lunedì 31 agosto 2009

I piccoli Robot crescono



Tratto da futuroprossimo.blogosfere.it quet'articoletto fa sorgere tante domande, diranno i più: "si si le solite sciocchezze Hi-Tech". 
Sta sempre a voi immaginare gli utilizzi perversi delle innovazioni. 
Al termine dell'articolo trovate un video che illustra il progetto con maggiori dettagli


Sfruttando l'energia prodotta da una celletta solare posta a mò di 'corazza', questi minuscoli robots possono spostarsi a comando, guidati da segnali all'infrarosso: 3 'zampette' dei quali sono provvisti permettono gli spostamenti, mentre una 4° viene adoperata come sensore per rilevare oggetti ed altri robots del 'branco'.

Con l'aggiunta di un ASIC (Circuito integrato per applicazioni specifiche), gli sviluppatori di I-Swarm ("I-Sciame") contano di far compiere a queste 'quasi-formiche' robot compiti di pulizia o sorveglianza.
Con un occhio al futuro: un giorno questi 'sciami' potrebbero suturare con precisione ferite da taglio, o compiere altre procedure mediche.



sabato 29 agosto 2009

The Lallix – Resurrezione

Bene care lettrici, adorati lettori Lallix non vi ha abbandonato ma, come al solito, si ripropone come un bel piatto di peperonata.
Dopo innumerevoli mesi passati nascondendosi è tornato alla luce. Dopo eoni siderali passati a riempirsi il cervello di merda è tornato a pensate, leggere, circolare indisturbato nei meandri delle parole alla ricerca di qualcosa su cui riflettere, di qualcosa con cui nutrire il suo insaziabile appetito di novità.
Finiti i tempi delle sbronze perenni, finiti i tempi delle fumose nebbie, finiti i tempi della netgaming dipendenza, sono finiti anche i tempi passati impalato davanti ai social netork nella sciocca presunzione che l'esistenza sia pixel e non interessi, passioni, comunicazione, relazione, autoapprendimento. Lallix prova ancora una volta a rivoluzionare lo spazio ed il tempo.
Non sta a Lallix la verità, non sta a lui possedere gli assoluti, non sta a lui commentare e criticare le notizie con cui tentano di piegare la semplice realtà dei fatti. Non ne ha le competenze e non se ne assume l'arroganza.
Lallix per anni si è dedicato allo sperpero del proprio tempo e all'annichilimento del suo pensiero, che spesso essendo troppo vivace lo metteva in condizioni di soffrire, di sbattere la testa al muro, di sentirsi chiuso in un angolo senza alcuna via di uscita. La scappatoia migliore era la lettura di letteratura d'intrattenimento, quella meno dannosa, quella che lasciava ancora spazio all'immaginazione.
Ora Lallix reputa che l'interessamento nei confronti di altri campi che aveva sempre un po' schifato sia tornata di primario interesse, per se stesso e per chiunque non si voglia ritrovare cerebroleso schiacciato da un oppressione che sottilmente, inconfutabilmente, in maniera inarrestabile sta riducendo gli spazi di verità, restringendo gli spazi di libertà di ognuno di noi.
Clamorosamente Lallix si è reso conto di quanti stiano avvertendo questi campanelli d'allarme, di quanti stiano denunciando le follie che quotidianamente ci fanno passare sotto il naso come indispensabili per la nostra sicurezza. Sicurezza da chi però? Quotidianamente ci fanno sentire minacciati e ci isolano dagli altri. Quotidianamente ci bombardano di falsità, impedendo la controversia. Quotidianamente creano nuove paure, rendendoci sempre più soli. Quotidianamente ci dicono che il mondo ha bisogno di più ordine, di maggiore controllo e non rispettano le regole basilari di una civiltà. Quotidianamente chi tenta di criticare e proporre alternative viene messo alla berlina. Quotidianamente i media ci lavano il cervello, ripetendo fino al parossismo sintetiche frasi prive di significato. Quotidianamente rendono le nuove generazioni sempre meno capaci di pensare a se stesse in termini di futuro, aspettative, realizzazione di idee.
Non ci ricorda qualcosa? Guardandoci alle spalle non troviamo tanti esempi finiti male? Guardandoci negli occhi alla mattina allo specchio non sappiamo che strada stiamo percorrendo?
Propaganda massiva, paura sconsiderata verso un nemico esterno, disoccupazione dilagante, incapacità critica, mito della persona e riduzione dell'individuo a singolo essere impaurito hanno sempre e solo portato le società verso un unico traguardo: la dittatura.
Fortunatamente Lallix incontra persone che hanno i suoi timori, persone che grazie alle loro conoscenze, ai loro studi, alla loro volontà di ricercare la verità gli offrono una grossa opportunità: partecipare alla formazione di idee alternative. Persone che spulciano tutti i media alla ricerca delle notizie che qui in Italia neanche vengono menzionate. Persone che analizzano dati e li traducono in realtà aberranti. Persone che pensano come individui e che non si limitano a ripetere come pappagalli.
Lallix si vergogna quasi di questo sproloquio che e sarà l'unico e ultimo. Da qui in poi tornerà a raccontare le sue visoni distorte. Continuerà però a pubblicare le notizie che lo stupiscono, che lo portano a fare ricerche, a verificare l'attendibilità delle fonti. Rastrellerà immagini, articoli tabelle, aggiungerà link, ricercherà informazioni e le condividerà con chi ha la voglia di guardare oltre il proprio orizzonte.
The Lallix

Incentivi da rottamare

A guardarli bene i risultati del programma di incentivi alla rottamazione che negli Stati Uniti chiamano ‘cash-for-clunkers’ (spesi oltre 3 miliardi di dollari dei contribuenti) non hanno risollevato le sorti del mercato americano dell'auto. Anzi per i due giganti di Detroit, General Motors e Chrysler, sono stati abbastanza deludenti.

Infatti la GM, superata dalla Toyota, si è guadagnata il 17,6% dei 690.100 veicoli venduti sotto il programma, mentre la Chrysler, superata anche da Nissan e Hyundai, ha ottenuto appena il 6.6% di vendite. Dato ancor più sconfortante se consideriamo che la quota di mercato della GM nei primi sette mesi del 2009 era stata del 19,6 per cento e per la Chrysler del 9,6%. Insomma chi ha pensato bene di cambiare la propria vecchia macchina utilizzando fino a 4.500 dollari di incentivi - presi dalle tasche di altri contribuenti americani - ha preferito, segno dei tempi che cambiano, le più piccole, economiche ed ecologiche auto giapponesi e coreane.

