giovedì 4 novembre 2010

LA NANOTECNOLOGIA E I SUOI RISCHI PER L’ESSERE UMANO, IL DNA E L’AMBIENTE


A CURA DELPROJECT CENSORED

Noi tutti pensiamo che gli articoli personali di uso quotidiano siano inoffensivi: cosmetici, lozioni abbronzanti, calze e abbigliamento sportivo, ma questi prodotti potrebbero contenere particelle nanotech (novità sviluppata dalla cosiddetta nanotecnologia). Le minuscole particelle generate dalla nanotecnologia hanno dimostrato la loro capacità di far ammalare e uccidere i lavoratori di fabbriche che utilizzano questo tipo di tecnologia. I rischi conosciuti per la salute umana includono danni gravi e permanenti al polmone, mentre gli studi sulle cellule rivelano danni genetici al DNA. Estremamente tossiche per la fauna acquatica, le nanoparticelle comportano chiari rischi per molte specie e minacciano l’intera catena alimentare.

Le nanoparticelle sono state presentate dall’industria come il meraviglioso ingrediente di nuovi prodotti per l’igiene personale, il confezionamento degli alimenti, le vernici, le procedure mediche, gli articoli farmaceutici, gli pneumatici e i pezzi di automobile, tra il numero sempre crescente di altri prodotti di consumo. Le compagnie cosmetiche aggiungono nanoparticelle di diossido di titano alle creme solari per renderle trasparenti sulla pelle. I produttori di abbigliamento sportivo hanno inventato vestiti inodori che contengono nanoparticelle d’argento, due volte più tossiche per i batteri rispetto alla candeggina. Le compagnie industriali automobilistiche hanno aggiunto nanofibre di carbonio per rinforzare pneumatici e pannelli di carrozzeria.

Secondo il Progetto USA sulle Nanotecnologie Emergenti (PEN), gli articoli per la salute e il fitness continuano a dominare l’offerta della produzione nanotecnologica, raggiungendo il 60% dei prodotti conosciuti. Il nanoargento è il nanomateriale più utilizzato, grazie alle sue proprietà antimicrobiche, nella fabbricazione di gran parte di prodotti, infatti, ben 259 di essi lo contengono (il 26% di 1.000 articoli studiati). L’inventario aggiornato del PEN presenta i prodotti di 24 paesi, incluso Stati Uniti, Cina, Canada e Germania.

Finora i nanomateriali sono stati così poco compresi che gli scienziati non sono in grado di predire come si comporteranno e di testare la loro sicurezza. Più di 1.000 articoli di consumo manifatturati con nanoparticelle, che possono essere fino a 100 volte più piccole di un virus, sono già sul mercato, nonostante la quasi totale assenza di dati certi sui pericoli che comportano per la salute umana e l’ambiente. E mentre queste particelle atomiche possono essere un beneficio in alcune applicazioni mediche, scienziati e ambientalisti richiedono maggiori studi. Fino ad oggi sono pochi gli effetti nocivi riscontrati di questa nuova tecnologia virtualmente non regolamentare. Ma questa mancanza potrebbe essere dovuta proprio agli scarsi studi che sono stati condotti nella fretta di trovare un sempre maggior numero di applicazioni nanotech redditizie.

La nanotecnologia, la scienza dell’infinitamente piccolo, è un’importante industria emergente, con un mercato annuale proiettato intorno a un trilione di dollari statunitensi entro il 2015. Essa implica la manipolazione o la produzione di nuovi materiali a partire da piccole porzioni di materia leggermente più grandi di atomi e molecole; argento e carbonio costituiscono i materiali base più importanti.

I nanomateriali sono più piccoli del diametro di un capello umano e possono essere osservati solo attraverso potenti microscopi. Un nanometro è la miliardesima parte di un metro, un capello umano misura circa 80.000 nanometri. Un atomo è pressappoco la terza parte di un nanometro e le nanoparticelle sono gruppi di atomi di solito più piccoli di cento nanometri. Le minuscole particelle di materiali presentano spesso proprietà uniche e diverse da quelle degli stessi materiali in scala più grande. Le nanoparticelle devono il loro successo alle straordinarie, e a volte davvero insolite, proprietà che possiedono. Ad esempio, le racchette da tennis fatte con nanotubi di carbonio sono incredibilmente forti, mentre i pezzi più grandi di grafite si rompono facilmente. L’industria medica sta investendo enormemente sulle nanoparticelle per creare farmaci di precisione in grado di mirare a specifici tessuti, come le cellule cancerose. Mentre alcuni di questi nuovi materiali possono avere applicazioni benefiche nelle procedure mediche, medicazioni di ferite e prodotti farmaceutici, cresce la preoccupazione sui possibili effetti tossici. Le nanoparticelle sono state collegate soprattutto alle malattie polmonari e ai danni genetici.

Nel corso di un nuovo studio britannico, gli investigatori hanno riscontrato un processo mai visto prima, soprannominato “toxic gossip”, in cui le nanoparticelle di metallo danneggiano il DNA, perfino attraverso le barriere di tessuto epidermico intatte. I ricercatori hanno definito la scoperta come un’”enorme sorpresa”, poiché le nanoparticelle, sembra, abbiano indirettamente creato dei danni.

Adesso, per la prima volta, uno studio scientifico ha stabilito una relazione chiara e causale tra il contatto umano con le nanoparticelle e gravi problemi di salute. Secondo un articolo pubblicato sull’ European Respiratory Journal da un gruppo di ricercatori cinesi diretti da Yuguo Song, del Dipartimento di Medicina del Lavoro e Tossicologia Clinica del Chaoyang Hospital di Beijing, sette giovani operaie si sono gravemente ammalate dopo aver lavorato in una fabbrica di vernici che utilizzava la nanotecnologia. Le operaie hanno sofferto danni gravi e permanenti ai polmoni, oltre ad eruzioni cutanee su viso e braccia. Due di loro sono morte, mentre le altre cinque non sono ancora guarite, nonostante siano passati diversi anni.

Circa cinquecento studi hanno dimostrato la tossicità della nanotecnologia per gli animali, le cellule umane e l’ambiente. Sebbene l’articolo di Song provi per la prima volta l’evidenza della tossicità negli esseri umani, secondo la ricercatrice Silvia Ribeiro questo risultato potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un’industria estremamente rischiosa.

Gli agglomerati di nanoparticelle dello stesso materiale, invece, si comportano diversamente, in modo più potente, più tossico, ed hanno proprietà radicalmente differenti. Ciò che le rende così utili rende anche la loro sicurezza così incerta. È necessaria una ricerca immediata e approfondita sulla tossicità delle nanoparticelle. Gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente derivano dalle nanoparticelle che si riversano nei condotti idrici attraverso il trattamento delle acque reflue, colpendo gli organismi che vivono nell’acqua e le persone che bevono e cucinano con quell’acqua.

Le nanoparticelle che destano maggiore preoccupazione sono tre: quelle d’argento, le nanofibre di carbonio, e le cosiddette “buckyballs”, ovvero microscopiche strutture di carbonio a forma di pallone da calcio.

