mercoledì 9 settembre 2009

Segni di dissezione geopolitica globale

Segni di dissezione geopolitica globale.

Il mondo del 2010 si dividerà in tanti piccoli blocchi e assomiglierà più all’europa del 1914 che al mondo del 2007? Il Grande Gioco Globale si dividerà in tanti piccoli giochi? Questo è lo scenario previsto da Europe2020 in uno dei precedenti report da noi tradotti.

Mentre la stampa e soprattutto la televisione danno la buonanotte a Mike Bongiorno, noi intoniamo in suo omaggio un classico “sempre più in alto”, ma preferiamo portare attenzione al fatto che proprio in questi giorni iniziamo ad assistere all’alba della dissezione geopolitica globale, in cui nel mondo dei rapporti internazioni vale la regola “ognuno per sè”.

Vediamo più nel dettaglio, prendendo spunto dalla newsletter di Roubini, RGE Monitor.


Materie prime e sovranità nazionale

Tradizionalmente, al salire del prezzo delle materie prime, i governi nazionali hanno sempre cercato di aumentare la loro fetta di profitto, sia per accumulare risparmi sia per spendere.

Quando i prezzi scendono, per contrasto, tendono generalmente ad allentare i regimi fiscali per incoraggiare l’investimento e l’estrazione.

Tra il 2005 e il 2008, all’aumentare del prezzo del greggio, la nazioni dal Kazakhstan alla Russia, fino al Venezuale, hanno cercato di ridurre la quota dei progetti chiave gestiti da aziende estere; perfino la provincia canadese dell’Alberta ha cercato di cambiare il suo schema di royalty.

Mentre questi cambiamenti di politica possono essere politicamente popolari, corrono il rischio di rallentare gli investimenti nel settore petrolifero e del gas naturale.

E le crisi convergenti di domanda debole, prezzi bassi e scarso credito hanno contribuito a ridurre gli investimenti in idrocarburi.


Indipendence Day petrolifero annunciato in Brasile

La scorsa settimana, Lula ha annunciato “l’Indipendence Day” petrolifero del Brasile, promulgando con un barilino di petrolio in mano le nuove regole brasiliani sui giacimenti sottomarini di profondità (oltre lo strato salino).

Tra le altre cose, la regolamentazione determina che Petrobras, la società di stato dello sfruttamento del petrolio brasiliano, avrà la quota di maggioranza in qualunque sfruttamento dei giacimenti petroliferi sottomarini di profondità.

A differenza delle nazionalizzazioni del passato recente, I contratti già esistenti con altre aziende resteranno validi. E comunque Petrobras detiene già la maggioranza delle azioni e delle decisioni di investimento.

La decisione segue le impronte di Hugo Chavez, con le varie nazionailzzazioni nel settore petrolifero, cementifero e anche bancario.


In giro per il mondo

La stessa tendenza vale per la Russia, dove da tempo si è invertita la tendenza a concedere maggioranza e libero accesso ai giacimenti alla principali società petrolifere estere in cambio di sole royalty, in favore di una maggior presenza delle società di Stato Gazprom e Rusneft. Tuttora, nonostante alcuni allentamenti fiscali, alle società estere non è consentita la maggioranza nelle enventuali joint venture con Gazprom e Rusneft.

Perfino l’Alberta, provincia canadese, sta riaggiustando le royalty sull’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose in funzione del prezzo del petrolio. Ai prezzi attuali, comunque, la quota “aggiustata” sulle sabbie bituminose è piuttosto limitata e la maggior parte del gettito da ricavi petroliferi è determinato dalle estrazioni tradizionali.

La scorsa settimana, Pechino ha avanzato l’idea che potrebbe limitare le esportazioni di alcuni minerali rari, di cui è il principale estrattore, da cui dipende buona parte della tecnologia moderna: gli amati blackberry, i nokia N97, le playstation 3 e simili.

E' in discussione il Lanthanide, per esempio, che ha moltissime applicazioni hi-tech e militari, dalle batterie agli ipod.

La quota di minerali rari destinati al Giappone già l’anno scorso è stata insufficiente a soddisfare la domanda giapponese. Le affamate aziende giapponesi si sono dovute rivolgere ad esportatori cinesi di frodo.

Trattasi di razionamento di fatto. Bene.

Come se non bastasse, Hong Kong ha deciso di riportarsi a casa tutte le riserve auree custodite a Londra. Ritirerà tutto l’oro fisico e lo depositerà in un nuovo caveau ricavato sotto l’aeroporto.
Si vedano a riguardo effedieffee marketwatch.

Segni di dissezione geopolitica globale.


Concludiamo con un segno di psicosi da nuova influenza A/H1N1.




















(visto ieri su un mezzo pubblico in una grande città del Nord)

Saluti felici

Felice Capretta

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