Inoltre stanno già emergendo segnali che le vendite complessive torneranno giù decisamente, ora che gli incentivi sono finiti. Jeremy Anwyl, chief executive di Edmunds.com, un servizio online che fornisce i prezzi delle auto, ha dichiarato al Financial Times che il ‘Cash-for-clunkers’ ha alterato il mercato in modo da far respirare l'industria per quattro settimane. Ora inizia il tempo di pagarne lo scotto: secondo Edmunds, basandosi sulle visite al suo sito, l'intenzione d'acquisto è andata giù dell'11% dalla media di Giugno, prima che iniziasse il programma ‘cash-for-clunkers’.

Tutto già visto e previsto: gli incentivi alla rottamazione sono pannicelli e acqua calda i cui risultati possono esaltare solo gli ottimisti di professione, perchè anticipano e concentrano in un breve periodo gli acquisti che altrimenti verrebbero rimandati di mesi ma non fanno terminare lo sciopero dei consumatori. Ora non resta che aspettare di vedere quanto ha inciso il cash-for-clunkers sulle future vendite. Non occorre essere profeti di sventura per intuire che probabilmente l'industria dell'auto conoscerà da Settembre il peggiore ciclo di vendite dopo la crisi dei primi anni '70. 
 

Tutto bene, non vi preoccupate, siamo in piena ripresa

Toyota: crolla la produzione
Nei primi 7 mesi del 2009 giu' del 37, 8%
(ANSA) - TOKYO, 28 AGO - La produzione mondiale di Toyota nei primi 7 mesi del 2009 segna un crollo del 37,8% su base annua, a 3,61 milioni di pezzi. Lo si legge in una nota del colosso automobilistico di Nagoya, secondo cui soltanto in Giappone gli impianti del gruppo hanno costruito veicoli per 1,79 milioni di unita', il 41,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. La componente estera, invece, si attesta a 1,81 milioni di veicoli (-33,5%).

venerdì 28 agosto 2009

The US Military Energy Consumption in 2008


Finally! The U.S. Department of Defense released its FY2008 Annual Energy Management Report. I don’t know why the report was delayed 3 months. What I don’t understand, in fact, why DESC still hasn’t published its Factbook for FY2008.

FY2008 Annual Energy Management Report, as usual, hides the vital information. If you want to get the big picture you have to do your own calculations. The whole report, in my opinion, is kind of attempting to validate some famous sayings about statistics, like “statistics are like bikinis. What they reveal is suggestive, but what they conceal is vital,” and “Do not put your faith in what statistics say until you have carefully considered what they do not say.”

Renewables, energy efficiency, how well the DoD did to reduce its energy consumption etc cover 99.9% of the report. BUT it does not give you a real fact based summary, not even in “Executive Summary.”

So, I decided to prepare three charts based on the data provided, as usual, at the end of the report.

1. The DoD site delivered energy consumption in Fiscal Year 2008 was 890 trillion Btu. In 2007, it was 865 trillion Btu. Note that the figures refer to site delivered energy consumption. A better metric is primary energy consumption. If looked from that angle DoD energy consumption indeed is 1138 trillion Btu.



2. Anyway, let me go ahead with site delivered energy consumption (which is the preferred metric by the DoD). Almost 75% of site delivered energy was consumed by tactical vehicles; 23% in buildings, and slightly over 1% in energy intensive or exempt facilities and by nontactical vehicles respectively.
3. Jet fuel is still the king. It accounted for 56% of total DoD site delivered energy consumption. Add other oil types, you get 76%. Another 11% for electricity and 8% for natural gas. Oh, I forgot, share of renewables is negligible.
4. Money, money, money: DoD hit a new record in FY2008. It spent $20 billion for energy. (79% of which for tactical vehicles, 19% for buildings, and less than 3% for the rest). Or better, over 80% for mobility, and 20% for installations.


5. Yes, $20 billion: Mostly for oil ($16.5 billion, followed by electricity, $2.5 billion)
6. DoD oil consumption in terms of barrels per day: 350,000
7. Average cost per gallon of jet fuel in FY2008: $3.12
8. Average cost of electricity: 6 US cent per kWh. Question: what is the average cost of electricity produced from renewable energy sources? Well, not indicated in the report. It is hidden behind the numbers. Or I missed.
9. Conclusion: DoD is and will remain the single largest energy consumer in the world.
a. DoD should get over with its renewable energy mania and try to look at where its biggest pains are. Just read the points above.
b. DoD should answer the following question: How much money is spent for renewable energy? How much renewable energy is used? How much conventional energy supposedly saved? What are the costs and savings per unit of energy?
10. Still open questions: How many installations, e.g. building are privatized? How many utility services have been outsourced? How many/how much transport service has been given to contractors? Why aren’t they included in DoD energy consumption?
posted by sohbet karbuz @ 10:51 PM