Il nanoargento è noto per la sua alta tossicità verso la vita acquatica. Mentre per gli esseri umani l’argento risulta più sicuro di altri metalli tossici come il piombo e il cromo, per gli organismi acquatici purtroppo non è così. L’argento è più tossico per molti organismi di acqua dolce e salata, risalendo dal fitoplancton (alla base della catena alimentare) fino agli invertebrati marini, come ostriche e lumache, e ad altri tipi di pesce, soprattutto nella loro fase di crescita. Molte specie di pesci e crostacei, così come i pesci di cui si nutrono, sono vulnerabili. La prolungata esposizione all’argento colpisce e spezza la salute dell’ecosistema. Il nanoargento è significativamente più tossico dei pezzi d’argento perché le particelle microscopiche in una vasta area aumentano la loro capacità di interagire con l’ambiente. È stata comprovata la capacità del nanoargento di rompersi, scomporsi e infiltrarsi nell’acqua quando, per esempio, gli indumenti sportivi contenenti nanoparticelle d’argento per il controllo degli odori, vengono centrifugati nelle lavatrici. Secondo uno studio sulle nanoparticelle d’argento utilizzate come antimicrobici nei tessuti, su sette campioni testati, quattro di questi hanno perso dal 20 al 35% dell’ argento al loro primo lavaggio e, una marca, ha perso la metà del suo contenuto d’argento già dopo i primi due lavaggi, andando a finire direttamente nell’ambiente. Molti corsi d’acqua si stanno riprendendo dagli alti livelli d’argento introdotti dall’industria fotografica durante il ventesimo secolo. I nuovi prodotti contenenti nanoparticelle d’argento possono risultare altamente tossici per i livelli d’argento che verrebbero così reintrodotti nei fiumi e nei laghi attraverso gli impianti per il trattamento delle acque.

Le nanofibre di carbonio aggiunte agli pneumatici e intessute nell’abbigliamento per produrre diversi colori senza utilizzare tinte, sono tendenzialmente usate anche in prodotti attraverso i quali potrebbero essere inalate provocando danni ai polmoni. In uno studio pubblicato sul Journal of Molecular Cell Biology, i ricercatori cinesi hanno scoperto che una classe di nanoparticelle ampiamente sviluppata in medicina, dendrimeri poliamidoaminici (PAMAM), causano danni ai polmoni innescando un tipo di cellule programmate, conosciute come cellule mortali autofagiche. Inoltre, le “buckyballs” a base di carbonio hanno dimostrato di essere assorbite dagli organismi semplici, sollevando la preoccupazione che le sostanze tossiche contaminino la catena alimentare danneggiandola alla base.

Oggi, secondo il PEN, più di un migliaio di prodotti basati sulla nanotecnologia, sono stati resi disponibili ai consumatori di tutto il mondo. Il più recente aggiornamento dell’inventario, risalente a tre anni e mezzo fa, riflette il crescente utilizzo delle minuscole particelle in ogni cosa, dai prodotti convenzionali come gli utensili da cucina antiaderenti, accendigas, racchette da tennis più resistenti, fino a dispositivi sofisticati come sensori indossabili che monitorizzano la postura.

“L’uso di nanotecnologia nei prodotti per i consumatori continua a crescere rapidamente”, afferma il direttore del PEN David Rejeski. Quando abbiamo fatto partire l’inventario nel marzo 2006, c’erano soltanto 212 prodotti. Se l’introduzione di nuovi prodotti dovesse continuare a questo ritmo, il suo numero potrebbe avvicinarsi a 1.600 entro i prossimi due anni. Questo porterà a delle significative cause per negligenza contro organismi come la Food and Drugs Administration (Agenzia per gli Alimenti e i medicinali, FAD nelle sua sigla inglese) e la Consumer Product Safety Commission (CPSC), che spesso adottano meccanismi insufficienti a identificare prodotti nanotech prima che entrino a far parte del mercato”.

Maggiori informazioni sulle nanotecnologie:
www.fda.gov/ScienceResearch/SpecialTopics/Nanotechnology/FrequentlyAskedQuestions/ default.htm.



Aggiornamento di Paul Eubig e Wendy Hessler, Environmental Health News

Abbiamo ritenuto questa storia interessante perché la ricerca si trova in una fase iniziale verso la definizione di quanto i prodotti dei consumatori contribuiscano alla presenza di nanoparticelle nell’ambiente. Conoscere l’ammontare della sostanza chimica che entra nell’ambiente, è un presupposto necessario per stimare il rischio che il contaminante solleva per l’ambiente e la salute umana. In generale, questa storia ha catturato la nostra attenzione perché gli interrogativi che suscita riflettono preoccupazioni a cui non sono anora state date risposte.

Questa tematica non è stata abbastanza divulgata. Brevi recensioni sono apparse sul New York Times e su Chemical & Engineering News. L´Environmental Health News ha fatto riferimento a un seguito interessante su Particle and Fibre Toxicology [Tossicologia delle Particelle e delle Fibre n.d.t.], che dimostrava come i tessuti trattati con questa tecnologia rilasciassero nanoparticelle d´argento quando esposti a sudore umano artificiale. Pertanto sta emergendo un quadro secondo il quale le nanoparticelle d’argento fuoriescono dai prodotti, esponendo gli umani e insinuandosi nella rete fluviale ad un’estensione più grande di quanto si sarebbe potuto immaginare. Intanto, secondo alcuni articoli apparsi su Environmental Health Perspectives e Small, altri ricercatori hanno dimostrato gli effetti nocivi delle nanoparticelle d’argento, rispettivamente nello sviluppo delle cellule nervose e negli embrioni dei pesci.

L’intenzione non è colpire le nanoparticelle d’argento ma piuttosto richiamare l’attenzione su un argomento più ampio: la sicurezza della nanotecnologia. Il grande potenziale della nanotecnologia per rivoluzionare un ampio spettro di campi, dalla produzione e gestione energetica, alla salute, e ai beni di consumo, si sta gradualmente realizzando.

Inoltre, la nanotecnologia fornisce importanti prove per le valutazioni di sicurezza. La composizione, misura e struttura delle nanoparticlle sono alcuni dei numerosi fattori che influenzano la loro azione nel corpo o nell’ambiente. In più, alcuni ti pi particolari di nanoparticelle, come l’argento, non agiscono necessariamente come molecole individuali o atomi della stessa sostanza, come l’argento ionico, libero.

Sfortunatamente, gli organi di controllo sono stati lenti nel contenere la rapida emergenza della nanotecnologia sul posto di lavoro e in casa, e più in generale nell’ambiente, in un vertiginoso gioco al recupero, in cui le applicazioni di nanotecnologia continuano a moltiplicarsi, mentre le regole del campo di gioco non sono state ancora ben definite. I fulcri dell’attuale dibattito su quanto siano sufficienti i dati esistenti sulla sicurezza per i prodotti che contengono nanoparticelle, o ulteriori valutazioni degli impatti sulla salute umana e ambientale, devono essere ancora svolte.

Il secolo scorso ci fornisce numerosi esempi di sostanze chimiche come il piombo, il diclorodifeniltricloroetano (DDT), e i bifenili policlorurati (PCB) per nominarne alcuni, che inizialmente vennero considerati vantaggiosi, dimostrarono in seguito di causare effetti secondari nocivi sulla salute umana o sull’ambiente, al punto da annullarne i benefici. La nostra ricerca aspira ad aiutare la società nel ricordare le lezioni del passato e a essere cauti nell’accogliere la promessa del futuro.

Fonti:

Carole Bass, “Tiny Troubles: Nanoparticles are Changing Everything From our Sunscreen to our Supplements,” E Magazine, July/August 2009, http://www.emagazine .com/view/?4723.

Janet Raloff, “Nanoparticles’ Indirect Threat to DNA,” Science News, November 5, 2009,http://www.sciencenews.org/view/generic/id/49191/title/Science_%2B_the _Public__Nanoparticles_indirect_threat_to_DNA.

L. Geranio, M. Heuberger, and B. Nowack, “The Behavior of Silver Nanotextiles During Washing,” Environmental Science & Technology, September 24, 2009, http://pubs.acs .org/doi/abs/10.1021/es9018332.

Paul Eugib, DVM, and Wendy Hessler, “Silver Migrates From Treated Fabrics,”Environmental Health News, January 7, 2010, http://www.environmentalhealthnews .org/ehs/newscience/silver-migrates-from-nanoparticle-treated-fabrics.

David Rejeski, “Nanotech-enabled Consumer Products Top the 1,000 Mark,” Project on Emerging Nanotechnologies, August 25, 2009, http://www.nanotechproject.org/ news/archive/8277.

