri umani. Di fatto, io non ho il diritto di parlarle, non sono autorizzato a parlare a degli estranei; se lo faccio comunque, è a mio rischio e pericolo. Israele ha utilizzato i risarcimenti dell'Olocausto per fabbricare armi, per distruggere case e beni dei palestinesi. Sarei molto contento se il suo paese mi rilasciasse un passaporto e mi aiutasse a lasciare questo paese, Israele. Qui la vita è molto dura. Se si è ebrei, non si ha alcun problema; se non lo si è (o non lo si è più), si è trattati senza il minimo rispetto.

Note: Silvia Cattori è una giornalista svizzera
Fonte : www.voltairenet.org
Link : http://www.voltairenet.org/article129626.html
14.10.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FLORIANA FIGURA
Testo diffuso dalla Lista_di_Geopolitica@yahoogroups.com
24novembre 2005 9:15 AM
Subject: [Geopolitica] Intervista a Vanunu
Vanunu è fra gli "eroi della pace" in questa pagina web
http://www.peaceheroes.com/list.htm