giovedì 27 agosto 2009

VIAGGIO NELLE ORIGINI DELLA CRISI.
In un mondo che oggi si interroga sulla sostenibilità di una crescita che in questi anni ha abbracciato il dogma della "massimizzazione a breve termine dei profitti" Francesco Gesualdi ci dice che ...
“Il vero punto che sta alla base del conflitto è la visione del futuro. La posizione di chi sta sul ponte di comando è quella dello sviluppo. Imprenditori, intellettuali, economisti, giornalisti e dirigenti di partito, sostengono in coro che il nostro obiettivo deve essere più produzione, più commercio, più consumi, più velocità, più tecnologia, più competizione! E’ l’inno della crescita ritenuta la strada che conduce al benessere, al progresso, alla modernità. Concetti dai mille significati che andrebbero discussi di continuo. Invece gli abbiamo trasformati in idoli indiscussi. Se un ingegnere si mettesse in testa di costruire un grattacielo sempre più alto senza tenere conto della friabilità del terreno, della velocità dei venti, della tenuta del cemento, verrebbe rinchiuso in un manicomio. Invece gli economisti progettano la crescita infinita, preparando la rovina dell’Umanità, e vincono il Nobel!” (3)
Quello che vi ripropongo è un post che risale ad oltre due anni fa al quale sono particolarmente affezionato, un misto di visioni scientifiche ed umanistiche, che risale ad una delle radici di questa crisi, una crisi che con il tempo vedrà Iceberfinanza dedicarsi sempre più all'aspetto antropologico di questa crisi, secondo me il centro di gravità permamente, quello che molti non vogliono osservare, dimenticando che prima di tutto vi è l'uomo, le sue virtù e le sue miserie.
Viaggio nelle origini della crisi alla ricerca di una nuova umanità, perchè dietro ogni scelta economica, ogni cifra vi sta il destino dell'umanità e la sua dignità, che spesso vola oltre l'aspetto esclusivamente materiale che la finanza e l'economia posso offrire, aspetto necessario, ma non essenzialmente indispensabile.
Da alcuni anni a questa parte, il mondo del lavoro e l’economia mondiale non sono più gli stessi con l’avvento di alcuni miliardi di potenziali lavoratori e consumatori che attraverso la globalizzazione hanno sconvolto il dna del mercato del lavoro delle nostre società occidentali.
Il riferimento ai potenziali è un atto dovuto in quanto, per ciò che riguarda il mercato del lavoro è indubbio l’apporto determinante che il fenomeno ha avuto nel controllo dei costi di produzione e quindi di conseguenza come effetto calmierante sull’inflazione, ma per quanto riguarda i consumi non credo che dei paesi in cui circa l’80 % della popolazione vive vicino o sotto la soglia della povertà possano contribuire al rilancio dell’economia globale in maniera rilevante.
Uno dei cavalli di battaglia del capitalismo, sta nell’assoluta certezza che esportando il modello consumistico occidentale si determini un sostanziale miglioramento delle condizioni di questa parte di umanità, che attraverso il lavoro, la produzione ed il consumo possa beneficiare dei frutti del ciclo produttivo. Ora attraverso questo viaggio nella nuova realtà del mercato del lavoro globalizzato cercheremo di scoprire risvolti di carattere economico e sociale che questo cambiamento epocale comporta.
Normalmente una politica monetaria accomodante ed espansiva porta ad un’accelerazione dei fenomeni inflativi. La massa monetaria aumenta oltre il limite fisiologico necessario ai bisogni collettivi generando una pressione sui prezzi. Ora la continua tensione a tenere sotto controllo i salari con dinamiche di delocalizzazione ed outsorcing del mercato del lavoro, ha prodotto il risultato di contenere queste spinte inflattive che diversamente un eccesso di liquidità ed un aumento esponenziale delle materie prime avrebbero prodotto.
Per outsorcing e delocalizzazione si intendono quelle pratiche di esternalizzazione di alcune fasi dei processi produttivi attraverso un riallocamento oltre i confini nazionali alla ricerca dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento della manodopera a basso costo dei paesi in via di sviluppo o dell’Europa dell’est. L’outsorcing in particolare a differenza della delocalizzazione prevede di rivolgersi ad un’altra impresa che opera in un altro paese sia per la produzione che per la fornitura dei servizi senza muovere l’impresa.
Secondo il pensiero economico l’inflazione può essere determinata da un eccesso di liquidità, da un aumento dei costi di produzione, oppure da una domanda di servizi eccedente le risorse con la conseguenza di ridistribuire i redditi in maniera diseguale.
Si è parlato tanto in questi ultimi anni del fenomeno della possibile progressiva scomparsa del ceto medio, con un aumento del divario tra povertà e ricchezza. In questi anni il mercato del lavoro occidentale ha subito la pressione della concorrenza dei paesi emergenti, attraverso la delocalizzazione delle aziende stesse. Le rendite e i patrimoni hanno subito una crescita vertiginosa ed esponenziale a scapito di redditi e salari, sia nel pubblico che nel privato insufficienti a contrastare ogni eventuale pressione sui beni di consumo.
Ora l’aumento dei patrimoni immobiliari in primis, l’eccesso di liquidità e l’effetto calmierante della manodopera a basso costo hanno permesso di contrastare questo vero e proprio crollo del valore reale dei salari.
Nell’ultimo comunicato della Banca Centrale Europea, Trichet ricorda come gli aumenti salariali oltre le aspettative potrebbero minare la stabilità dei prezzi aggiungendo che è di fondamentale importanza che i partner sociali continuino a collaborare al meglio. La BCE continuerà a monitorare con peculiare attenzione le prossime negoziazioni salariali nei paesi dell’area euro!!!!
In un comunicato emesso dalla Confederazione sindacale europea si avverte la BCE di non confondere aumenti salariali con le pressioni inflazionistiche peraltro inesistenti a suo dire. “L’economia ha bisogno di una crescita più elevata dei salari per aiutare i consumi delle famiglie e trasformare una ripresa trainata dalle esportazioni in una crescita sostenibile”.
Ulteriori strette monetarie mettono a rischio una ripresa già fragile ma ormai il circolo vizioso è stato creato, la droga della liquidità iniettata a dosi massicce ha provocato una sorte di tossicodipendenza del sistema che se non trova presto un suo equilibrio verso il basso rischia di esplodere. Ora che l’indebitamento massiccio degli stati, delle aziende, dei fondi speculativi e della popolazione è ai massimi storici un aumento continuo dei tassi provocherebbe un corto circuito e viceversa un’eventuale rivendicazione salariale dei paesi asiatici porterebbe a togliere quel grande ammortizzatore inflativo che è la delocalizzazione del lavoro.