Y. Song, X. Li, and X. Du, “Exposure to Nanoparticles Is Related to Pleural Effusion, Pulmonary Fibrosis and Granuloma,” European Respiratory Journal, August, 20, 2009, http://www.erj.ersjournals.com/cgi/content/abstract/34/3/559.

Science Daily Staff, “Health Risks of Nanotechnology: How Nanoparticles Can Cause Lung Damage, and How the Damage Can Be Blocked,” Science Daily, June 11, 2009, http://www.sciencedaily.com/releases/2009/06/090610192431.htm.

Science and Technology Committee, “Nanotechnologies and Food, House of Lords Media Notice,” January 8, 2010, http://www.parliament.uk/parliamentary_committees/ lords_press_notices/pn080110st.cfm.

Ian Sample, “Attack of the Tiny Nano Particles—Be Slightly Afraid,” Organic Consumers Association, November 15, 2008, http://www.organicconsumers.org/ articles/article_15621.cfm.

George John, “Silver Nanoparticles Deadly to Bacteria,” Physorg.com, March 10, 2008, http://physorg.com/print124376552.html.

Nanowerk Spotlight, “Problematic New Findings Regarding Toxicity of Silver Nanoparticles,” Nanowerk.com, June 6, 2008, http://www.nanowerk.com/ spotlight/spotid=5966.php.

R. J. Aitken et al., “Nanoparticles: An Occupational Hygiene Review,” Institute of Occupational Medicine, Health and Safety Executive (Edinburgh), 2004, http://www.hse.gov.uk/research/rrhtm/rr274.htm (accessed November 2006).

Studenti Ricercatori:
Jody Lempa, Tina Shaerban, Katherine Tellez, and Jillian Wolande (DePaul University)

Valutatore accademico:
Marla Donato (DePaul University)

Titolo originale: "Nanotech Particles Pose Serious DNA Risks to Humans and the Environment "

Fonte: http://www.projectcensored.org
10.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SILVIA SOCCIO

Ulteriori risorse:

O. Bar-Ilan et al., “Toxicity Assessments of Multisized Gold and Silver Nanoparticles in Zebrafish Embryos,” Small 5, no.16 (2009): 1897–1910 [doi:10.1002/smll.200801716], www.environmentalhealthnews.org/ehs/news/nanosilver.

K. Kulthong et al., “Determination of Silver Nanoparticle Release From Antibacterial Fabrics into Artificial Sweat,” Particle and Fibre Toxicology 7, no. 1 (2010): 8 [doi:10.1186/1743-8977-7-8], http://www.environmentalhealthnews.org/ehs/ newscience/fabrics-release-silver-nanoparticles-into-artificial-sweat.

C. M. Powers et al., “Silver Impairs Neurodevelopment: Studies in PC12 Cells,”Environmental Health Perspectives 118, no. 1 (2009): 73–79 [doi:10.1289/ehp.0901149], http://www.environmentalhealthnews.org/ehs/newscience/silver-is-potent-neurotoxicant.

A. Halperin, “Nanosilver: Do We Know the Risks?” New Haven Independent, March 17, 2010, http://newhavenindependent.org/index.php/archives/entry/regulating_nanosilver_a_very _small_puzzle/id_24412.

National Nanotechnology Initiative FAQs: http://www.nano.gov/html/facts/home_facts.html

US Environmental Protection Agency’s Fact Sheet for Nanotechnology Under the Toxic Substances Control Act: http://www.epa.gov/oppt/nano/nano-facts.htm

US Environmental Protection Agency’s Nanotechnology White Paper, EPA 100/B-07/001 (February 15, 2007): http://www.epa.gov/OSA/nanotech.htm

US Food and Drug Administration’s Nanotechnology Web site: http://www.fda.gov/ScienceResearch/SpecialTopics/Nanotechnology/default.htm

Ricercatori che studiano l’impatto della nanotecnologia sull’ambiente, la salute e la sicurezza:
Stacey L. Harper, Oregon State University, 1007 ALS, Corvallis Oregon 97331, (541) 737-2791, stacey.harper@oregonstate.edu


giovedì 9 settembre 2010

Proteste in tutta europa


Mentre eravamo all'estero abbiamo avuto modo di sfogliare un giornale locale in distribuzione gratuita presso le stazioni della metropolitana.

In seconda pagina al centro campeggiava l'interessante trafiletto sul campionato di sedie da ufficio (quelle con le rotelle) che ha avuto luogo di recente in germania, con tanto di foto di un partecipante.

Già.

Vediamo invece a cosa si poteva dare un po' più di spazio..


Francia, un milione in piazza

Un milione di persone, o 2.7 milioni per gli organizzatori, raccolte in circa 200 cortei in tutta la Francia, hanno partecipato alla marcia di protesta contro la riforma delle pensioni voluta da Sarkozy.

Già a maggio una prima manifestazione di cui avevamo dato notizia quiaveva avuto successo.

Sarkozy ha dichiarato che indietro non si torna e che un ritocco della riforma è "fuori questione".

Uno degli obiettivi della tanto contestata riforma è l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 62 anni, il che evidentemente aiuta i conti pubblici, dal momento che ogni anno di pensione rimandato è un anno di stipendio pagato dall'azienda e un anno in meno pagato dallo stato.

Moltiplicate tutto per il numero di cittadini coinvolti ed avrete un'idea delle dimensioni della fregatura.
I francesi non demordono e i sindacati hanno indetto una nuova manifestazione per il 23 settembre ed altre iniziative per il 15 settembre.


Anche a Londra non scherzano

Metropolitana ferma a Londra

A Londra ha preso il via lunedì alle 17 uno sciopero di 24 ore dei dipendenti della metropolitana che ha creato ieri grossi disagi. A spingere i sindacati a indire lo sciopero - al quale potrebbero seguirne altri - è stato il piano di licenziamenti di 800 addetti alle biglietterie deciso da London Underground.


E anche in Spagna si organizzano

Mobilitazione in Spagna

I principali sindacati spagnoli, Ccoo e Ugt, hanno indetto uno sciopero generale il 29 settembre per protestare contro la riforma del mercato del lavoro voluta dal governo socialista (avevamo dato notizia qui).

La riforma punta a rendere meno rigido il mercato del lavoro nel tentativo di far fronte alla disoccupazione record (più del 20%), riducendo le indennità di licenziamento e i sussidi di disoccupazione.

Già.

E nel frattempo, in Grecia preferiscono le vie più pratiche


Grecia, camion assediano parlamento per protesta
da swissinfo

ATENE - Decine di autocarri sono stati parcheggiati stamani davanti al parlamento, nel centro di Atene, per protestare contro la politica di liberalizzazione del settore annunciata dal governo. I camionisti avevano chiesto un periodo di transizione più lungo, ma si sono visti rispondere no.

La manifestazione coincide con uno sciopero di quattro ore dei trasporti urbani, suburbani e ferroviari contro le riforme annunciate.

Anche in questo caso ne avevamo parlato qui.

Forse i camionisti greci leggono le news economico/finanziarie?


Grecia: peggiora recessione, Pil a -3,7% secondo trimestre

ATENE - Nel secondo trimestre del 2010 il Pil greco si è ridotto del 3,7%su base annuale, più del previsto secondo l'ufficio centrale di statistica nazionale.

Rispetto ai tre mesi precedenti la flessione è stata dell'1,8%.

Le stime iniziali parlavano di una riduzione del Pil nel secondo trimestre, su base annua, del 3,5% e rispetto al periodo precedente dell'1,5%.

Il peggioramento della situazione è dovuto ad un crollo dei consumi ridottisi del 5,1% e degli investimenti in fixed assets ridottisi del 18,6%.

Recentemente il ministro delle finanze Giorgio Papaconstantinou aveva detto di ritenere che nel 2010 la recessione sarebbe stata inferiore al previsto, ovvero sotto il 4%.


In effetti, aggiungiamo noi, era piuttosto prevedibile che si manifestasse uncrollo dei consumi.