La realtà dell’economia giapponese dovrebbe farci riflettere. Da ormai tempo immemorabile l’economia giapponese con tassi vicini allo zero, giace nell’oblio della deflazione dimostrando che le politiche espansive difficilmente risolvono cicli economici negativi o portano ad eccessi che richiedono soluzioni dolorose.
Ma come tutti gli ecosistemi la fragilità di questa nuova era è evidente. L’economista Adam Smith, nel suo libro la Ricchezza delle Nazioni richiama la raffigurazione di una “ mano invisibile “ che determina la ricerca del massimo risultato possibile.
Naturalmente ogni individuo aspira al massimo risultato possibile sia nei rapporti umani che economici, ma l’eccesso presuppone un limite forse difficile da determinare oltre il quale si verifica la consapevolezza dell’errore compiuto.
Riprendiamo ora i concetti di outsorcing e delocalizzazione cercando di comprendere quelle che possono essere le implicazioni dal punto di vista sociale.
Secondo Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Outsourcing) un ruolo importante tra le determinanti dell'outsourcing, in particolare internazionale, è giocato dalle differenze nel costo del lavoro. Per quanto riguarda i confini interni, si argomenta che l'esternalizzazione di fasi di produzione, diminuendo la dimensione delle imprese coinvolte nel processo, diminuisce così anche il grado di sindacalizzazione degli operai, indebolendone la forza relativa nelle rivendicazioni salariali. Ma i differenziali salariali giocano un ruolo indubbiamente più importante nelle decisioni di delocalizzazione, che a volte comportano anche outsourcing internazionale, operate dalle imprese dei paesi più sviluppati che sfruttano così i vantaggi comparati dei paesi in via di sviluppo nella produzione dei beni ad alta intensità di lavoro.
Il ruolo svolto da tali fattori nelle decisioni di outsourcing internazionale, e più in generale nei fenomeni di specializzazione verticale e frammentazione internazionale, è l'oggetto di un numero crescente di lavori di taglio sia teorico che empirico.Si discute in particolare su quale sia stato l'effetto delle decisioni di delocalizzazione e outsourcing sulla cresciuta diseguaglianza sociale sperimentata dall'economie sviluppate negli ultimi anni.
Questo fenomeno viaggia in parallelo con quello della riorganizzazione della produzione su scala globale, strategia a volte indicata con il termine global sourcing (letteralmente approvvigionamento globale).
Di fronte alla crescenti dimensioni del fenomeno cominciano a levarsi le prime voci critiche. In particolare, alcuni avvertono contro i pericoli insiti nel massiccio ricorso alle pratiche di esternalizzazione per lo sviluppo di lungo periodo delle imprese. L'uso indiscriminato di tali pratiche tenderebbe infatti a privare le imprese di alcune attività, che, sebbene ad una valutazione focalizzata sul breve e medio termine possono risultare non core, diventano centrali laddove l'ottica si sposti sulla crescita di lungo periodo. Tale critica si riallaccia ad una più generale di "miopia" dei mercati, accusati di privilegiare sistematicamente le imprese che adottano strategie orientate all'ottenimento di profitti a breve termine, senza considerarne adeguatamente le conseguenze nel lungo."
Usciamo per un attimo dai confini nazionali ed addentriamoci nel mondo del lavoro globalizzato evidenziando un fenomeno che rischia di oscurare alcuni dei benefici che la globalizzazione del lavoro porta nei paesi in via di sviluppo quando è portatrice di benessere vero e non puro e semplice sfruttamento della manodopera.
Un vecchio e antico proverbio cinese, portatore della saggezza popolare che io ritengo sia la fonte principale dove l’uomo dovrebbe attingere l’insegnamento per affrontare le problematiche di ogni giorno, diceva che se vuoi sfamare un uomo per un giorno dagli un pesce, ma se lo vuoi sfamare per tutta la vita insegnali a pescare. Un inno contro l'assistenzialismo puro.
Il fenomeno di cui voglio occuparmi è quello relativo allo sfruttamento del lavoro e in particolare del lavoro minorile, riportando alcuni passi dal libro “ Il prezzo del mercato” a cura di Benedetto Bellesi e Paolo Moiola, edito Editrice Missionaria Italia.
Nella prefazione del libro sta scritto: “ La schiavitù continua. Si compra e si vende sul mercato. Il suo prezzo è monetario. Il suo costo altissimo. Il traffico di merce umana, diventato planetario, attraversa tutti i paesi. Quelli ricchi ne sono il capolinea o il centro di smistamento. Ma anche non muovendoci dal nostro paese non è detto che siamo in salvo. Il lavoro dei poveri, al Sud come al Nord, non costa niente, e la loro vita ancora meno. Avremmo preferito mostrarvi un mondo diverso, e invece ecco davanti a i nostri occhi una mappa dell’ingiustizia e della barbarie ai danni di donne, uomini, bambine e bambini, perfino neonati. Voltarsi dall’altra parte servirebbe soltanto a farli sentire ancora più soli. Guardiamoli in faccia, questi fratelli e sorelle, denunciamo i soprusi di cui sono vittime e combattiamo i loro sfruttatori. Uniamoci a quanti, in tanti paesi del mondo, lo stanno già facendo.
Riporto ora in versione integrale alcuni passi del libro in questione: E' impossibile dare statistiche sulla vastità della tratta di esseri umani, sia perché tale traffico è di natura clandestina e illegale, sia perché in molti paesi manca una legislazione contro questo commercio e molti governi non hanno interesse a collaborare nell'investigazione e nella raccolta di dati; sia, infine, perché le vittime rinunciano o sono impossibilitate a rivelare le loro esperienze alle autorità. Tuttavia, i dati forniti dalle varie organizzazioni internazionali sono cifre da capogiro. Anti-slavery International, associazione con sede a Londra, afferma che oggi nel mondo più di 200 milioni di persone vivono in condizioni di schiavitù e sono merce per i trafficanti di esseri umani. La cifra è stata confermata dalle Nazioni Unite a Palermo il 13 dicembre 2000 dove è stato firmato il Protocollo contro la schiavitù. Secondo tale protocollo la tratta delle persone designa il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza, mediante la minaccia o l'uso della forza o di altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, il raggiro, l'uso di autorità o di una situazione di vulnerabilità attraverso l'offerta o accettazione di pagamenti o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che esercità un'autorità su un'altra, ai fini di sfruttamento.

Il rapporto 2005 dell'Organizzazione internazionale del lavoro calcola che 12,3 milioni di schiavi, sono costretti al "lavoro forzato" in imprese private e altri 2,5 milioni sono condannati alla stessa sorte da stati e gruppi guerriglieri precisando che le cifre riportate sono calcolate per difetto e aggiunge che " in termini di reale conoscenza e consapevolezza del moderno lavoro forzato, ci sembra ancora di vedere solo la punta di uno spaventoso iceberg".

In qualsiasi modo si valutino le cifre della vergogna, una cosa è certa: oggi ci sono più schiavi al mondo di quanti non ne abbia fatti la tratta transatlantica dal 1600 al 1880.
Ora vorrei occuparmi di un argomento che mi stà particolarmente a cuore e che riguarda lo sfruttamento del lavoro minorile: Gibran diceva che in ogni bimbo che nasce è nascosto il sogno di Dio e il Vangelo ricorda che “ quello che farete al più piccolo tra voi, credete l’avete fatto a Lui e ancora ………."chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare."
In un capitolo del libro viene trattato l'argomento dello sfruttamento minorile. In un articolo dal titolo Piccoli Schiavi, Grandi Profitti a firma Sandro Calvani e Serena Buccini dal quale prendo alcuni passi significativi, sirileva come ogni anno nel mondo oltre un milione di bambini diviene vittima del traffico di esseri umani a fine di sfruttamento lavorativo e/o sessuale, con un giro di affari di oltre un miliardo di euro secondo Stop the Traffic, il più recente rapporto Unicef.
I bambini schiavi fabbricano mattoni e giocattoli, tagliano diamanti puliscono pietre preziose, annodano tappeti, stampano tessuti e pelli, raccolgono rifiuti e feci, servono nelle case dei ricchi. In tutta una serie di settori, come nella produzione di fuochi d'artificio, fiammiferi e vetro nel Sud-Est asiatico, nonchè nel tessile e nell'abbigliamento nel resto del mondo, i bambini sono una componente essenziale per il ciclo produttivo. Il crimine organizzato che sfrutta i minori ha trasformato il più grave abuso della dignità umana in un modello produttivo. Certe produzioni di giocattoli e manifatture di tappeti addirittura non hanno altra scelta: i pezzi da montare sono così piccoli o i nodi da fare al tappeto così minuscoli che solo le mani dei bambini possono riuscirci.
L'Unicef stima in 246 milioni il numero di bambini lavoratori nel mondo. Circa tre quarti del totale e precisamente 171 milioni sono sfruttati in condizioni di alto rischio: nelle miniere, nell'agricoltura con pesticidi e nell'industria con prodotti chimici o con macchinari pericolosi. Milioni di bambine sono occupate come lavoratrici domestiche non pagate o pesantemente sottopagate, esposte ad ogni forma di abuso fisico e psicologico: 1,2 milioni sono vittime del traffico, 5,7 milioni sono schiave del debito o in altra forma, 1,8 milioni sono costrette a prostituirsi e circa 300000 bambini vengono utilizzati in conflitti armati e 600000 in attività illecite controllate da imprese criminali transnazionali. Il 70 % di tutti i bambini è impiegato in agricoltura.
Tra le molte cause che producono il fenomeno dei bambini lavoratori ci sono soprattutto la povertà diffusa e disperata, peggiorata dalla pandemia di Hiv-Aids e dalla conseguente crescita del numero degli orfani. Le famiglie disfunzionali dove è grave lo sfaldamento a causa di mancanza di educazione degli adulti, di conflitti interni, violenza intrafamiliare e maltrattamenti sono un'altra grossa fonte di minori che entrano nel mondo del lavoro infantile. Un forte contributo viene anche dalle attitudini poco rispettose dei minori in certe culture e minoranze etniche, dove un minore non viene ritenuto soggetto di diritti paragonabile ad un adulto. Quindi i bambini vengono nutriti poco e male e le bambine possono essere affittate ai vicini come schiave casalinghe e sessuali in caso di scarsi raccolti; sepoi esse sono di casta inferiore sono praticamente merci di sfruttare.

Nella Convezione Onu sui diritti del bambini datata 20 novembre 1989 rispetto al mondo del lavaro sta scritto:

I bambini non vanno sfruttati! Per nessun motivo! Non devono fare lavori che impediscano loro di andare a scuola e crescere bene. Nessun adulto ha diritto di far loro del male, di trattarli come un giocattolo, o di dar loro fastidio!
Ora ognuno di noi potrà dire ciò che vuole, riflettere o girarsi dall’altra parte sostenendo che noi non possiamo fare nulla ma noi abbiamo un arma micidiale tra le mani. Come dice Francesco Gesualdi allievo di Don Milani "Se vogliamo entrare nel concreto e capire quale può essere la reale forza di ognuno di noi in queste situazioni basta ricordarci che ogni nostro acquisto come consumatori è un “ reale esercizio di potere” che può ottenere a seconda dei casi i risultati desiderati.
Singolarmente ognuno di noi conta relativamente poco, ma moltiplicando l’atteggiamento per milioni di persone può condizionare il corso degli eventi, gli stili di produzione o di consumo. Non sosteniamo che è un’utopia, perché allora non è più grande di quella che anela al cambiamento aspettando che le cose cambino da sole!
Ritornando per un attimo al tema della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) e constatando come per alcuni è essenzialmente un trucco delle aziende per darsi una dimensione sociale e una nuova immagine, dobbiamo scegliere! O crediamo in un cambiamento nello stile di produzione delle imprese o ci accontentiamo di sostenere la tesi di Milton Friedman che sosteneva che le imprese che dedicano risorse alla responsabilità sociale tradiscono i loro doveri nei confronti degli azionisti, sprecando risorse e denaro alla ricerca di un’utopia.
Per chiunque volesse scoprire più da vicino le conseguenze della mancanza della cosiddetta responsabilità sociale di impresa, delle conseguenze sulla vita di donne, uomini e bambini in particolare consiglio di visitare il sito in inglese dell’associazione umanitaria CHINA LABOR WATCH impegnata nella battaglia contro lo sfruttamento del lavoro minorile e i diritti dei lavoratori ( http://www.chinalaborwatch.org/ ) utilizzando un traduttore oppure tramite un qualsiasi motore di ricerca ricercare gli articoli in italiano riferiti all’associazione in questione. Emblematici sono a tal riguardo due articoli apparsi su Repubblica.it Economia a firma dell’inviato Federico Rampini che evidenziano le condizioni terribili in cui opera quella parte di umanità dal titolo i “Lager cinesi che fabbricano il sogno occidentale”
e “Cina, le città segrete del lavoro minorile”
Ora secondo l’articolo gli attivisti di China Labor Watch non vogliono aizzare il protezionismo anti-cinese in Occidente in quanto le loro denunce si concludono sempre con un appello:” Questa non è una campagna per il boicottaggio dei prodotti cinesi. Non vogliamo spingere le multinazionali ad annullare i loro acquisti. I lavoratori che ci hanno rivelato queste notizie non possono permettersi di perdere il posto di lavoro. Meglio essere sfruttati che disoccupati. Loro chiedono solo di essere trattati come esseri umani”. In questo avvertimento c’è una preoccupazione comprensibile. Le inchieste che cominciano a spezzare l’omertà su lavoro minorile in Cina, sullo sfruttamento e sui soprusi contro i lavoratori, possono portare a conclusioni pericolose: un alibi per i paesi ricchi che vogliono chiudere le frontiere!
Ovviamente l’argomento è molto delicato in quanto il lavoro è un diritto essenziale per ogni essere umano e come tale và rispettato e non sfruttato. Ovviamente la Cina è solo la punta dell’iceberg mondiale dello sfruttamento del lavoro.
Concludo con la speranza che ogni nostra azione e ogni nostra scelta tenga in futuro conto dei risvolti umani e sociali che ogni tendenza economica porta con sè!