Non c'e' bisogno di essere economisti per comprendere che:

* con le tasse che aumentano (la cura del FMI e dell'UE)
* con i servizi pubblici che diminuscono
* con il rallentamento dell'economia

le persone di qualunque stato hanno meno soldi in tasca. 

E, se hanno meno soldi in tasca, comprano meno cose. Il che riduce il gettito fiscale, per esempio da IVA, ma soprattutto con meno acquisti le aziende venderanno ancora meno, e dovranno abbassare i prezzi o ridurre il personale, e.... etc etc etc.

La classica traiettoria della depressione.


E così, in Italia


FMI: domanda privata in diminuzione
Anticipazioni dal World Economic Outlook di autunno del Fondo Monetario Internazionale via finanzaonline: "...il programmato consolidamento fiscaleindebolisce la domanda privata. Le nuove stime del Fmi sono di una crescita dell'1% nel 2011, lo 0,1 per cento meno rispetto a quanto precedentemente stimato. Per il 2010 le stime rimangono invece di una crescita dello 0,9%"

In parole normali, il "consolidamento fiscale" sta per

* tasse che aumentano
* servizi pubblici che diminuscono

e una minore competitività significa

* rallentamento dell'economia


e per tutta risposta...



Sindacalista fischiato

TORINO - Dopo le proteste contro il presidente del Senato, Renato Schifani, una nuova violenta contestazione alla Festa Nazionale del Pd colpisce Raffaele Bonanni. Accolto da fischi, lancio di banconote finte e dallo striscione 'Marchionne comanda e Bonanni obbedisce', il leader della Cisl, appena salito sul palco di piazza Castello, viene sfiorato da un fumogeno che non lo ferisce.


ma soprattutto


Letame alla festa della lega

Lancio di letame avvenuto alla festa di Cuveglio (paese della Valcuvia), durante la visita del ministro della Lega Umberto Bossi. I sacchetti di letame sono piovuti sulla pista da ballo poco prima della mezzanotte, a circa una trentina di metri dal tavolo dove il ministro era seduto con la famiglia e alcuni colonnelli del Carroccio, tra cui il deputato Marco Reguzzoni, la vicepresidente del senato Rosi Mauro, il consigliere regionale Giangiacomo Longoni e sei sindaci della zona, costringendo il gruppo musicale a interrompere la propria performance.

Già.

Italiani, eterni secondi.

Saluti felici

Felice Capretta
Ti potrebbero anche interessare:


mercoledì 18 agosto 2010

PeaceReporter - La Corte Costituzionale colombiana boccia l'accordo sulle basi militari Usa

PeaceReporter - La Corte Costituzionale colombiana boccia l'accordo sulle basi militari Usa