Postato da: icebergfinanza a agosto 27, 2009 18:21 | link

mercoledì 26 agosto 2009

Chapter 5. Military expenditure

SAM PERLO-FREEMAN, CATALINA PERDOMO, ELISABETH SKÖNS AND PETTER STÅLENHEIM

Full text (PDF)

Summary

Global military expenditure in 2008 is estimated to have totalled $1464 billion. This represents an increase of 4 per cent in real terms compared to 2007, and of 45 per cent since 1999. Military expenditure comprised approximately 2.4 per cent of global gross domestic product (GDP) in 2008. All regions and subregions have seen significant increases since 1999, except for Western and Central Europe.
During the eight-year presidency of George W. Bush, US military expenditure increased to the highest level in real terms since World War II, mostly due to the wars in Afghanistan and Iraq. This increase has contributed to soaring budget deficits. The conflicts in Afghanistan and Iraq have been funded primarily through emergency supplemental appropriations outside the regular budgetary process and have been financed through borrowing. The use of supplemental appropriations has raised concerns about transparency and congressional oversight. These conflicts will continue to require major budgetary resources in the near future, even supposing early withdrawal of US troops from Iraq.
In Western and Central Europe spending remained fairly flat in 2008, although some recent and prospective NATO members increased military spending substantially. In Eastern Europe, Russia continued to increase spending and is maintaining plans for further increases despite severe economic problems.
Spending increased across most of Asia. China, India, South Korea and Taiwan accounted for the bulk of the increase.
Algeria’s spending increased by 18 per cent in real terms to $5.2 billion, the highest in Africa, driven by strong economic growth and a growing insurgency.
In South America, Brazil continued to increase spending as it seeks greater regional power status.
Military spending in the Middle East fell slightly in 2008, although this is probably temporary, with many countries in the region planning major arms purchases. In contrast, there was a large rise in Iraq, whose 2008 military budget was 133 per cent higher in real terms than its 2007 spending. While previously most funding for the Iraqi security forces came from the United States, this has been increasingly replaced by domestic funding. Iraq remains highly dependent on the USA for arms supplies, with numerous major orders planned.

Dr Sam Perlo-Freeman (United Kingdom) is a Senior Researcher with the SIPRI Military Expenditure and Arms Production Programme.
Catalina Perdomo (Colombia) was a Researcher with the Senior Researcher with the SIPRI Military Expenditure and Arms Production Programme until March 2009.
Elisabeth Sköns (Sweden) is the Leader of the Senior Researcher with the SIPRI Military Expenditure and Arms Production Programme.
Petter Stålenheim (Sweden) was a Senior Researcher with the Senior Researcher with the SIPRI Military Expenditure and Arms Production Programme.

Fonte: http://www.sipri.org/yearbook/2009/05

A PROPOSITO DI AFGHANISTAN...


The New York Times assicura: potrebbe essere il Vietnam di Obama
Il Presidente Obama non aveva ancora assunto il potere, che già i suoi sostenitori stavano scolpendo la sua immagine nel Monte Rushmore come se fosse il nuovo Abraham Lincoln, o l’incarnazione di Franklin D. Roosevelt.
The New York Times assicura: potrebbe essere il Vietnam di ObamaMa se i suoi paladini si fossero confusi di precedente storico? Se il destino di Obama fosse quello di convertirsi nel nuovo Lyndon B. Johnson?
Le analogie storiche sono sempre troppo semplicistiche e fatalmente sbagliate, visto che ogni Presidente è un caso a parte. Però il modello di Johnson – un Presidente che aspirava a creare i nuovi Stati Uniti dall’interno, mentre, all’esterno, combatteva una guerra già persa – è quello che sta perseguendo la Casa Bianca di Obama, mentre cerca di salvare l’Afghanistan nel bel mezzo di un programma domestico dispendioso.
Così come il Presidente Johnson credeva di non avere altre opzioni se non lottare in Vietnam per contenere il comunismo, il Presidente Obama la scorsa settimana ha dichiarato l’Afghanistan un baluardo contro il terrorismo internazionale. “Questa non è una guerra che vogliamo – ha detto ai Veterani delle Guerre Straniere nel suo intervento a Phoenix – questa è una guerra di necessità. Quelli che hanno attaccato gli Stati Uniti l’11 settembre stanno cospirando per farlo di nuovo. Se non si controlla, l’insorgenza talebana godrà di un rifugio più grande di quello che aveva durante quel complotto di Al Qaeda”.
Tuttavia, dopo quasi 8 anni, l’appoggio del popolo statunitense per la guerra in Afghanistan è caduto drammaticamente. La settimana passata The New York Times e la CBS News hanno pubblicato un’inchiesta che mostra che l’appoggio popolare si trova adesso al di sotto del 50%.
Un simile disincanto si sta riflettendo anche a Washington, dove i liberali del Congresso si lamentano con sempre maggiore enfasi della guerra e i giornali pubblicano molte colonne che questionano la partecipazione degli Stati Uniti. L’ultimo numero di The Economist, per esempio, titola “Afghanistan: la crescente minaccia del fallimento”.
Il tenente colonnello Douglas A. Ollivant, un ufficiale ritirato dell’esercito che ha lavorato in Iraq per il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti durante la presidenza di Geroge W. Bush e successivamente per il Presidente Obama, ha detto che l’Afghanistan può essere “in vari ordini di magnitudine” più complicato. “Non presenta nessuna delle infrastrutture, dell’istruzione e delle risorse naturali iraquene – ha segnalato – e non ha neppure una leadership politica con obiettivi affini a quella statunitense”.
“Ci troviamo in un luogo nel quale non disponiamo di buone opzioni, e tutti stiamo lottando contro questa condizione”, ha detto il colonnello Ollivant. “Reggere sembra un progetto di 10 anni e non sono sicuro che abbiamo il capitale politico e finanziario per farlo. D’altra parte, anche il costo di una ritirata sembra terribilmente alto. Perciò, siamo intrappolati.
E come Lyndon B. Johnson ha scoperto, le conseguenze possono costare care.
(Pubblicato su The New York Times, riassunto da CubaDebate – Traduzioni Granma Int).