venerdì 21 maggio 2010

L’ ATTENTATO DI TIMES SQUARE E LA FOLLIA DELL’ AGENDA IMPERIALE DEL PETROLIO


di Larry Chin – 21/05/2010
Fonte: http://onlinejournal.com/  Comedonchisciotte



Di fronte alla fine dell’era del petrolio e al crollo sistemico, i leader dell’impero angloamericano si sono impegnati in giochi a somma zero sempre più violenti e palesemente futili per recuperare quanto rimane di un milieu governativo ed economico corrotto.
L’impero in crisi
Dalla catastrofe della piattaforma della BP Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, il crollo dei mercati azionari, e dalle conseguenze sanguinose delle guerre fabbricate è chiaro che l’impero ha perso il controllo del suo stesso sistema criminale.
- Ripartire risorse in diminuzione tra i competitori, alcuni dei quali possiedono armi nucleari;
Come ha scritto Michael C. Ruppert nel suo libro del 2004 intitolato Crossing the Rubicon:
Ci sono molti fattori che devono gestire adesso i governanti dell’impero americano quando guardano la loro delusionale mappa del mondo. Devono:
- Mantenere ed espandere il loro controllo sul gas e sul petrolio rimanenti per assicurarsi il predominio globale e mantenere l’ordine tra i cittadini dell’impero;
- Simultaneamente, devono gestire un sistema economico globale, reso possibile dall’energia da idrocarburi, che sta crollando ed in cui la crescente popolazione chiede più cose che possono essere fornite solo usando ancor più energia da idrocarburi;
- Devono riconoscere che non possono salvare la loro economia senza vendere più di questi prodotti;
- Devono controllare l’esplosione della domanda di petrolio e gas attraverso l’ingegnerizzazione di recessioni e guerre che frantumano le economie nazionali;
– Devono nascondere le prove che stanno sistematicamente saccheggiando la ricchezza di tutte le persone sul pianeta persino della loro stessa gente – per poter mantenere il controllo;
- Devono mantenere un sistema segreto di reddito per fornire abbastanza capitale in nero per il vantaggio militare; migliorare la loro posizione tecnologica, e finanziare operazioni segrete;
- Devono reprimere ogni dissenso ed evitare ogni esposizione alle proprie azioni;
-Devono convincere la popolazione che sono onesti;
- Devono sterminare abbastanza persone per poter mantenere il controllo dopo che le forniture di petrolio saranno diminuite al punto della fame energetica”.
Questo ordine del giorno, le sue tragiche conseguenze e infine la sua futilità, non sono mai stati più ovvi che negli eventi senza precedenti delle settimane scorse.
La Deepwater Horizon della BP: un “evento di estinzione”
L’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon e la risultante superfuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è il peggior disastro provocato dall’uomo, e la più grande e abominevole azione di distruzione ambientale della storia.
Questa superbomba galleggiante rimane completamente fuori controllo, vomitando centinaia di migliaia di galloni di petrolio nel Golfo, espandendosi in direzioni che non possono essere previste, e diventando esponenzialmente peggiore ogni secondo che passa. Minaccia di inghiottire l’intero Golfo del Messico, l’intera costa meridionale e sudorientale degli Stati Uniti e del Mississippi, ed è sul punto di spargersi in tutti gli oceani del mondo. Gli animali, la vita dell’uomo, le industrie, le economie e i mezzi di sostentamento, tutte queste cose rischiano potenzialmente dei danni permanenti e la distruzione. È anche possibile che non si potrà più navigare nel Golfo.
Quello che è certo è che questa catastrofe, resa possibile dall’agenda dell’impero angloamericano — continuerà ad uccidere per generazioni, rendendo potenzialmente l’intero Golfo del Messico una zona morta.
Per settimane, la BP, i funzionari del governo e i media sono stati impegnati in unamassiccia copertura, mentendo sull’indicibile reale entità del disastro, e mentendo sugli sforzi di bonifica e di contenimento. Secondo un portavoce di Greenpeace, non c’è mai stata una risposta efficace ad una fuoriuscita di petrolio, e la BP al presente non sta facendo altro che un “teatro di risposta”. Tutti i tentativi di contenere il geyser — ciascuno di questi una serie di teorie ed esperimenti falliti — sono stati futili ed inefficaci.
L’uso da parte della BP dei disperdenti chimici tossici è stato almeno in parte, un tentativo di oscurare l’orrore visivo della marea nera dalle telecamere di informazione. I disperdenti, di per sé estremamente tossici, hanno contribuito ad aumentare la tossicità della marea nera senza eliminare realmente alcun petrolio.
Secondo questa terribile analisi di un esperto, ciò che è visibile in superficie, già delle dimensioni dello stato del Maryland, potrebbe essere solo il 20 per cento della reale scala riportata del vulcano artificiale di liquame tossico. Gigantesche emissioni di gas naturale minacciano di esaurire l’ossigeno nelle acque del Golfo.
La quantità senza precedenti di petrolio che si sprigiona verso l’esterno — forse fino a quattro barili di petrolio al secondo — solleva inoltre delle questioni sulla reale grandezza dello stesso bacino. Citando la stessa analisi: “Questo è un vulcano di petrolio incontrollato che sgorga [con una pressione] di 70 000 psi, da un bacino grande quasi quanto il Golfo, con il consumo di trilioni stimati di barili di petrolio e gas. È questo deposito che mi fa ricordare alla gente di ciò che mi ha detto un geologo della Shell circa il deposito. Questa era la citazione “crisi energetica … , diamine! Abbiamo paura non avere più aria da bruciare”. Questo deposito è molto esteso. Copre un’area off shore di circa 38 000 km quadrati. Il gas naturale e il petrolio stanno fuoriuscendo dal deposito verso l’entroterra fino all’Alabama Centrale, alla Florida e persino fino alla Louisiana, quasi fino al Texas. Quello a cui stiamo assistendo adesso potrebbe non essere che una piccola parte di quello che potrebbe succedere se le cose andassero in pezzi, come può succedere in queste circostanze. Se questa cosa scoppiasse, potrebbe essere come il Caldera dello Yellowstone , ma a 1,5 km sotto il mare, da un’apertura di 400 metri, con fino a 150 000 psi di petrolio e gas dietro.
“Questo sarebbe un evento di estinzione”.
I memo che sono trapelati suggeriscono che i funzionari del governo fossero consapevoli del potenziale scenario da incubo. Lasceremo semplicemente che questo “succeda” con il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi?
La BP, la Halliburton e la Transocean — notorie icone del “capitalismo dei disastri” — godono di legami forti e duraturi con i governi mondiali, e con le loro strategie petrolifere mondiali.
Entrambe le amministrazioni di Bush-Cheney e di Obama, e la Minerals Management Service (MMS) [sono] direttamente coinvolte nel consentire alla BP di far operare la Deepwater Horizon in modo irresponsabile, proteggendo la BP dai requisiti di regolazione. Tutto ciò nonostante il fatto che la BP ha una storia di irresponsabilità e disastri alle spalle, nota in tutta l’industria energetica.
Il caso implica Dick Cheney e il National Energy Policy Development Group (NEPDG), la “task force energetica” segreta di Cheney, che potrebbe aver fornito alla BP e ad altri giganti petroliferi una licenza per entrare in produzione con un percorso “fast track”, ovvero più veloce, senza le necessarie misure di sicurezza, e senza dare la giusta considerazione a potenziali fuoriuscite catastrofiche o a danni ambientali permanenti.
Quale punizione, se ce ne sarà una, dovrà affrontare la BP per aver reso l’intero Golfo del Messico una zona morta; per aver minacciato tutta l’umanità? Una serie di inutili udienze in cui i membri inetti e corrotti del Congresso aiutano i direttori della BP, della Halliburton e della Transocean a mantenere la loro innocenza, facendo concessioni per gli “errori”? Multe? Promesse che “non succederà più” mentre è in corso un’apocalisse?
Solo il costo economico può potenzialmente far cadere un’economia mondiale che già barcolla sull’orlo del collasso. I prezzi del petrolio saranno sconvolti per decenni.
È un’amara ironia che la Deepwater Horizon, che solo settimane fa era considerata come l’ultima grande speranza dell’impero, rappresenterà invece il suo suicidio.
Tuttavia, persino mentre il megavulcano di liquame tossico inghiotte incessantemente più geografia nelle settimane e nei mesi a venire, i leader dell’impero si rifiutano ancora di fermarsi.
L’amministrazione Obama ha concesso 27 nuove autorizzazioni alle grandi società petrolifere dopo l’esplosione della BP, permettendo loro di intraprendere nuove trivellazioni ed esplorazioni, senza il dovuto riesame ambientale — nel Golfo del Messico.
Il climate and energy bill di Kerry-Lieberman, approvato dal Congresso negli scorsi giorni, prevede altre trivellazioni offshore nel paese, insieme al “carbone pulito” (una frode e un mito, perpetrato dall’industria del carbone, che il Congresso e l’amministrazione Obama continuano a spingere).
Più “guerra al terrorismo” per più petrolio
Mentre nel Golfo del Messico ha luogo una calamità non voluta, continua il caos programmato del petrolio nel Medio Oriente ed in Asia Centrale.
Non è chiaro se lo sventato attacco di Times Square è stato un atto tentato di “reale” terrorismo o vendetta, un incidente sotto falsa bandiera, un doppio o triplo gioco fatto da agenzie di intelligence rivali, o una completa fabbricazione.
Mentre i particolari del caso contro il presunto attentatore Faisal Shahzad rimangono nelle mani delle fuorvianti forze dell’ordine e degli ufficiali americani, il fallito attentato fornisce all’amministrazione Obama l’occasione per una doppia propaganda. L’amministrazione ha ora il pretesto per espandere la “guerra al terrorismo” in Pakistan, in Waziristan e in Iran, e di rafforzare ulteriormente la sua posizione sulle più grandi forniture di petrolio e di gas rimaste del Medio Oriente e dell’Asia Centrale. È stato inoltre una diversione per distogliere l’attenzione dal cataclisma della BP nel Golfo del Messico e dal crollo dei mercati azionari.
Le connessioni di Shazad con la CIA e l’MI6 destano immediatamente dei sospetti: “un uomo arrestato in Pakistan in connessione con l’attentato di Times Square, che aveva viaggiato con il presunto attentatore Faisal Shahzad è membro di un’organizzazione terroristica che è controllata dall’MI6 britannico e dalla CIA”.
“Jaish-e-Muhammad, il gruppo che emerge ora in connessione con l’incidente di Times Square, è stato fondato da Ahmed Omar Saeed Sheikh, il trafficante di denaro del 9/11 che ha consegnato $100 000 dollari dagli Emirati Arabi a Mohammed Atta su richiesta del generale Mahmud Ahmed, allora capo dell’ISI. Mahmud Ahmed, l’uomo che ha ordinato a Ahmed Omar Saeed Sheikh di finanziare gli attacchi contro il Pentagono e il World Trade Center, si incontrava con il repubblicano Porter Goss e il con il senatore democratico Bob Graham a Washington DC la mattina del 9/11 . Nei giorni prima e dopo l’attacco, Ahmed si è inoltre incontrato con il capo della CIA George Tenet, come pure con l’attuale vicepresidente Joe Biden, che era allora presidente del Senate Foreign Relations Committee [comitato per le relazioni esterne del senato].
“In un articolo sul coinvolgimento di Jaish-e-Muhammad nell’omicidio di Daniel Pearl, che stava investigando sull’ISI, il Pittsburgh Tribune-Review ha riportato che il governo pakistano ‘crede che il potere di Saeed Sheikh non venga dall’ISI, ma dalle sue connessioni con la nostra stessa CIA’”.
Altri fattori sospettosi comprendono la presenza di forze speciali immediatamente sulla scena, e i “misteriosi uomini bianchi” apparsi su riprese video , che inizialmente si credeva avessero preso parte all’attentato. Secondo le prime notizie della CNN, “un video ottenuto da un turista nella zona mostra una persona che apparentemente corre a nord su Broadway, mentre un altro video riprende un uomo stempiato con i capelli scuri che si toglie la camicia e la mette in un sacchetto prima di sparire dalla vista della telecamera, che era dentro un ristorante”.
Indipendentemente da come si svilupperà l’attentato di Times Square, “la guerra al terrorismo” è una perpetua operazione segreta ideata per giustificare una guerra perpetua, e un nuovo conflitto di risorse senza fine.
Come è stato notato [nel libro] di Michel Chossudovsky “War on Terrorism”, “il significativo sviluppo dell’ ‘Islamismo radicale’ dopo l’11 settembre, in Medio Oriente ed in Asia Centrale, è coerente con l’agenda segreta di Washington. Quest’ultima consiste nel sostenere, piuttosto che nel combattere il terrorismo internazionale, con il piano di destabilizzare le società nazionali …” Letteralmente tutti i fronti del “terrorismo islamico” nel mondo — Al-Qaeda, i Talebani, ecc. — sono manipolazioni della CIA e dell’ISI pakistano (una branca della CIA) e sono stati nutriti per anni con il sostegno del governo americano.
Il governo americano ha finanziato i militanti talebani,, e hacomprato i disertori di varie fazioni tribali, mentre al tempo stesso Washington condanna i “risorgenti” Talebani.
L’iniziale cronaca dell’attentato di Times Square dei media principali ha collegato Shahzad al leader talebano Hakimullah Mehsud, fratello dell’ex capo talebano ucciso Baitullah Mehsud.
La cronaca successiva è stata piena di informazioni contraddittorie, da citazioni di Mehsud che prometteva nuovi attacchi sugli USA, a smentite, controsmentite, speculazioni, e confusione, che diventa persino più complicata quando si tracciano eventi recenti che coinvolgono Mehsud e i talebani risalendo a due anni fa.
Qari Zainuddin, il rivale talebano di Mehsud, è stato ucciso con un’arma da fuoco alla fine del 2009. Zainuddin, che si era separato dalla fazione talebana di Mehsud, è stato accusato di essere un collaboratore di Al-Qaeda.
All’inizio del 2010, sette agenti della CIA sono stati uccisi da militanti che presumibilmente vendicavano Baitullah Mehsud, che era ritenuto da troppi un alleato di Al-Qaeda ed un collaboratore della CIA, .collegato all’assassinio di Benazir Bhutto.
Altri Pakistani accusati di avere connessioni dirette con Shahzad sono stati arrestati nel Massachussetts. Sebbene “non sia chiaro se fossero dei complici intenzionali o semplicemente degli innocenti cambiavalute”, la stessa connessione con il Pakistan potrebbe rivelarsi sufficiente per gli scopi dei guerrafondai di Washington.
L’FBI ha inviato degli agenti in Pakistan . L’amministrazione Obama e i membri del Congresso come la senatrice Dianne Feinstein, alla tipica maniera post-9/11, si lamentano dei “fallimenti dell’intelligence” e promettono una sicurezza nazionale ancor più aggressiva. I “certi” legami con il Pakistan, il Waziristan, l’Iran, ecc. saranno usati come foraggio per il prossimo attacco militare..
L’ora finale
I segni sono chiari e inevitabili: l’impero angloamericano sta esaurendo il tempo, e il petrolio, e l’umanità stessa ha pagato il prezzo più alto.
Dalla guerra e il caos, dalle crisi finanziarie catastrofiche , o il megadisastro nel Golfo del Messico che potrebbe infine rendere tutto il resto inutile, gli eventi sono andati ben oltre l’abilità dell’impero di controllarli o di nasconderli in alcun modo.
Fonte: http://onlinejournal.com/
Link: http://onlinejournal.com/artman/publish/article_5882.shtml

sabato 8 maggio 2010

NON DOBBIAMO SOPPORTARE LE INFAMIE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

DI URIEL
wolfstep.cc/

Un tempo era costume raccontare strane storie ai bambini. Se non si voleva che facessero la tal cosa, si raccontava di terribili conseguenze nel caso avessero disobbedito. Si tratta di un espediente molto usato anche dalle religioni, al punto che il timore delle terribili conseguenze identificava persino la brava persona: “timorato di Dio”, si diceva. Eppure, la stragrande maggioranza di queste “terribili conseguenze” erano pure menzogne.

Come abbiamo imparato da grandi, masturbandoci non diventiamo ciechi. Come abbiamo imparato da grandi, non c’e’ nessun babau, uomo nero, non c’e’ nessun inferno se guardo un bel culo.

Perche’ ci veniva raccontato tutto questo? A raccontarci queste cose era un sistema che temeva la disobbedienza. LA temeva perche’ sapeva benissimo che possedere alcuni punti chiave del comportamento umano avrebbe mantenuto la struttura sociale, politica, economica, del periodo.

Ogni sistema di potere che intenda essere vessatorio alimenta, per forza di cose, un sistema di simili bugie. Compreso il sistema finanziario attuale. Tali bugie, che servono a tenere in piedi il sistema stesso, hanno come scopo quello di non lasciarci fare quello che vorremmo, o meglio, cio’ che il sistema stesso teme.

Prendiamo il caso della Grecia. Che cosa sarebbe successo che anziche’ richiedere il “prestito” UE lo avesse rifiutato categoricamente? Sarebbe andata in default? No, in default c’e’ gia’: il loro primo ministro ha gia’ ammesso di non avere liquidita’ per onorare le scadenze. La grecia, quindi, E’ in default.

E allora cosa sarebbe successo? Sarebbe successo che le sarebbero stati negati ulteriori prestiti dai mercati. Aha. E invece, adesso che arriva il prestito UE, pensate davvero che i mercati finanzieranno ancora la Grecia?

Un tizio mi dice che, fallendo senza pagare i creditori, la Grecia non avrebbe piu’ trovato alcun finanziatore e quindi avrebbe dovuto mantenere il disavanzo allo 0%. Invece cosi’, dovra’ accettare le condizioni dei turboliberisti di FMI, e il disavanzo dovra’ essere addirittura negativo, ovvero dovranno fare anche dei tagli.

Insomma, alla fin fine che cosa sarebbe mai successo se il governo greco avesse detto “ciao ciao, stupidi voi che non avete controllato i nostri conti, e due volte stupidi perche’ ci avete aiutati a falsificarli”?

NIENTE.

Se la Grecia non pagasse il debito, mandando in culo i creditori, non le succederebbe NIENTE di peggio di quanto le succedera’ gia’. Non c’e’ alcuna ragione per la quale i greci dovrebbero accettare il prestito. Non c’e’ alcuna ragione per la quale dovrebbero chiederlo.

Ma c’e’ di piu’: le banche proprietarie del prestito potrebbero addirittura rivolgersi ai certificatori dei bilanci greci, e alle agenzie di rating, chiedendo loro per quale motivo un rating cosi’ alto sia stato dato ad una nazione dai bilanci palesemente falsi.

Non solo i greci potevano fregarsene e tirare dritto senza peggiorare la gia’ critica situazione di una virgola, ma potevano farla pagare cara proprio agli speculatori.

Circolano in giro terribili anatemi, simili ai babau ed all’uomo nero, sulla serie di bibliche disgrazie che accadrebbero se le nazioni occidentali dichiarassero default. Volete sapere cosa succederebbe?

NIENTE.

Tempo fa, quando inizio’ il credit crunch, si diceva che alcune aziende andassero salvate perche’ erano “Too Big to Fail”. Alcune erano cosi’ grandi che si scopri’ come alcuni stati non potessero nemmeno aiutarle: “Too Big to Bail”. Bene, signori, cosa dire delle nazioni del G8?

Sapete cosa dire? “Too Big to Fuck With”.

Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, potrebbero semplicemente dichiarare sin da ora che non pagheranno i debiti e non restituiranno i bond. E che rifiuteranno qualsiasi prestito, aiuto, qualsiasi cazzo di cosa.Sapete cosa succederebbe?

NIENTE.

Si dice che cosi’ facendo le nazioni mancherebbero ad un loro dovere verso i propri cittadini. Ma non e’ esattamente cosi’ che stanno le cose.

Prendiamo per esempio il debito italiano. Esso e’ spalmato in titoli che vanno dai pochi mesi a 30 anni. Dove si trova la speculazione? Ovviamente, nei titoli a breve termine, quelli che hanno un rientro entro pochi mesi.

La media dei nostri titoli ha scadenza a 7.6 anni. Il genio di Tremonti ha consolidato il debito alzando la media delle scadenze OLTRE la durata di un governo. Trappola micidiale.

Questo governo ha ancora, nella migliore delle ipotesi, 3 anni di vita. Supponiamo che Tremonti annunci che non restituira’ il capitale dei titoli in scadenza, per tutti i prossimi tre anni. Sapete cosa succedera’?

NIENTE.

Tutti coloro che hanno titoli che scadono DOPO il governo attuale, infatti, sceglierebbero una via prudente, e se li terrebbero in tasca sperando che il prossimo governo decida diversamente. Verrebbero colpiti solo coloro che hanno comprato CDS e buoni del tesoro a breve, cioe’ gli speculatori. Chi ha investimenti che scadono a lungo termine, per esempio, continuerebbe a sperarci.