 

BERNANKE, DEJA VU...LA NEMESI CONTINUA!

 

Come scrive Wikipedia,  il Déjà Vu, in francese, già visto,  è la sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.
Il termine fu creato dallo psicologo francese Émile Boirac (18511917), nel suo libro L'Avenir des sciences psychiques ("Il futuro delle scienze psichiche"), revisione di un saggio che scrisse quando ancora era studente all'Università di Chicago. L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad una esperienza vissuta (e quindi si vive un senso di "soprannaturalità", "stranezza" o "misteriosità"): l'esperienza "precedente" è perlopiù attribuita ad un sogno. In alcuni casi invece c'è una ferma sensazione che l'esperienza sia "genuinamente accaduta" nel passato.
Come ha scritto in un articolo il Washington Post, Bernanke pochi giorni prima di essere nominato nuovo governatore della Federal Reserve, e precisamente il 25 ottobre del 2005, confidava che....
US house prices have risen by nearly 25 percent over the past two years, noted Bernanke, currently chairman of the president's Council of Economic Advisers, in testimony to Congress's Joint Economic Committee. But these increases, he said, "largely reflect strong economic fundamentals," such as strong growth in jobs, incomes and the number of new households.
I prezzi delle abitazioni degli Stati Uniti, sono aumentati di quasi il 25 % negli ultimi due anni, ha osservato Bernanke, in una testimonianza al Comitato Economico del Congresso.

Ma questi aumenti  " riflettono in larga misura la solidità dei fondamentali economici", come la forte crescita dei posti di lavoro, dei redditi e il numero di nuove famiglie.

Per onore di cronaca ricordo a tutti che nel maggio del 2004, un funzionario della Federale Reserve, Edward M.Gramlich, morto recentemente di cancro, confidò più volte a Greenspan e Bernanke allora vice presidente che....
“Increased subprime lending has been associated with higher levels of delinquency, foreclosure and, in some cases, abusive lending practices.”
L'incremento delle pratiche subprime va associato ad un alto livello di delinquenza. pignoramento e in alcuni casi, di pratiche abusive e fraudolente aggiungo io.
Qualche mese fa lo Urban Institute ha pubblicato un saggio nel quale Edward Gramlich, fino al 2005 membro del Consiglio dei governatori della Fed, ha raccontato che fin dal 2000 aveva visto la tempesta dei mutui avvicinarsi e aveva scongiurato Greenspan di intervenire. Invano: il banchiere centrale non voleva togliere carburante dall' economia con più tassi e più regole. Era convinto che i mercati potessero trovare da soli il giusto equilibrio e si sentiva ideologicamente impegnato a sostenere la «società dei proprietari» proposta da Bush. La voce di Gramlich ora si è spenta: l' economista è morto a settembre per una leucemia fulminante. Corriere della Sera
Bernanke sapeva, come Greenspan, ma non solo Gramlich mise in guarda la Federal Reserve da quello che poteva accadere, anche Robert Shiller, creatore dello S&P500 Case/Shiller Home Indices, esperto di mercato immobiliare, in grado di prevedere la crisi della New Economy e di anticipare il crollo immobiliare.