Voi direte: ma isolerebbero il paese. Ma ci butterebbero fuori dai circoli finanziari. Davvero? Se riuscissero a convincere tutti quelli che hanno titoli a piu’ di tre anni, per esempio, potrebbero. Ma Tremonti potrebbe dire, che so io, “quest’anno non paghiamo nessuno, dal prossimo anno ricominceremo”. Poiche’ si tratta di debito storico, di per se’ non ci sarebbe bisogno di rinnovarlo.

Possiamo anche uscire dal caso italiano, e supporre che una decina di nazioni (Belgio, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, UK, Austria) decidano di non pagare il debito, se non ai propri cittadini risparmiatori, identificandoli attraverso il canale di vendita. Nel globale, il debito si ridurrebbe a meno della meta’.

Che cosa succederebbe?

Ancora niente.

Non esiste il babau. Non esiste l’inferno. Non si diventa ciechi a masturbarsi. Non succede niente a mandare in culo i creditori, a patto di farlo bene. Questo e’ il punto.

La cosa che nessuno vuole sentir dire, e che nessuno vuole dire, e’ che se una qualsiasi delle nazioni del G8, o un qualsiasi gruppo di nazioni del G20 manda a ranare i creditori, non succede assolutamente niente: “Too Big to Complain”.

Guardate che cosa ha fatto Dubai. Dubai ha dichiarato che avrebbe mandato in culo i fornitori un venerdi’ prima della chiusura delle borse. Per tutto il weekend, l’emiro ha ricevuto baciaculi che sono andati ad elemosinare due spiccioli da lui. Dopodiche’, non solo ha “ristrutturato” il debito (ristrutturato significa “ti devo dieci ma di restituiro’ 4″) , ma nessuno ha protestato particolarmente.

Questa e’ la fifa blu che oggi hanno i mercati finanziari. La fifa blu degli speculatori e degli assicuratori: che qualche nazione del G8 decida “ehi, fottetevi tutti. Di aziende che vogliono il mio mercato ho la coda fuori”. Il che e’ la verita’.

Prendiamo il paese nelle condizioni piu’ disperate in Europa, cioe’ gli UK. Se compilassero i bilanci secondo gli standard UE, il loro deficit sarebbe al 170% del PIL. Supponiamo che vadano in default. Che cosa succederebbe? Succederebbe che il buon primo ministro, chiunque sia, dira’ “ehi, cocchi, se volete continuare a mettere piede nella City fatemi gli applausi, che di aziende che vorrebbero entrarci ho la coda fuori dalla porta”. Questa e’ la verita’: moltissime nazioni hanno dimensione tale per cui non solo sono “too big to fail”, e anche “too big to bail”, ma sono persino “too big to fuck with”. Troppo grosse per rompergli i coglioni.

Questo e’ il concetto principale: era cosi’ urgente “salvare” la Grecia(1) perche’ si tenesse in piedi la menzogna secondo la quale il default sarebbe un evento terrificante , catastrofico, simile a quello che avvenne in Argentina. Ma attenzione, perche’ non e’ vero: l’ Argentina al momento del deault usciva proprio da un tentativo di salvataggio dell’ FMI!

Quello che secondo me dovrebbero fare i PIGS, o PIIGS, insieme a tutti gli altri che hanno problemi di debito pubblico, e’ di riunirsi e dichiarare default tutti insieme, con la sola eccezione dei propri privati cittadini, cioe’ per quantita’ di titoli tipiche del risparmio privato.

Cosa succederebbe? Niente.

I PIIGS sono nazioni che nel bene o nel male sono proprietarie di ottimi mercati, finanziari e mercantili. Nessuno degli speculatori vorrebbe esserne cacciato via. Nessuno dei creditori vorrebbe esserne cacciato via. Nessuno al mondo vuole la recessione globale che arriverebbe se i PIIGS fossero oggetto di embarghi o sanzioni.

Questa e’ la ragione principale per la quale i PIIGS vengono affrontati uno ad uno. La Grecia prima , il Portogallo e la Spagna dopo, e poi chissa’.
Contemporanetamente, tutti i giornali ci spiegano di quale catastrofe sarebbe se la Grecia andasse davvero in default: la UE e la BCE perderebbero “prestigio politico”. Ommioddio! Ommioddio!Moriremo tutti !

Ehm. Di quale cazzo di “prestigio politico” stai parlando, fra’?

I mercati, si dice, diverrebbero instabili. Aha. E quando mai sono stati stabili? Qual’e’ la novita’? Ci divertiamo a scrivere oroscopi? “scorpione: mercati finanziari instabili”. Fico, e’ facile prenderci cosi’.

Quello che l’opinione pubblica deve fare e’ di divenire adulta. Smettere di credere nel Babau. Smettere di credere che a toccarselo si diventera’ ciechi. Smettere di credere all’uomo nero. Fare una bella riunioncina, e dire “ehi, ci avete chiamati PIIGS? Fantastico. Perche’ adesso i PIIGS vi prestano un dito, e vi mandano affanculo. E se non volete piu’ fare business sui nostri mercati, beh, abbiamo la coda , fuori dalla porta”.(2)

Ovviamente, questo produrrebbe il panico. Tutti sono come bambini, convinti che arriverebbe l’uomo nero. Tutti sono come bambini, e hanno paura del babau.

Beh, diventate grandi: non succede niente. Semplicemente, qualcuno perderebbe il suo potere,e probabilmente moltissimi dei suoi soldi.

Per quanto riguarda l’euro, se i PIIGS decidessero di uscire in questo modo, Trichet verrebbe a baciare culi per convincerli a restare dentro l’euro.

PIIGS di tutto il mondo, unitevi. Anzi: PIIGS di tutto il mondo, fallite.

Il fallimento, oggi, e’ rivoluzionario.

Chi ci rimetterebbe?

Se tutti i PIIGS decidessero di fallire insieme, semplicemente a lasciarci le penne sarebbero queste entita’ qui:

•Barlkays Bank PLC
•BNP Paribas
•Citi Group Global Markets
•Commerzbank AG
•Credit Agricole
•Credit Suisse
•Deutsche Bank
•Goldman Sachs
•HSBC France
•ING Bank NV
•JP Morgan Securities
•Merryl Lynch INT
•Morgan Stanley CO
•Nomura INT
•Royal Bank OF Scotland
•Societe’ Generale INV Bank
•UBS Ltd

Capite per quale motivo i PIIGS vanno affrontati uno ad uno: se fallissero tutti insieme, non li si potrebbe buttare fuori dall’ Euro, e come se non bastasse sarebbe la fine del sistema finanziario speculativo cosi’ come lo conosciamo.

E no, il babau non esiste.

Chissa’ cosa succederebbe se qualcuno proponesse , via internet, una riunione dei governi dei PIIGS che mandino a ranare il debito pubblico e gli speculatori tutti insieme.

Uhm… quasi quasi ci faccio un gruppo su Facebook

Uriel
Fonte: www.wolfstep.cc
Link: http://www.wolfstep.cc/2010/05/infanzia-finanziaria.html
2.05.2010

(1) In che cosa sia consistito il “salvataggio” lo sanno solo loro: le “cure” imposte alla Grecia sono molto piu’ dolorose delle conseguenze del default. Non si capisce bene che cosa ci abbiano guadagnato, i greci, a prendersi dei soldi e poi fare tagli al bilancio uguali se non peggiori di quelli che avrebbero dovuto fare uscendo dai mercati finanziari.

(2) Vi siete mai chiesti perche’ non vedete in giro marche di auto cinesi? Perche’ non vedete sportelli di banche islamiche? Perche’ non vedete catene di benzinai di petrolieri russi? Ecco: sono tutti dietro alla porta, ad aspettare.

Titolo originale "Infanzia finanziaria" visto su http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/ 

venerdì 30 aprile 2010

Promesse di Presidente.

Pubblicato da Debora Billi alle 10:10 in Peak Oil













Ne abbiamo parlato spesso anche noi dei proclami presidenziali americani sulla dipendenza dal petrolio, che paiono susseguirsi sempre uguali anno dopo anno come se nulla fosse.

Business Insider ne ha fatto una presentazione, chiamandola "una patetica storia", e scopro divertita che si risale addiritttura ai tempi di Nixon! Eccoli qua:

- Richard Nixon, 1974. Alla fine di questo decennio, nel 1980, gli Stati Uniti non dipenderanno più da nessun Paese estero per il fabbisogno energetico. Petrolio importato: 36,1%.

- Gerald Ford, 1975. Dobbiamo ridurre le importazioni di petrolio di un milione di barili al giorno entro la fine dell'anno e di due milioni per la fine del 1997. Petrolio importato: 36,1%.

- Jimmy Carter, 1977. A partire da questo momento, la nostra Nazione non userà mai più più petrolio importato di quanto ha fatto nel 1977. Mai più. Petrolio importato: 40,5%.

- Ronald Reagan, 1983. Mentre la conservazione vale la pena di per sé, la migliore risposta è cercare di renderci indipendenti dalle fonti estere al massimo possibile per la nostra energia. Petrolio importato: 43,6%.

- George Bush, 1992. Quando la nostra amministrazione ha sviluppato la strategia energetica, tre punti ci hanno guidato: il primo è ridurre la nostra dipendenza dal petrolio straniero. Petrolio importato: 47,2%.

- Bill Clinton, 1995. La crescente dipendenza del Paese dal petrolio straniero è una minaccia per la nostra sicurezza (...) continueremo ad aumentare gli sforzi per stimolare la produzione nazionale. Petrolio importato: 49,8%.

- George Bush Jr, 2006. La tecnologia ci aiuterà a raggiungere un grande obiettivo: rimpiazzare il 75% delle importazioni petrolifere dal Medio Oriente entro il 2025. Petrolio importato: 65,5%.

- Barack Obama, 2009. Sarà primario nella mia amministrazione ridurre la nostra dipendenza dal petrolio estero costruendo un'economia energetica che offrirà milioni di posti di lavoro. Petrolio importato: 66,2%.



Ancora convinti che "volendo siamo in tempo"?

sabato 24 aprile 2010

I bucanieri del Terzo millennio




















I bucanieri del Terzo Millennio sono una minaccia per l'ambiente, la sicurezza e la neutralità del mare internazionale. Autodifesa dei singoli Stati o risposta della Comunità Internazionale? I quesiti del mare libero.

Vengono definite «acque internazionali», Ugo Grozio, che ne fu uno dei principali teorizzatori, le chiamava «mare libero», sono i grandi spazi marini al di fuori delle acque territoriali dei singoli Stati nei quali vige la libertà di navigazione di ciascun Paese. Tale principio è stato ripreso dalle più importanti convenzioni internazionali che si sono preoccupate per lo più di regolarne l’utilizzazione e una equa spartizione delle risorse ittiche e del sottosuolo. Ma oggi la neutralità/libertà degli oceani è compromessa da minacce globali, prime fra tutte quelle ambientali come le immense isole di plastica galleggiante (v. Nicolò Carnimeo, Oceani di plastica, in Limes n. Il clima del G2) o quelle relative alla sicurezza, terrorismo e pirateria.




I bucanieri del Terzo millennio hanno compreso la fragilità del nostro sistema economico legato ai trasporti marittimi e di fatto sono divenuti padroni del «mare libero», (Golfo di Aden e grandi porzioni dell’Oceano Indiano) senza che le flotte dei singoli Paesi – anche in collaborazione tra loro - possano riuscire ad arginare efficacemente il fenomeno. Ma le recenti dichiarazioni all’agenzia Reuters dell’Ammiraglio Mark Fitzgerald, comandante in capo della flotta statunitense per l’Europa e l’Africa assomigliano quasi ad una dichiarazione di resa.


Egli ritiene che se anche l’impegno navale dovesse duplicare, e senza considerare le enormi spese a cui si andrebbe incontro, non si potrebbe garantire la sicurezza della flotta mercantile mondiale. Le conclusioni sono che ogni nave o armatore deve attrezzarsi per difendersi autonomamente. Gli oceani rischiano così di trasformarsi in un nuovo Far West dove più che quello di libertà vige il principio di autodifesa. Viene raccomandato l’utilizzo di guardie private a bordo. Né si può pretendere, conclude l’Ammiraglio che gli Stati Uniti possano farsi carico da soli di questo problema visto che sono già impegnati su altri fronti.



L’International Maritime Bureau (istituzione diretta emanazione della Camera di Commercio Internazionale) è da sempre contrario alla militarizzazione di cargo e tanker, le statistiche dimostrano che vi sono conseguenze, soprattutto in termini di vite umane. Una posizione simile ha anche la Confitarma ribadita in più occasioni pubbliche. Sono, però, stati presentati nel nostro Parlamento alcuni disegni di legge l’ultimo il 14 aprile (a firma dei deputati del Pdl Scandroglio, Cassinelli, Berruti, Nola) i quali prevedono la possibilità di utilizzare guardie armate sui mercantili.

L’Italia seguirebbe così l’esempio della Spagna che ha previsto la presenza di guardie armate a bordo della sua flotta tonniera di pescherecci che opera al largo delle Seychelles, soluzione adottata anche dalla Francia che, però, ha preferito inviare truppe speciali della propria Marina.





La presenza di uomini armati sui pescherecci (vale bene ribadire soluzione adottata solo per Seychelles) in diverse occasioni ha portato dei buoni risultati, ma il rischio è sempre quello che si aumenti l’intensità del conflitto, lo dimostrano le recenti dichiarazioni di Vicente de la Cruz, presidente dell’associazione spagnola Ases (Spanish Association of Escorts) il quale riferisce che negli ultimi attacchi i pirati somali hanno utilizzato armi pesanti provenienti dall’ex Unione Sovietica (Kpv 14.5) che consentono di fare fuoco su una nave a due miglia di distanza e sono facilmente rintracciabili nel mercato nero delle armi in Somalia.



De la Cruz prevede di negoziare con le autorità governative delle Seychelles l’uso a bordo di pescherecci di armi simili, indica il 1270 Browning. A cosa potrà portare questa corsa agli armamenti? E cosa accadrebbe se i provvedimenti dovessero estendersi all’intera flotta mercantile e non solo a quella peschereccia? E in ultima istanza chi deve farsi carico della difesa dei mercantili, che sono «pezzi» naviganti dello Stato a cui appartengono?


Non è facile rispondere a questi quesiti specialmente nelle more di una emergenza quale è la pirateria, ma si può affermare che oggi l’intera comunità internazionale in un principio di leale, necessaria, collaborazione dividendo gli oneri debba avere nuova considerazione e farsi carico del «mare libero» perché esso rappresenta patrimonio e spazio di libertà dell’intera umanità. Chissà che il mare ancora una volta non ci indichi la giusta rotta.


Nicolò Carnimeo è giornalista e scrittore. Insegna Diritto della navigazione all'Università di Bari. E' autore del libro
Nei mari dei pirati” (Longanesi) sul fenomeno della pirateria a livello mondiale e che narra delle sue ricerche a bordo di cargo petroliere e barche da diporto.


L’idea di questa nuova rubrica di Limesonline non risiede solo nell’attualità dell’argomento, ma nel convincimento che gli episodi di moderna pirateria risultino essere una straordinaria chiave di lettura delle attuali dinamiche geopolitiche. Queste pagine potranno alimentarsi anche grazie ad uno scambio di esperienze e informazioni di chiunque vada per mare o si occupi dell’argomento e che è invitato sin d’ora a scrivere all'autore (nicolocarnimeo@gmail.com)

di Nicolò Carnimeo
Fonte: liMes