Abbiamo ascoltato per mesi e mesi, i principali attori di questa crisi sussurrarci che il sistema è fondamentalmente solido, ma Bernanke lo ha ribadito più volte nel corso della crisi, assecondato dall' ex presidente degli Stati Uniti, Bush.
Ma non è finita qui......
Era il 15 ottobre del 2007, dopo aver assistito ai primi sciami sismici della madre di tutti i terremoti economici, Ben Bernanke davanti al Economic Club of New York, pronunciava queste parole: 
Fortunately, the financial system entered the episode of the past few months with strong capital positions and a robust infrastructure.
 The banking system is healthy.
Fortunatamente, il sistema finanziario ha attraversato le vicissitudini dei mesi scorsi con una forte posizione patrimoniale e una robusta infrastruttura. Il sistema bancario è sano!
Ecco ritornare per l'ennesima volta la fondamentale solidità di un sistema, quello finanziario che ha semplicemente disintegrato la fiducia dello stesso sistema economico.
..... come sempre nella storia, capacità finanziaria e perspicacia politica sono inversamente proporzionali. La salvezza a lunga scadenza non è mai stata apprezzata dagli uomini d'affari se essa comporta adesso una perturbazione nel normale andamento della vita e nel proprio utile. Cosi si auspicherà l'inazione al presente anche se essa significa gravi guai nel futuro. Questa è la minaccia per il capitalismo (...) È ciò che agli uomini che sanno che le cose vanno molto male fa dire che la situazione è fondamentalmente sana!"  ( JK Galbraith )
Ecco le ultime parole di Bernanke, nel corso della conferenza durante la quale Obama conferma il governatore alla guida della Federal Reserve per altri quattro lunghi ed interminabili anni....
''Mi impegno nei suoi confronti e con il popolo americano - ha quindi aggiunto rivolgendosi direttamente al presidente Usa -, se la mia nomina sara' confermata dal Senato, a lavorare con tutto il mio impegno per contribuire a porre le basi per un'economia prospera e solida nelle sue fondamenta''. ( ASCA )
C'è infine un ultimo riferimento che mi sento di sottolineare, quello relativo alle parole pronunciate nel gennaio del 2008, un mese dopo che il dicembre 2007 fosse rilevato dal National Bureau Economic Research, come il mese di avvio della cosidetta " Grande Recessione "..... 
 "The Federal Reserve is not currently forecasting a recession"
Ebbene non è facile identificare una recessione replicherà qualcuno, ma al di la del fatto che vi erano tutti i presupposti per andare incontro ad un violenta recessione, al di là del fallimento di Lehman Brothers, come amava ricordare Keynes.....
 « (...) gli economisti si danno un compito troppo facile e troppo inutile se nella stagione delle tempeste son solo capaci di dire che quando l'uragano finisce l'oceano tornerà piatto»
 (ANSA) - La ripresa dell'economia sara' probabilmente 'lenta all'inizio'. Lo ha detto il presidente della Fed Ben Bernanke. Dopo essersi contratta profondamente nell'ultimo anno - ha detto -, l'attivita' economica appare stabilizzarsi, sia negli Usa sia fuori, e le prospettive per un ritorno alla crescita nel breve termine sono buone. Tensioni persistono sui mercati finanziari globali, le aziende e le famiglie continuano ad avere problemi nell'accesso al credito.
 ''Quest'uomo al mio fianco, Ben Bernanke, ci ha guidati nella crisi piu' difficile. Grazie alla sua preparazione, al suo temperamento, al suo coraggio e alla sua creativita'. Queste sono le parole con cui Obama ha salutato la conferma di Bernanke alla presidenza della Federal Reserve.
Peccato che nel novembre del 2007, osservando l'orizzonte, queste erano le osservazioni di un uomo che conosceva alla perfezione ogni segreto della Grande Depressione....
" La nostra valutazione è per una crescita più lenta, ma una crescita positiva attraverso l'inizio del nuovo anno. Pensiamo che entro la primavera, all'inizio del prossimo anno si risolveranno i problemi del credito e come speriamo il mercato immobiliare incomincerà a trovare il fondo e l'economia ritroverà un ritmo di crescita ragionevole. "   
Probabilmente sarebbe stato assai difficile, togliere il bisturi al medico mentre sta eseguendo l'intervento sul paziente, interrompere l'operazione, sostituendolo con un nuovo medico, in fondo bisogna ammettere che l'intervento in parte è riuscito, anche se ho il sospetto che si siano dimenticate nel paziente un'infinità di garze di liquidità e qualche attrezzo decisamente speculativo, un mare di liquidità e un certo azzardo morale, che ormai assomiglia più ad una leggenda metropolitana.
Come ho sottolineato in precedenza, riportando le parole di Calculatedrisk.....
" Vorrei un medico che non ha mai rinunciato a cercare una cura, ma preferisco qualcuno con una migliore capacità di diagnosi "
Il filosofo Francesco Bacone, Lord Francis Bacon per gli amici, amava ricordare che il significato della parabola relativa alla Nemesi significa vendetta o compensazione, dato che il compito di questa Dea era quello di interrompere il corso di ogni vita costantemente felice e fortunata, ponendo il suo veto. Colpiva indistintamente la superbia umana come la prosperità più innocente e modesta, facendole precipitare nell’avversità, quasi che nessun essere umano potesse essere ammesso alla mensa degli dei, se non per esservi beffato. 
Come scrive WallStreetItalia ....
Il presidente della Corte distrettuale Usa di Manhattan, Loretta Preska, ha respinto la richiesta della Banca Centrale, secondo cui rendere di pubblico dominio il contenuto dei propri archivi finirebbe per compromettere la posizione a livello concorrenziale delle banche che hanno ricevuto i prestiti di emergenza.

La Fed si era rifiutata sia di fare i nomi delle societa' a cui ha prestato le decine di miliardi di dollari del piano di emergenza, sia di rendere nota la somma concessa o gli asset garantiti nel quadro degli 11 programmi messi a punto a ottobre, nel momento piu' acuto della piu' grave crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Questo perche' fare cio' potrebbe scatenare una corsa da parte dei depositanti di varie banche e metterebbe in seria difficolta' i soci azionisti.

"La Federal Reserve deve assumersi la responsabilita' delle decisioni che prende" ha dichiarato Alan Grayson, rappresentante dei Democratici in Florida, nel commentare la decisione del giudice, secondo Bloomberg. "Una cosa e' dire che la Federal Reserve e' un'istituzione indipendente, il che nessuno mette in dubbio; un'altra e' sostenere che possa mantenerci all'oscuro di tutto".
La Nemesi continua.........

Postato da: icebergfinanza a agosto 25, 2009 23:10 |

Per iniziare la mattinata con sprint




The Magnificent Seven


Ring! Ring! It's 7:00 A.M.!
Move y'self to go again
Cold water in the face
Brings you back to this awful place
Knuckle merchants and you bankers, too
Must get up an' learn those rules
Weather man and the crazy chief
One says sun and one says sleet
A.M., the F.M. the P.M. too
Churning out that boogaloo
Gets you up and gets you out
But how long can you keep it up?
Gimme Honda, Gimme Sony
So cheap and real phony
Hong Kong dollars and Indian cents
English pounds and Eskimo pence


You lot! What?
Don't stop! Give it all you got!
You lot! What?
Don't stop! Yeah!


Working for a rise, better my station
Take my baby to sophistication
She's seen the ads, she thinks it's nice
Better work hard - I seen the price
Never mind that it's time for the bus
We got to work - an' you're one of us
Clocks go slow in a place of work
Minutes drag and the hours jerk


"When can I tell 'em wot I do?
In a second, maaan...oright Chuck!"


Wave bub-bub-bub-bye to the boss
It's our profit, it's his loss
But anyway lunch bells ring
Take one hour and do your thanng!
Cheeesboiger!


What do we have for entertainment?
Cops kickin' Gypsies on the pavement
Now the news - snap to attention!
The lunar landing of the dentist convention
Italian mobster shoots a lobster
Seafood restaurant gets out of hand
A car in the fridge
Or a fridge in the car?
Like cowboys do - in T.V. land


You lot! What? Don't stop. Huh?


So get back to work an' sweat some more
The sun will sink an' we'll get out the door
It's no good for man to work in cages
Hits the town, he drinks his wages
You're frettin', you're sweatin'
But did you notice you ain't gettin'?
Don't you ever stop long enough to start?
To take your car outta that gear
Don't you ever stop long enough to start?
To get your car outta that gear
Karlo Marx and Fredrich Engels
Came to the checkout at the 7-11
Marx was skint - but he had sense
Engels lent him the necessary pence


What have we got? Yeh-o, magnificence!!


Luther King and Mahatma Gandhi
Went to the park to check on the game
But they was murdered by the other team
Who went on to win 50-nil
You can be true, you can be false
You be given the same reward
Socrates and Milhous Nixon
Both went the same way - through the kitchen
Plato the Greek or Rin Tin Tin
Who's more famous to the billion millions?
News Flash: Vacuum Cleaner Sucks Up Budgie
Oooohh...bub-bye


Magnificence!!


FUCKING LONG, INNIT?